E' tornata restaurata la tavola di S.Agata Un capolavoro di arte e fede da ammirare nella chiesa di corso Garibaldi
«Un dono che Parrocchia, Diocesi e Soprintendenza fanno ai cremonesi in questo tempo di crisi per risvegliare la ricerca degli studiosi, ma, soprattutto, per noi fedeli, l’esperienza della preghiera». Queste le parole di mons. Achille Bonazzi, responsabile per i Beni culturali ecclesiastici, nel pomeriggio di venerdì 8 febbraio nella chiesa di S. Agata, a Cremona, poco prima che il vescovo Lafranconi scoprisse la Sacra Tavola, riproposta al termine di un lungo restauro. L’inaugurazione è avvenuto al termine di un convegno che, illustrando il carattere storico-artistico dell’opera, non ha trascurato neppure la sua rilevanza religiosa. E proprio sulla funzione di reliquiario delle tavola sembrano essere emersi elementi significativi.
L’intenso pomeriggio nella chiesa di S. Agata a Cremona è iniziato dopo le 16.30 con il benvenuto ai numerosi presenti da parte del parroco moderatore dell’unità pastorale di S. Agata e S. Ilario, mons. Dennis Feudatari, che ha subito lasciato la parola per il saluto a Giovanna Paolozzi Strozzi, soprintendente ai Beni culturali delle province di Brescia, Cremona e Mantova che, tra i tanti grazie a quanti hanno permesso il restauro, non ha tralasciato il contributo dello Stato che ha reso possibile l’intervento.
Mons. Achille Bonazzi si è quindi fatto portavoce del messaggio inviato dalla professoressa Giulia Goi, impossibilitata a intervenire, che proprio alla Tavola di S. Agata dedicò la propria tesi di laurea nel 1995. Uno studio che mette in luce l’importante rapporto tra la Tavola e i Canonici lateranensi (che a lungo gestirono la chiesa), in particolare rispetto al recto della tavola, con in cima l’immagine della Pentecoste.
A Giovanni Rodella, della Soprintendenza, è toccato quindi delineare il quadro storico sulla devozione della martire catanese a Cremona (con le processioni per chiedere protezione contro gli incendi o la siccità), prima di una dettagliata analisi artistica della Tavola. Chiarendo quindi che la Tavola non è formata da due lastre giustapposte, ma da un unico pezzo ligneo, Rodello ha escluso la possibilità che la tavola potesse essere un reliquiario per la tavoletta di marmo che, secondo la tradizione, gli angeli posero sotto il capo della martire. Sotto la lente anche le ricognizioni volute dal vescovo Omobono Offredi e Novasconi.
I dettagli del lavoro di restauro sono stati presentati poi da Chiara Ceriotti, che ha effettuato il lavoro. Particolaremente delicata la situazione della “facciata”, quella maggiormente esposta alla devozione dei fedeli. Altri otto interventi erano già stati effettuati sulla Tavola, il più significativo nel 1926 da Pelliccioli. Molte le indagini effettuate con i più innovativi mezzi tecnologici, finalizzati al recupero e alla futura conservazione.
Ultimo a prendere la parola mons. Achille Bonazzi che proponendo di anticipare la datazione non ha affatto escluso la possibilità che la Sacra Tavola potesse essere un reliquiario. In particolare l’attenzione si è concentra sul materiale rinvenuto in un foro successivamente chiuso: goccie di vetro con all’interno tracce di ferro, che potrebbero indurre a pensare alla presenza di sangue. Mons. Bonazzi ha anche sottolineato con soddisfazione come la nuova collocazione permanente della Tavola (custodita da una teca in vetro che permette la visione da entrambi i lati) nell’altare dedicato alla martire di Catania valorizzi appieno questa che, oltre a essere un importante oggetto d’arte, è anche un vero segno di fede.
La Tavola, scoperta dal vescovo Lafranconi, dopo la recita di una preghiera è quindi stata venerata dai presenti, che hanno avuto modo di ammirare anche tre quadri ex-voto relativi alla Sacra Tavola recentemente restaurati, oltre a ritirare una immagine dell’opera d’arte che ha ritrovato tutto il suo splendore.
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