Cronaca

Non ha abusato delle condizioni di inferiorità, assoluzione per Leani

Non c’è la prova che Giampaolo Leani, 71 anni, opinionista di un’emittente televisiva cremonese, abbia abusato delle condizioni di inferiorità psichica di Marisa, 60 anni, mantovana. Il collegio dei giudici ha infatti giudicato incompleta e vaga la perizia di Ivan Galliani, psicologo di Modena incaricato dal pm di verificare lo stato mentale della presunta vittima. La donna era in condizioni di inferiorità psichica? Al quesito, l’esperto non ha saputo dare una risposta. Dopo circa un’ora e trenta di camera di consiglio, il presidente Guido Salvini e i giudici a latere Andrea Milesi e Francesco Sora hanno assolto l’imputato dall’accusa di violenza sessuale nella sua ipotesi lieve. Manca la prova che Leani si sia approfittato delle condizioni di Marisa, e di conseguenza manca la prova del reato. “Il fatto non sussiste”.

LA VICENDA

La vicenda risale al 20 ottobre del 2006 nell’appartamento dell’imputato. Per il pm Fabio Saponara, che ha chiesto due anni di reclusione, Leani aveva approfittato dello stato di necessità della 60enne, la quale, insieme all’attuale compagno Cipriano, si era rivolta alla tv per chiedere aiuto, essendo entrambi senza casa, né attività lavorativa. Nella sede dell’emittente televisiva, Marisa e Cipriano avevano parlato con Leani, che si era offerto di aiutare la donna, trovandole una sistemazione presso la casa di Nostra Signora. Si era offerto di accompagnarla in auto, ma durante il viaggio si era fermato a casa sua. Aveva portato anche Marisa, e già in ascensore, secondo quanto dichiarato dalla donna, lui le aveva fatto le prime avances. Il capo di imputazione racconta che “abusando delle condizioni di inferiorità psichica al momento del fatto”, Leani “indusse Marisa a sdraiarsi al suo fianco sul letto, a guardare immagini di un film pornografico e poi, dopo aver tentato inutilmente di baciarla sulla bocca e di farsi massaggiare il collo e le spalle, improvvisamente le afferrò la mano e vincendo con la forza la resistenza della donna, la costrinse a masturbarlo”.  “Mi trovavo in uno stato emotivo tale da rendere difficile qualsiasi reazione”, aveva spiegato la 60enne, che poi era scappata dalla casa in stato confusionale.

L’ARRINGA DIFENSIVA, L’AVVOCATO CANTALUPO: “LA DONNA NON SOFFRIVA DI INFERIORITA’ PSICHICA, NON ESISTE L’APPROFITTAMENTO”

Nella sua arringa, l’avvocato difensore Isabella Cantalupo ha parlato a lungo della “situazione personale di gravissimo disagio” della presunta vittima, che per Cipriano aveva lasciato il marito e tre figli, trovandosi senza casa, senza soldi e senza lavoro. Tutte condizioni, per l’avvocato Cantalupo, “che possono sostenere l’esistenza di un movente di una denuncia infondata”. Ma il legale si è soffermato in modo particolare sulle condizioni psichiche della donna. “Da un lato la signora si è descritta come amorfa e confusa, preoccupata per le sue esigenze di vita, tanto concentrata da non percepire che sull’ascensore Leani ha cominciato ad abbracciarla, fino ad arrivare in casa dove è stata fatta sedere sul letto e dove ha continuato a non manifestare alcuna forma di adesione o dissenso”. “Stiamo parlando”, ha continuato la Cantalupo, “di una persona adulta. Se è vero ciò che ha detto, se è vero che Leani ha cominciato gli approcci in ascensore, è anche vero che lei nulla ha manifestato e nulla ha osteggiato. Avrebbe potuto mollargli anche due calcioni e due schiaffoni”. Per il legale, che ha ammesso che i precedenti specifici dell’imputato hanno fatto calare su di lui “un’ombra pesante”, – “ma questo non significa che abbia commesso il reato”, ha detto di non credere al fatto che la presunta vittima soffrisse di inferiorità psichica. “E’ una persona capace di orientarsi nella vita, ha una cultura, e non va confuso lo stato di prostrazione con il fatto che non fosse in grado di reagire alla situazione nella quale si è venuta a trovare”. Per questi motivi, per il difensore, che ha comunque aggiunto di credere che nell’abitazione di Leani “non sia successo nulla”, “non esiste neppure l’approfittamento”. “Anzi”, ha detto, “il mio cliente si è speso per dare una mano a questa donna. Lei non è stata certo obbligata ad andare a casa sua e da lì si è allontanata con le proprie gambe”. La Cantalupo si è detta “poco convinta della sincerità” di Marisa e del suo compagno. “Di questa scelta di andare nell’emittente televisiva abbiamo sentito versioni confuse. Rimane uno dei tanti fili appesi e non annodati che fa sorgere dubbi sulla trasparenza di questa iniziativa”.
Negli atti del processo c’è anche la denuncia contro Cipriano dell’ex marito di Marisa dove si racconta che, tramite la compagna, Cipriano aveva prosciugato il patrimonio dell’ex marito di lei.

LA REQUISITORIA DEL PM SAPONARA: “PIENA PROVA DELLA VIOLENZA SUBITA”. SULLE DICHIARAZIONI DELL’IMPUTATO DEL PERCHE’ AVESSE CHIESTO ALLA DONNA DI SALIRE IN CASA, IL PM: “MI VIENE DA RIDERE SOLO A PENSARCI”

Per il pm Fabio Saponara, al contrario, c’era “una piena prova della violenza subita”. Marisa e Cipriano, dopo il loro appello registrato dalle telecamere dell’emittente, si erano recati presso la sede televisiva per parlare con Leani. “Sono andati dall’imputato”, ha sottolineato il pm, “su indicazione della giornalista che aveva realizzato il servizio. Questo perché erano convinti che grazie alle sue conoscenze potesse dar loro una mano”. “E alla fine abbiamo visto che mano”, ha aggiunto ironicamente il pm, che ha descritto la situazione disastrosa di Marisa e Cipriano: “erano in gravissime difficoltà, dormivano per strada, erano privi di possibilità economiche, alla ricerca spasmodica di un luogo di lavoro e di un luogo dove dormire. La situazione psicologica della signora era particolarmente critica, e non in grado di prestare un consenso di fronte ad un rapporto sessuale”. Per il pm, Marisa non si è mai contraddetta nelle sue dichiarazioni. “Tutte le circostanze”, ha detto, “sono sempre state confermate anche dal compagno”. “Se fosse stato un tentativo di estorsione”, ha aggiunto il pm, “si sarebbero rivolti direttamente a Leani, e non alla polizia, dove lei si era presentata agitata e in lacrime”. Sulla spiegazione data dall’imputato del perché avesse chiesto a Marisa di salire a casa sua, il pm ha detto: “mi viene da ridere solo a pensarci”. Nella scorsa udienza Leani aveva raccontato che tutte le mattine passava da casa per controllare la posta e per fare alcune telefonate. “Mio padre era morto da due mesi (il padre di Leani, Achille, era un noto astronomo cremonese, n.d.r.), e sapevo che volevano dare il suo nome ad un pianetino. Lo dico con orgoglio. Aspettavo la comunicazione”. Dichiarazioni poco credibili, secondo il pm: “tutti i giorni per un’ora dal 2006 al 2008 andava a casa sua per fare quelle telefonate nonostante avesse potuto farle anche dall’emittente televisiva”. Saponara ha anche sottolineato le contraddizioni emerse nella scorsa udienza durante le dichiarazioni dell’imputato: “prima ha detto che era stata lei a chiedergli di poter andare in bagno, poi ha ammesso che era stato lui a chiederle di salire perché doveva controllare la posta”. E ancora: “prima l’imputato ha affermato di non ricordare di possedere filmati pornografici, poi invece ha detto di avere alcuni dvd”. Il pm, che ha chiesto due anni di reclusione per violenza sessuale nella sua ipotesi lieve, non ha invece chiesto al collegio di tener conto dei precedenti penali specifici di Leani perché risalenti a più di vent’anni fa (nel 1995 l’imputato era stato condannato a due anni di reclusione per aver molestato sessualmente le inservienti della casa di riposo Opera Pia di Trigolo).

A processo, la presunta vittima si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Antonio Veropalumbo. “La violenza sessuale ha aggravato lo stato di depressione della mia cliente”, ha detto il legale, che per i danni ha chiesto una provvisionale di 20.000 euro.

Le motivazioni della sentenza di assoluzione verranno depositate entro sessanta giorni.

Sara Pizzorni

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