Cronaca

Aler, il 20 aprile scade il Cda: occasione per "tagliare"

La prossima scadenza del Consiglio di amministrazione Aler potrebbe essere l’occasione buona per mettere mano ai costi della politica. Dopo le dimissioni di Mino Jotta per candidarsi alle elezioni regionali, la presidenza dell’Azienda è retta dal vice Gianfranco Diamanti, ma il 20 aprile giunge a naturale scadenza l’intero consiglio di amministrazione. Una Cda specchio della politica locale di cinque anni fa, e ormai lontano anni luce dal contesto attuale, nel quale tutti i costi della politica vengono passati al setaccio, anche grazie alla fronda dei movimenti e soprattutto dei 5 stelle. L’Aler rappresenta ormai un’anomalia nell’ambito delle aziende pubbliche regionali: Arpa, Asl, aziende ospedaliere sono da anni rette da organismi tecnici (direttore generale, direttore di dipartimento), con un accentramento a Milano delle funzioni politiche. Le aziende Aler della Lombardia rappresentano una vistosa  eccezione, che pesa non poco sulle tasche dei contribuenti lombardi. Un semplice consiglio di amministrazione vale alcune centinaia di migliaia di euro l’anno, con lo stipendio di presidente e consiglieri agganciato a quello dei consiglieri regionali. Con il ridimensionamento di questi ultimi, è sceso un po’ anche il mensile del Cda Aler, che per il presidente si attesta sui 5500 euro, per il vice sui 2700, per i restanti cinque consiglieri sui 2000 euro l’anno. Al direttore generale è spettato, nel 2011, uno stipendio lordo di 127.000 euro (113.500 euro lordi di base annua più 13.500, retribuzione di risultato).

Di necessità di riforma delle Aler si sta parlando da almeno 10 anni, ma non si è mai andati al di là di una legge del 2009, peraltro non applicata nella parte che riguarda il Cda, che prevede la diminuzione da 7 a 5 dei consiglieri.  Se anche col prossimo rinnovo del Cda cremonese dovesse venire applicata la riduzione, il risparmio sarebbe minimo. Di necessità di mettere mano al sistema parla anche l’ex presidente Mino Jotta, almeno per quanto riguarda le modifiche che tengano conto delle nuove realtà territoriali che usciranno dalle riforme istituzionali (vedi accorpamento delle province) e dal numero di alloggi gestiti. E’ incongruente ad esempio il fatto che Aler Lodi gestisca 2000 alloggi e Aler Milano 180.000 (e a quanto pare i compensi degli amministratori sono gli stessi).

Tecnicamente, la decadenza del Cda uscente in via Manini vedrà un primo passaggio di “interregno” di 45 giorni in cui  resterà in carica il consiglio uscente, a cui seguirà il commissariamento per legge, a meno di possibili modifiche legislative da parte del nuovo esecutivo regionale.

Lo stesso Jotta, nella relazione al bilancio preventivo 2013 dello scorso dicembre, parlava di “necessaria riforma (che) dovrà inoltre tener conto, in primo luogo della territorialità delle Aziende che dovranno avere la possibilità di erogare il servizio per il quale sono state istituite, servizio connotato come sopra detto dal carattere della socialità, senza più l’insostenibile fardello fiscale che ora grava sull’attività delle Aziende stesse”. Il riferimento era all’introduzione dell’Imu, con aliquote più gravose per gli alloggi Aler  rispetto al mercato privato, per un peso totale di 1.550.000 euro all’anno.

“Le cause che possono incidere sul preoccupante futuro – spiegava ancora Jotta nella relazione –  sono molteplici e di natura diversa: sicuramente la fase economica che sta vivendo il paese ha accresciuto le situazioni di povertà ed ha fortemente penalizzato il cosiddetto ‘ceto medio’.  Gli effetti di tale crisi si manifestano con immediatezza sull’ALER, determinando un per ora contenuto aumento della morosità e una riduzione delle entrate dei canoni per effetto del collegamento con il misuratore della redditività delle famiglie. La possibilità di ottenere una fonte straordinaria di entrate per mezzo delle vendite del patrimonio è pressoché nulla per effetto della pressione fiscale e delle politiche di accesso al credito. L’impossibilità di disporre di questi introiti impediranno di adoperarsi con interventi di manutenzione straordinaria sul patrimonio e potranno causare un diffuso malessere negli inquilini. (…) E’ di tutta evidenza – si legge ancora nella relazione – che il sistema, così come delineato dalla L.R. 13/96, si reggeva su una serie di fonti di finanziamento statali, regionali e comunali che ormai non sono più presenti, determinando la difficile sostenibilità finanziaria delle Aziende. E neppure l’introduzione dei nuovi criteri di calcolo del canone di locazione (L.R. 27/2009) riesce ora a garantire la sostenibilità del sistema di erp”.

Nel bilancio triennale di previsione 2013-2015, la disponibilità finanziaria per il primo anno ammonta a 4,8 milioni, per il secondo 2.165.000 euro, infine per il 2015 scende a 900.000 euro.

g.b.

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