Cronaca

Alluvione 2000, dopo tredici anni San Daniele deve restituire 380mila euro La rivincita della burocrazia regionale

Foto della Protezione civile Brianza scattate nell’ottobre 2000 a Sommo con Porto

La burocrazia umilia la forza e la tenacia della gente di Sommo con Porto (frazione di San Daniele Po), l’unico paese in golena della provincia di Cremona. Nel mirino ci sono i lavori svolti in economia dalla gente del paese, in accordo con il Comune di San Daniele Po, per ripristinare in fretta attività e case distrutte dalla grande alluvione del 2000, quando il Po arrivò ad oltre cinque metri di altezza. Una sentenza del Consiglio di Stato d’inizio anno, intima infatti al Comune di San Daniele Po la restituzione di 380mila euro ottenuti dalla Regione Lombardia per lavori svolti in economia per i quali la gente del posto decise di fare in fretta e in proprio lavori minimali per rendere agibili case, stalle, chiesa e officine. Così, armati di buona volontà la gente, una volta che le acque si sono ritirate, ha cominciato ad asciugare, sanificare i pozzi, pulire e dipingere come previsto dal decreto legge del Governo di quel tempo. Anche il  Sottosegretario Enrico Letta arrivò sul luogo ammirando la capacità di mobilitazione della gente di San Daniele Po che si diede da fare per ospitare gli sfollati temporanei di Sommo, riscaldandoli e rifocillandoli. I lavori in economia andavano fatti presentando gli scontrini di spesa e quantificando le ore di lavoro svolte per rendere le case abitabili, come previsto dal decreto. Tutti i lavori sono stati certificati e peritati da professionisti esterni. Purtroppo nessuno aveva fatto i conti con la burocrazia e con la voracità di una Regione Lombardia che, nonostante una prima sconfitta al Tar nel 2007, decideva di ricorrere al Consiglio di Stato contro il Comune di San Daniele Po accusato dall’ente regionale di non avere rendicontato in maniera esaustiva queri lavori svolti in economia che in pochi giorni hanno ridato vita alla comunità di Sommo con Porto.
Quattro allarmi esondazioni e 5 metri di acqua in paese. I residenti, abituati alle alluvioni, in genere portano cose e mobili al primo piano. Ecco, nel 2000 questa precauzione non è bastata. L’acqua ha raggiunto le case fino al primo piano, le persone sono state portate a San Daniele, ospitate e riscaldate. Quando il Po si è ritirato, sono cominciati i lavori di ripristino. Poi la burocrazia ha fatto il resto, contro il buonsenso, contro la solidarietà e la buona volontà del Comune di San Daniele. Questa mattina a San Daniele c’era il sindaco dell’epoca Giampaolo Dusi a raccontare quelle ore drammatiche e la forza della comunità di voler risorgere senza aspettare aiuti o altro. “E’ una vergogna – ha detto Dusi – Dovevamo incrociare le braccia, portare la gente negli alberghi di Cremona ed aspettare, poi fare intervenire ditte esterne? La gente aveva il diritto e la voglia di tornare subito nelle case piene di acqua e di fango. La testardaggine della Regione, già sconfitta al Tar, dimostra una volontà persecutoria che non è solo burocratica ma anche politica”
“Il Comune non chiederà mai indietro i soldi ai 120 residenti di Sommo”, ha assicurato il sindaco Davide Persico che ha già indetto un’assemblea della frazione per spiegare ed affrontare la situazione.

Foto della Protezione civile Brianza scattate nell’ottobre 2000 a Sommo con Porto

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