Cronaca

L'allarme di un commerciante cremonese: 'Lasciati soli dalle banche e senza liquidità'

“Nell’ultimo anno ho dedicato più tempo alle banche che alla cura del mio lavoro, c’è qualcosa che non va”. E’ il grido d’allarme di un commerciante cremonese (l’azienda di famiglia esiste da circa 60 anni) alle prese con la stretta del credito. Si è deciso a raccontare la sua storia perché emblematica della situazione vissuta da tanti suoi colleghi, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, operatori dei servizi. Alle prese con la crisi economica più devastante dal Dopoguerra, senza quella speranza di rinascita che caratterizza la fine di ogni ciclo depressivo.

L’imprenditore si è rivolto anche al Prefetto il quale, nei limiti delle competenze che la legge gli attribuisce , ha preso contatti con la banca. Ma risultati concreti per ora non ce ne sono stati.

“In sostanza – racconta l’imprenditore mostrandoci la lettera – chiedevo la collaborazione del Prefetto per risolvere e segnalare una questione con una banca con la quale lavoro, che francamente considero fuori da ogni logica. Un paio di anni fa mi viene erogato un finanziamento di 10.000 euro, con pagamento periodico di rate ad oggi regolarmente sostenute. In più, a garanzia dello stesso sono stati richiesti e contro garantiti in pegno 10.000 euro. Lo scorso autunno, la gelata: la banca mi convoca chiedendomi l’estinzione anticipata del finanziamento di 4.500,00 euro circa. Sono andato a chiedere spiegazioni al settorista (l’impiegato che, all’interno della filiale, si occupa delle aziende) il quale mi informa di essere solo l’esecutore di una precisa richiesta proveniente dall’alto, della direzione d’area. In seguito ad un comprensibile sfogo personale e non trovando una logica nella richiesta della banca, ho rifiutato l’estinzione del finanziamento”.

A quattro mesi di distanza però, il problema permane: la carenza di liquidità provoca reazioni a catena, prima fra tutte la dilazione dei tempi di pagamento ai fornitori. “La crisi – scrive l’imprenditore al Prefetto – che si è abbattuta sul nostro Paese ha completamente cancellato le abitudini e il potere di acquisto delle persone, comportando per chi, come me, vive di commercio, una notevole difficoltà a sopportare i costi di gestione della propria attività. E’ proprio in momenti come questi che chi ha bisogno di trovare liquidità e aiuto si rivolge alle banche, ma qui nasce il problema”.

L’imprenditore in precedenza, si era sentito dire di no dalla stessa banca anche alla richiesta di concessione di 5.000 euro di scoperto di cassa, rendendosi disponibile a rilasciare in garanzia 5.000 euro derivanti dalla parte già ammortizzata del finanziamento. Niente da fare neanche per la richiesta di un ritocco al ribasso delle spese trimestrali di canone del servizio pos, e relative commissioni bancomat e carte credito, facendo notare la notevole differenza di condizioni con altri istituti di credito. “In quest’ultimo caso – racconta – mi veniva garantito che qualcosa si può fare ma, essendo agosto, deve portare pazienza che torni dalle ferie il personale che si occupa delle questioni telematiche. Non era certo una manciata di giorni che mi preoccupava. Ho fatto presente e sollecitato in altre  occasioni le due richieste, ma l’unica risposta che è sempre pervenuta è stata: no, la sua richiesta non è stata accettata…”.

“A prescindere dalla richiesta che viene presentata – continuava la lettera al Prefetto – vengono pretese più garanzie della somma richiesta, i tempi di risposta sono lunghissimi, un mese e mezzo o due per qualsiasi pratica, perchè viene analizzata da Direzioni Crediti  che non hanno nessun tipo di rapporto con il cliente e nella maggior parte dei casi non conoscono la storia delle aziende. Nel frattempo l’attesa aggrava ulteriormente le cose, sfociando in protesti, penali e chi più ne ha più ne metta”.

“Mi sento solo, senza più sapere presso chi far valere le mie ragioni, con chi stabilire un dialogo razionale. In banca mi sono sentito preso in giro. Dove sono andati i soldi che il sistema bancario ha ricevuto dall’Europa per finanziare le imprese? Non dovevano servire a incoraggiare la ripresa?”.

“Mi piacerebbe – conclude l’imprenditore – che questa mia vicenda portasse alla luce anche quelle analoghe, di tanti colleghi, che trovassero il coraggio a fare eco al mio appello affinchè qualcosa, finalmente, possa cambiare”.

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