L'Asl su Tamoil: non evidenziati i piani di monitoraggio
Che ne è dell’inquinamento all’interno dell’area Tamoil? L’azienda sanitaria locale, nell’esprimere il parere al nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Cremona, osserva, a proposito dell’elaborato tecnico sui rischi di incidente rilevante, che “considerata la natura del materiale in deposito, è ipotizzabile un pericolo per l’ambiente e la popolazione dovuto a percolamento nel sottosuolo”. Il parere è contenuto nell’allegato alla delibera datata 21 marzo 2013 e firmata dal direttore sanitario del distretto di Cremona, Francesco Forzani. La delibera esprime parere favorevole, per quanto di competenza, allo strumento urbanistico adottato dal consiglio comunale lo scorso 28 gennaio, ma con alcune osservazioni. Due di queste riguardano Tamoil. Poche parole, che indicano il persistere delle incognite emerse già sei anni fa, quando in una conferenza dei servizi, isitituzioni e parti sociali scoprirono che l’inquinamento per cui Tamoil si era autodenunciata nel 2001 era molto più grave e profondo del previsto.
Inoltre, si legge ancora nella breve espressione di parere, “non sono stati evidenziati i piani di monitoraggio e le misure correttive delle possibili perdite delle cisterne”. Insomma, siamo lontani non solo dalla risoluzione del problema, ma anche dalla prova che quanto messo in atto finora sul piano della bonifica interna sia efficace. In occasione dell’ultimo sopralluogo nell’area Tamoil, l’azienda aveva come sempre fornito dati rassicuranti sulla barriera idraulica in funzione dal 2007: 15 pozzi stanno “proteggendo” il confine della raffineria, sono scavati a 60 metri di distanza e da quando sono in funzione hanno trattato 14 milioni di metri cubi di sostanza, di cui 387.000 Kg di idrocarburi. Dei vecchi serbatoi della raffineria – alcuni dei quali all’epoca si rivelarono con il fondo non integro – 55 sono in funzione per le necessità del deposito, anche se solo 34 sono in esercizio. Gli altri sono vuoti in attesa di richieste del mercato.
Ma Tamoil non è l’unica azienda a rischio a comparire tra le osservazioni dell’Asl al Pgt. C’è anche la Sol, azienda di stoccaggio di gas compressi e liquefatti con sede in via Acquaviva, per la quale viene sottolineata la potenziale pericolosità dell’eventuale dispersione di gas nell’atmosfera, in particolare di ammoniaca, “il cui raggio di dispersione include aree antropizzate, ricreative e scolastiche, verso le quali è opportuno diffondere norme comportamentali che la popolazione deve assumere in caso di emergenza”.
Non vengono richieste ulteriori misure precauzionali per la popolazione esterna, invece, per quanto riguarda Abibes e Liquigas, altre due aziende della zona che trattano materiali infiammabili. La pericolosità dei materiali trattati riguarda essenzialmente i lavoratori, non la popolazione esterna.
G.b.
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