Accorpamento tribunali, nodo spazi da risolvere La Cisl: 'Pronti all'agitazione'
Nella foto, il Tribunale di Cremona
Giornata intensa nel Palazzo di Giustizia di Cremona sul fronte dell’accorpamento con Crema, una “fusione” che andrebbe completata entro il 13 settembre secondo il Ministero e che prevede la chiusura della sede più piccola, quella cremasca. Attorno alle ore 12, al pianterreno, un’assemblea del personale organizzata dalla Cisl. Contemporaneamente, al primo piano, l’incontro tra il presidente ad interim del Tribunale cremonese Pio Massa e Graziana Campanato, presidente della Corte d’appello di Brescia (che comprende anche i nostri circondari). Un incontro al quale hanno partecipato fra gli altri anche rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Cremona. Il nodo è quello dei metri quadrati a disposizione. La Campanato ha apprezzato l’impegno del Comune nella ricerca di nuovi spazi al di fuori dell’attuale struttura, dove poter ospitare ulteriori aree destinate al settore Giustizia in vista dell’accorpamento e dei trasferimenti verso il capoluogo di provincia; si stanno valutando idee e immobili (si lavora inoltre affinché il Ministero possa supportare l’operazione). Dal punto di vista dell’efficienza – ha spiegato Massa – l’ideale sarebbe avere tutti i lavoratori a Cremona e in questo caso verrebbero alleviati al massimo, con tutte le iniziative possibili, i problemi dei cremaschi e della loro vita da pendolari. Il presidente ad interim del Tribunale sta però coltivando l’ipotesi della richiesta del mantenimento della sede di Crema, magari almeno per alcune funzioni (come ad esempio quelle d’archivio o per limitate attività giudiziarie), in attesa di certezze sui nuovi spazi all’ombra del Torrazzo (l’attuale edificio viene giudicato non abbastanza capiente e quindi non in grado di sostenere tutto l’accorpamento). Il Ministero, intanto, ha “rafforzato” la futura pianta organica in caso di “unificazione”: si parla ora di 20 giudici e 7 pm.
CISL: “PRONTI A STATO DI AGITAZIONE
E A RIVOLGERCI AL PREFETTO”
Quanto all’assemblea dei dipendenti (cremonesi e cremaschi), una nota è stata firmata e diramata nel pomeriggio da Vincenzo Tarallo (Funzione pubblica Cisl). Diversi i punti contestati. “L’accorpamento entro il 13/09/2013 al momento determina il passaggio dei fascicoli da Crema a Cremona – si legge – ma non tutto il personale seguirà i fascicoli (alcuni lavoratori andranno in altre sedi, ndr). Tale situazione determinerà una carenza di risorse umane necessarie per gestire da subito l’accorpamento. Gli immobili attualmente sede della cittadella giudiziaria non sono capaci a contenere il trasferimento delle risorse umane. Occorre intervenire sugli spazi e sulla logistica e al momento crediamo non ci siano gli spazi sufficenti. Qui non si tratta di inglobare il singolo dipendente, ma tribunale e procura. Ad oggi sia il Comune che il Demanio non hanno ancora individuato stabili da destinare a contenere tale trasferimento. Non vi è la possibilità di poter organizzare, stante gli attuali spazi, l’attività lavorativa”. “La norma – prosegue l’intervento – parla di invarianza di spesa, ma al momento non sappiamo quanto verrà a costare tale accorpamento. Una riforma così importante merita maggiore attenzione ed una seria programmazione che non deve essere improvvisata per poter rispondere ai dettami del Ministro Severino. La Cisl chiede con forza la deroga al 2015 dell’accorpamento ed invita il presidente del tribunale a prendere in considerazione tale proposta. E’ un dovere morale quello a cui si è chiamati a decidere. L’accorpamento così come è oggi rischia di diventare negativo per il sistema della giustizia. L’azione del governo non tiene conto delle ordinanze di rimessione alla Corte costituzionale delle questioni di leggittimità dell’intera normativa”. “I lavoratori nel corso dell’assemblea – conclude Tarallo – hanno conferito mandato alla Cisl di intraprendere qualsiasi iniziativa per difendere la dignità di lavoratori pubblici e per difendere il lavoro che viene svolto sia in tribunale che in procura. Faremo anche azioni significative, saremo pronti dichiarare lo stato di agitazione e a rivolgerci al prefetto per veder garantire il lavoro ed il servizio ai cittadini cremaschi”.
SI MUOVE LA REGIONE
Nella mattinata di mercoledì previsto un incontro fra i sindacati e Massa per discutere della questione. Il caso, comunque, tiene banco in Regione. Il Consiglio regionale chiede infatti al Ministero della Giustizia di fermare la cancellazione dei piccoli tribunali, di dire no ai tagli lineari e di procedere a una valutazione nel dettaglio della produttività e dell’effettiva funzione svolta dalle sedi giudiziarie periferiche. Il voto è arrivato a larga maggioranza nelle scorse ore su una mozione inizialmente presentata dalla Lega ma modificata in modo sensibile grazie a un emendamento proposto dal Pd. No, quindi, alla chiusura del tribunale di Crema senza un’attenta valutazione da parte del Ministero di Giustizia, a cui compete una valutazione attenta delle singole situazioni. La mozione consigliare segue la delibera del Comune di Crema che prende atto della impossibilità di arrivare nei tempi posti dal decreto legislativo, settembre 2013, alla fusione dei tribunali di Crema e Cremona. “La nostra opinione, accolta da quasi tutto il Consiglio – spiega il consigliere regionale del Pd Agostino Alloni – è che il riordino del sistema dei tribunali e la conseguente riduzione delle sedi giudiziarie sia necessaria e doverosa. Tuttavia abbiamo chiesto al Ministero, grazie alla mozione da noi modificata, di rinunciare ai tagli lineari e di definire dei criteri di merito, che tengano conto delle criticità di alcuni territori, su cui operare la razionalizzazione e riorganizzazione dei tribunali. Questo permette a Crema di superare lo scoglio della scadenza di settembre, come chiesto anche dal Comune di Crema con la propria delibera, e di aprire una fase che comunque in tempi certi possa portare all’effettiva valutazione delle funzioni svolte e della congruenza con i criteri che il ministero dovrà predisporre se accoglierà le richieste del Consiglio regionale lombardo. I tagli lineari – evidenzia Alloni – non fanno mai un buon servizio ai cittadini e per ridurre gli sprechi è sempre meglio intervenire con criteri oggettivi valutando caso per caso”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA