Lite per un parcheggio, autista KM assolto perchè provocato
Una lite furibonda per un parcheggio in via XX Settembre. Due a processo: Mauro Mazzolari, 40 anni, autista della KM, e la madre Rachele, 61 anni. La donna doveva rispondere del solo reato di ingiurie, mentre il figlio di ingiurie in concorso con la madre e di lesioni. Entrambi sono stati assolti dal giudice Cristina Pavarani, che all’imputato ha riconosciuto l’esimente della provocazione, reato che prevede la non punibilità di chi si trova in uno stato d’ira determinato da un fatto ingiusto. Assoluzione piena, invece, per l’accusa di lesioni.
Nel processo, parte civile erano Santina Barchiesi, psicologa con studio in via XX Settembre, e il marito Giacomo Guindani, architetto.
I fatti risalgono al 17 dicembre del 2009, quando quest’ultimo, secondo l’accusa, era stato strattonato e buttato a terra dall’imputato, riportando lesioni giudicate guaribili in 40 giorni. Tutto per un posto auto. Quel giorno, come riportato nel verbale di querela, Giacomo si trovava nello studio della moglie, in quel momento impegnata con un cliente. Ad un certo punto Mauro, uno dei condomini residenti nello stabile, si era presentato davanti alla porta dello studio, bussando violentemente e suonando ripetutamente il campanello, lamentandosi che la macchina parcheggiata dalla dottoressa nel cortile condominiale doveva essere spostata per permettergli di uscire dal parcheggio con il proprio automezzo. Aveva fretta perché doveva andare a lavorare. Nel verbale di querela Giacomo aveva specificato che la moglie è titolare di un contratto di locazione che comprende l’utilizzo del posto auto che in quell’occasione era occupato da altri. Improvvisamente l’imputato, che nel frattempo era stato raggiunto dalla madre, aveva spalancato la porta dello studio, trovandosi faccia a faccia con Giacomo.
Madre e figlio se l’erano presa sia con lui che con la moglie, pronunciando frasi offensive in dialetto cremonese: “sei una testa di c…, una faccia di m…, che te vegna en c… a te e….”. Poi Mauro si era avventato contro Giacomo, strattonandolo fuori dallo studio e gettandolo a terra in cortile. In seguito alla caduta, la vittima aveva sbattuto violentemente la testa. Aiutato dalla moglie, era riuscito a rialzarsi, ma l’imputato aveva cercato nuovamente di colpirlo. Lite finita grazie all’arrivo della polizia, chiamata da Santina. Il marito era stato accompagnato al pronto soccorso dove i medici gli avevano riscontrato un trauma cranico da caduta, una lesione alla testa e contusioni al ginocchio.
Ma dal balcone della sua casa al secondo piano, il padre di Mauro aveva assistito a tutt’altra scena. L’uomo aveva dichiarato di aver visto “un individuo che stava spingendo mio figlio per i bavero” e che gli diceva di uscire dal suo ufficio. “C’era un gradino. Mio figlio si è scansato e quell’uomo è caduto”.
Per l’avvocato Annamaria Petralito, legale della difesa, “madre e figlio hanno chiesto gentilmente di spostare la macchina, ma nessuno ha fatto nulla. Anzi, Guindani ha cercato di mandare via il mio cliente”. “Mazzolari non l’ha mai né spintonato né preso per il collo”, ha proseguito il legale. “Non ci sono stati né calci né pugni. Al mio cliente è stato impedito di andare al lavoro. Era in prova, rischiava il lavoro”. Per la Petralito, “l’accusa di lesioni aggravate non è stata provata. Il signor Guindani è caduto perché è scivolato da solo”.
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