Centrale dell'Adda, "No a colpi di mano" L'allarme di Coldiretti
“Niente “colpi di mano” sulla maxi centrale di Castelnuovo”. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti di Milano Lodi Monza e quella di Cremona riguardante il progetto di una centrale idroelettrica nell’ultimo tratto del fiume Adda (centrale che sorgerebbe a Castelnuovo Bocca d’Adda, nel lodigiano, ma che coinvolgerebbe un’ampia fascia di territorio cremonese posta all’interno del Parco Adda Sud). “Adesso che il Presidente Pietro Foroni è stato eletto consigliere regionale e per la Provincia di Lodi si prevede il commissariamento – spiegano – ci aspettiamo che nessuno acceleri sull’autorizzazione al progetto di sfruttamento delle acque dell’Adda proposto dalla società privata “Vis” che fa capo ad Antonio Biancardi, lodigiano di Maccastorna, patron dell’industria di trasformazione del pomodoro Solana ed ex presidente regionale di Confagricoltura”.
“Prima di firmare qualsiasi autorizzazione – afferma Carlo Franciosi, Presidente della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – bisogna valutare con estrema attenzione l’impatto che avrà su corsi d’acqua, terreni e falde”.
Il progetto prevede di sbarrare il fiume fra Castelnuovo (Lodi) e Crotta (Cremona) per realizzare un impianto da 20 megawatt di potenza. “Lo stesso Antonio Biancardi – prosegue la Coldiretti – ha dichiarato: ‘L’energia servirà al mio stabilimento di Maccastorna’, confermando quello che Coldiretti sostiene da tempo: si tratta di un progetto che usa un bene di tutti, l’acqua dell’Adda, per un tornaconto economico privato. Mentre è sempre più pesante il silenzio pubblico, a parte qualche dichiarazione iniziale, che Confagricoltura, sia a Cremona che a Milano e Lodi, sta tenendo sul progetto e sui rischi che farebbe correre alle aziende agricole”.
“Anche perché – aggiunge la Coldiretti – si tratta di un’opera che prevede un aumento di 3 metri del livello del fiume, con un “rigurgito” (innalzamento) d’acqua che si svilupperà per circa 14 chilometri partendo da Castelnuovo e andando indietro fino a Crotta, Pizzighettone e Maleo. Il rischio – afferma la Coldiretti – è che decine di ettari di campi agricoli diventino inservibili per l’innalzamento della falda, che venga stravolto l’equilibrio ambientale e la morfologia del fiume e che siano messa in pericolo la tenuta delle sponde”.
Le richieste di Coldiretti? “Prima di qualsiasi via libera al progetto – dicono – bisogna valutare con attenzione ogni possibile conseguenza, coinvolgendo il territorio e anche tecnici esperti ma che non siano indicati solo dalla società Vis, che ovviamente ha tutto l’interesse a realizzare l’opera”.
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