Cronaca

La preziosa viola Medicea ritorna al proprietario dopo oltre 30 anni Conclusa la causa civile in tribunale

In alto, da sinistra, gli avvocati Marco Sbrocca e Marco Marianello per il maestro Bianchi, e l’avvocato Enrico Cistriani per il comune di Cremona (foto di Francesco Sessa)

La preziosa viola Medicea di Antonio e Gerolamo Amati, capolavoro realizzato dai figli di Andrea Amati nel 1595, è tornata nelle braccia del suo proprietario, il maestro Luigi Alberto Bianchi, famoso violinista che nel 1980 si era visto rubare lo strumento da lui stesso lasciato imprudentemente nell’auto parcheggiata davanti al teatro alla Scala dopo un concerto. La viola era stata ritrovata nel 2006 a Rosate, in provincia di Milano, a casa di un 69enne che l’aveva nascosta in un fienile e che avrebbe tentato di venderla per 60mila euro. L’uomo era stato denunciato per ricettazione in concorso con un 73enne di Pavia e un 39enne residente in provincia di Lodi. Dopo il  ritrovamento, la viola era diventata di proprietà dell’assicurazione (Lloyd’s di Londra), che a suo tempo aveva pagato il premio. Durante questi anni c’è stato un vero e proprio braccio di ferro in tribunale tra il musicista, che non voleva restituire la viola Medicea all’assicurazione, e l’assicurazione stessa, che intendeva promuovere un pignoramento dello strumento. Così, in attesa dell’esito della causa civile, il capolavoro era stato dato in custodia al Comune di Cremona, debitore dello strumento, ma, come ha spiegato il legale del Comune, l’avvocato Enrico Cistriani, senza sapere nei confronti di chi, se del maestro Bianchi o dei Lloyd’s. Questa mattina la causa civile davanti al giudice Giulio Borella si è conclusa a favore del maestro Bianchi. Causa che si è conclusa pacificamente, come hanno tenuto a precisare gli avvocati, in quanto musicista e assicurazione avevano transato e trovato un accordo. Oggi gli avvocati del musicista, i legali Marco Sbrocca e Marco Marianello, sono tornati a Milano con la preziosa viola chiusa gelosamente in una custodia e con il divieto assoluto di mostrarla, se non al giudice. L’assicurazione, invece, era rappresentata dall’avvocato Benedetta Orsini.

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