Consigliere diffamato, condannato l'ex presidente del Flora
E’ stato ritenuto responsabile del reato di diffamazione, l’ex presidente della canottieri Flora Mirando Verona, 75 anni, oggi consigliere, e condannato dal giudice di pace di Cremona Luciano de Vita ad una pena pecuniaria di 250 euro. Verona dovrà inoltre risarcire 500 euro di danni alla parte civile. Usufruirà del beneficio dell’indulto. Per Verona, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto la condanna a 600 euro di multa, mentre la parte civile, rappresentata dall’avvocato Michele Tolomini, ad un risarcimento di non meno di tremila euro.
Verona, durante alcuni consigli della società, ha offeso la reputazione del consigliere Maurizio Bonioli. Sotto accusa c’erano le frasi pronunciate in occasione del consiglio del 14 novembre 2005, quando l’ex presidente aveva accusato Bonioli, in quel momento assente, di essersi intascato il denaro delle lotterie. “Nessuno ha detto delle lotterie, che guadagnava e si teneva i soldi in tasca e non diceva niente a nessuno. Io chiedo formalmente al consiglio di sollevare dall’incarico Bonioli dal tempo libero perché è un emerito incapace, un egocentrico, vuole fare quello che ne ha voglia ed è un emerito incapace. Lui vuole fare tutto sempre per conto suo. Quello lì è una bestia che non la correggerete mai più”.
Verona aveva continuato ad offendere la reputazione del consigliere, all’epoca responsabile delle attività ricreative e culturali, nel novembre del 2006, mettendo a disposizione dei soci un dossier denominato “raccolta dei documenti relativi alla vicenda Bonioli”, contenente le seguenti espressioni: “il Bonioli ha organizzato tre lotterie illegali. Persona miserabile tale da dover ricorrere a questi mezzucci per sbarcare il lunario. E’ un incapace a cui sono stanco di fare il baglio asciutto”.
Altre frasi offensive, Verona le aveva pronunciate nel consiglio della società del 20 febbraio del 2006, definendo Bonioli “un’ineluttabile calamità naturale dalla quale bisogna reagire e prendere le distanze al fine di salvaguardare il buon nome della società”.
In quei giorni al Flora non si parlava d’altro. Il consigliere Bonioli era venuto a conoscenza delle offese lanciate dal presidente da voci che circolavano all’interno della società e anche da alcuni colleghi, tanto che aveva deciso di chiedere in segreteria le registrazioni dei consigli “incriminati”. “Dopo aver sentito tutte quelle cattiverie”, aveva spiegato Bonioli durante il processo, “ho chiesto le scuse del presidente, che però ha rifiutato in modo sdegnoso. Anzi, ha rincarato la dose. Diceva che ero una bestia, una calamità naturale, che mi ero appropriato di denaro e che non dovevo stare nel consiglio. Quelle lotterie altro non erano che giochi con le carte organizzati con il passaparola tra i soci. Chi arrivava tra i primi quattro vinceva i prodotti in palio. Erano solo serate per ravvivare la società, attività estemporanee volute dai soci”.
“Non ho mai offeso nessuno”, ha detto oggi Verona, difeso dall’avvocato Fabio Galli, in un’udienza molto movimentata (l’imputato è intervenuto più volte durante il processo con toni piuttosto accesi, interrompendo il pm durante la requisitoria). “Ho solo indagato sull’operato di Bonioli per iniziative non affrontate dal consiglio che hanno danneggiato l’associazione”.
L’avvocato Tolomini ha invece ribadito le “dichiarazioni lesive della dignità di Bonioli”. “E’ ininfluente ciò che il mio cliente possa aver fatto”, ha continuato il legale di parte civile, spiegando comunque che contro Bonioli non sono mai state accertare responsabilità di alcun genere.
“Tutte le spese devono passare dal consiglio”, ha infine affermato il difensore, l’avvocato Fabio Galli. “Bonioli non ha tenuto un comportamento corretto. Gli incassi delle lotterie non sono mai transitati nelle casse dell’associazione. Le frasi addebitate a Verona sono frasi prese a campione che non possono rendere il senso della situazione. L’unico obiettivo che il mio assistito aveva era quello di proteggere la canottieri, che conta 4.000 soci, e se stesso dalle varie responsabilità”.
Sara Pizzorni
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