Giornata Memoria, gli studenti incontrano lo scrittore Boris Pahor
I quindici istituti della Rete scuole superiori cremonesi si preparano al ‘Viaggio della memoria’ e alla ‘Giornata della Memoria’. Lo fanno sabato 26 gennaio 2013, dalle 9,45 alle 11,45, nell’aula Magna dell’Istituto “J. Torriani” (Via Seminario 19, Cremona), ascoltando la testimonianza di Boris Pahor, sopravvissuto al campi di Natzweiler-Struthof e scrittore d’eccezione. E’ candidato al premio Nobel per la letteratura con il suo romanzo- testimonianza “Necropoli”, definito da Claudio Magris uno dei capolavori della letteratura della Memoria, insieme a “Se questo è un uomo” di Primo Levi e a “Essere senza destino” di Imre Kertész, lo scrittore ungherese premio Nobel per la letteratura nel 2002. L’incontro dal titolo “Necropoli / Pellegrino tra le ombre“ è realizzato con il patrocinio del Parlamento Europeo, della Provincia di Cremona, del Comune di Cremona e con il contributo di Società Autostrade Centro Padane.
L’intervento di Roberta Mozzi, dirigente scolastico I.I.S. “J. Torriani” Scuola capofila della Rete di scuole superiori della provincia di Cremona, Ilde Bottoli, responsabile storico-scientifico del progetto “Essere cittadini europei – Per una memoria europea attiva”:
“La Giornata della Memoria non è un rito da celebrare una volta all’anno in occasione dell’anniversario della liberazione del più grande campo di sterminio e di concentramento di Auschwitz-Birkenau da parte dell’Armato Rossa sovietica il 27 gennaio 1945. Né la parola “celebrazione” è consona per la commemorazione di tutte le vittime delle persecuzioni nazi-fasciste, fra cui sei milioni di ebrei sterminati nelle camere a gas, ma anche molte altre categorie, tra le quali vanno ricordati gli handicappati e i malati di mente, a partire da quelli tedeschi, gli zingari e i testimoni di Geova, perché si rifiutavano di usare le armi e rifiutavano l’abiura per salvarsi. Il significato di questa giornata deve rendere ciascuno di noi responsabile e consapevole della sua appartenenza al genere umano, e quindi riflettere sui crimini atroci commessi in nome di aberranti teorie, razziali e totalitarie, negatrici di qualsiasi libertà, deve servire a riflettere anche sul nostro presente, per non “scivolare” nell’indifferenza e nella tolleranza di atti che violano la dignità degli esseri umani, a qualsiasi popolo appartengano. La conoscenza storica della complessità e della vastità del sistema di annientamento dell’uomo attuato fra il 1933 e il 1945 nell’Europa nazificata è componente indispensabile per la trasmissione di una Memoria che serva da ammonimento per una crescita democratica del nostro Paese, ma anche dell’Europa”.
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