Cronaca

Il Consolato non risponde: indiano bloccato in carcere

Il giudice Salvini

Non ha i documenti idonei per essere espulso e tornare nel proprio paese, così resta in carcere dove sta scontando una condanna per reati di droga. Anziché scontare la pena di due anni di reclusione per spaccio, Gurdip Ram, indiano di 37 anni, avrebbe dovuto essere espulso dall’Italia. Invece l’uomo, di professione artigiano, da anni a Cremona, disoccupato e senza fissa dimora, è in carcere dal marzo del 2012. “Il problema”, come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Roberto Calza, “è sorto quando la sentenza è diventata definitiva, e cioè dal 21 dicembre”. Ram poteva essere espulso, ma è rimasto in carcere in quanto possiede solo una copia del passaporto. “Nonostante i contatti con l’Ufficio Immigrazione della questura”, ha continuato Calza, “l’espulsione non è stata eseguita. Gurdip Ram è in carcere senza titolo detentivo”. Nessuno, dunque, si è mosso, nemmeno il Consolato indiano, contattato a suo tempo dagli agenti della questura di Cremona che avevano chiesto il rilascio di un lasciapassare a favore di Gurdip. L’autorità consolare aveva accettato, chiedendo però che il connazionale venisse tradotto dal carcere all’ufficio del Consolato, con sede a Milano. Una richiesta che però era stata respinta dal personale di via dei Tribunali, che aveva suggerito all’autorità indiana la possibilità di recarsi presso Cà del Ferro o, in alternativa, “presso un istituto penitenziario limitrofo alla rappresentanza diplomatica, comunicando la decisione assunta agli uffici dell’amministrazione penitenziaria per le attività di competenza”. Da allora, però, nessuno si è fatto più sentire. Il Consolato è stato sollecitato più volte ad intervenire anche dal giudice Guido Salvini, che ha definito la situazione “imbarazzante anche per la nostra Amministrazione”. Oggi intanto il gup ha disposto che il Consolato di Milano mandi a Cremona un funzionario a presenziare all’udienza del 7 marzo prossimo per poter assicurare al cittadino indiano le condizioni necessarie per l’espulsione.

Sara Pizzorni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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