Tolti i ponteggi dalla facciata di S.Omobono: risplendono le statue dei santi
foto Sessa
Terminata con successo la prima fase del restauro della chiesa di S.Omobono, dalla cui facciata sono stati tolti i ponteggi dopo circa 9 mesi di lavori realizzati dall’impresa Lythos di Venezia e coordinati dalla Soprintendenza di Brescia attraverso l’architetto Antonio Mazzeri. I lavori hanno riguardato in primo luogo la statica dell’edificio, con l’ancoraggio della facciata alla navata retrostante e il consolidamento dei due pinnacoli che da tempo erano fuori asse. Oggi è notevole l’impatto visivo della facciata ripulita e spiccano in particolare le due statue contenute nelle nicchie simmetriche al portale, raffiguranti l’una il patrono S. Omobono, l’altra uno dei vescovi cremonesi Imerio o Sicardo. Le avevamo viste fino alla scorsa estate imbrattate dai piccioni e dallo smog. Ora sono tornate a risplendere e catturano l’attenzione anche del passante più distratto. Costituiscono in effetti le componenti più antiche della facciata, databili al XIII secolo e realizzate in marmo rosa di Verona. Il loro restauro è stato eseguito con metodologia laser e nelle intenzioni – illustrate ad avvio lavori dal responsabile dei Beni Culturali della Diocesi, Mons. Achille Bonazzi – se ne voleva approfondire la tecnica scultorea attraverso indagini in fluorescenza rx.
Una facciata risalente al 1602, quella dell’attuale chiesa di S. Omobono, opera dell’architetto Giuseppe Dattaro, autore anche di alcuni intreventi interni. Le origini dell’edificio sacro sono però molto più antiche, risalgono al VI secolo, quando in questo luogo sorgeva probabilmente un tempio dedicato a S. Egidio, poi sostituito da un altro a metà del X secolo. E’ questa la chiesa in cui Omobono Tucenghi veniva a pregare, in cui morì nel 1197 e in cui venne sepolto fino alla traslazione del corpo nella cripta della Cattedrale. La chiesa prese il nome del santo nel 1363, quando venne riedificata. Il restauro di cui oggi vediamo il primo, splendido esito, ha riguardato anche la copertura del timpano e la zona di collegamento tra facciata e chiesa. Resta invece ancora nascosta dalle impalcature la fiancata lungo via Oscasali.
Una chiesa cara ai cremonesi, purtroppo chiusa per molti mesi dell’anno e scrigno di importanti opere decorative. Sorge sopraelevata rispetto a via Ruggero Manna: il suo sagrato era un cimitero diventato poi fossa comune durante la peste del 1630 ed è fiancheggiato su un lato dall’ingresso secondario di palazzo Pallavicino restaurato una decina di anni fa.
g.b.
Galleria fotografica di Francesco Sessa
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