Papa Francesco non è né di destra né di sinistra
Ci risiamo. Il vizietto, tutto italiota, di rifilare etichette nello schedario predefinito della nostra lotta politica e culturale, non sta risparmiando nemmeno Jorge Mario Bergoglio, eletto papa mercoledi 13 marzo tra molte sorprese e molta commozione. C’era da aspettarselo. Ed allora sarà bene dire due o tre cose su papa Francesco – il Papa dell’altro mondo – per diradare le nebbie (interessate) che sono calate sul primo sudamericano e primo gesuita salito al soglio di Pietro.
1. Papa Francesco non è né un filo golpista, come è stato definito da taluni a sinistra, né un Che Guevara in tonaca. La confusione al riguardo è notevole e grottesca. Chi lo colloca vicino alla dittatura militare che ha insanguinato l’Argentina (Bergoglio all’epoca aveva quarant’anni) dimentica i suoi aiuti (certificati) ai perseguitati. Si fa persino confusione, in queste ore, tra giunta militare e movimento peronista. Si tirano fuori vecchi e presunti scheletri – la storia dei due preti progressisti che sarebbero stati consegnati da Bergoglio , doppiogiochista, al truce regime – peraltro già smontati in un libro (“El Jesuita”) scritto dagli italo argentini Sergio Rubin e Francesca Ambogetti. Anche il premio Nobel Adolfo Perez Esquivel , campione dei diritti umani, ha già dissipato tutte le ombre. Semmai, è stato detto, l’allora cardinale molto si adoperò per la scarcerazione dei due. Non esistono nemmeno foto del cardinale con qualche generale. Ma tant’è. Anche Ratzinger agli inizi del suo papato fu accusato addirittura di collusioni naziste. Ci vogliono tempo e pazienza.
2. Papa Francesco non è nemmeno una specie di Che Guevara (che, certo, era di origini argentine); l’Ernesto protagonista della rivoluzione cubana, il teorico della lotta armata di liberazione per il Terzo Mondo. Qualcuno, sbrigativamente, gli ha appiccicato questa etichetta probabilmente stregato dai “primi, rivoluzionari gesti del suo pontificato”( Aldo Cazzullo sul Corriere). E’ vero: Papa Bergoglio ha pagato il conto alla “Casa del clero” che lo aveva ospitato , ha scelto di non sedersi sul trono, ha rifiutato l’auto blu, ha ricordato (col nome che si è scelto) che San Francesco era nemico dei ricchi e della Curia, ha detto ai cardinali di andare nelle periferie. Ma da qui ad arruolarlo nelle truppe di Fidel ce ne vuole. Semmai inquieta questa gran fretta di collocare Papa Francesco nelle compagnie progressiste e rosè, di trasformarlo in un grillino, in una specie di rottamatore vaticano. Ma il Papa, è bene sottolinearlo, non è il capo di un partito.
3. Dunque quel che farà Papa Francesco appartiene solo e soltanto alla sua idea di Pontefice. Certo dobbiamo aspettarci una Grande Scossa.E non sarà una scossa né di destra né di sinistra, così almeno come si ama etichettare. I primi segnali, la sua storia personale, parlano chiaro. Combatterà la corruzione e gli intrighi, la povertà e le esteriorità. Ha conquistato il Conclave senza sponsor, continuerà a farlo. E’ un Papa che si è fatto da sé. Sarà un manager-pastore. La prima picconata l’ha già data:”Senza Dio siamo una Ong”. La linea per ricostruire la Chiesa l’ha già dettata. Ha detto nella sua prima omelia, a braccio e in italiano:”Camminare, edificare, confessare”. Già che c’era ha pure lanciato il suo primo monito:”Chi non prega Gesù, prega il diavolo”. Non appena eletto il quotidiano di Buenos Aires “Pagina 12” – un quotidiano vicino al governo, ha titolato polemicamente: “Dios Mio!”. Non ci resta che aspettare.
Enrico Pirondini
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