Cronaca

Medici accusati di omicidio colposo, uno patteggia otto mesi

Due i medici dell’ospedale di Cremona accusati di aver provocato la morte di un albanese di 33 anni residente in città che era stato accoltellato alla coscia sinistra da un connazionale durante una lite scoppiata tre anni fa a Torino. Il paziente, operato a Cremona il 28 aprile del 2010, era morto per “shock emorragico prodotto da una lacerazione epatica durante la manovra di toracentesi”. Luciano Crema, 60 anni, il medico di Rianimazione che aveva effettuato l’intervento, ha già patteggiato in sede di udienza preliminare una pena di otto mesi di reclusione e risarcito la famiglia del giovane albanese. Durante l’operazione, al paziente, che  era già stato in altri tre reparti (Chirurgia Vascolare, Ortopedia e Infettivi), era stata lacerata la cupola epatica “per imperizia nell’introduzione del tubo di drenaggio, peraltro in una sede anatomica impropria – sesto spazio intercostale – procurandogli la lesione da cui era derivato il decesso”. L’altro medico, invece, è stato rinviato a giudizio ed è in corso il processo nei suoi confronti. Sul banco degli imputati c’è Franco Feraboli, 56 anni, in servizio presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Cremona. Il 21 aprile del 2010 il medico aveva operato il paziente al quale era stato inciso un ematoma alla coscia sinistra che si era formato in seguito all’infezione della ferita da accoltellamento. Per il suo legale, l’avvocato Isabella Cantalupo, l’operazione era perfettamente riuscita. “L’ematoma era stato tolto e la ferita era pulita. L’esame batteriologico era negativo”. Per la procura, al contrario, Feraboli non avrebbe posizionato il drenaggio e non avrebbe disposto un “adeguato monitoraggio post operatorio mediante indagini radiologiche ed ecografiche”. Indagini che “avrebbero evidenziato l’ascesso profondo alla coscia con conseguente intervento chirurgico più ampio e radicale”. In questo modo, invece, le condizioni del paziente si erano aggravate. Il giovane “versava in stato avanzato di sepsi” quando, nel reparto di Terapia Intensiva, aveva subito l’intervento di toracentesi, per l’accusa “imprudente perché non assolutamente necessario”. Si torna in aula il prossimo 20 maggio.

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