Da Radetzky alla Merkel
Un tempo avevamo sul groppone l’austriaco Josef Radetzky, oggi la tedesca Angelina Merkel. L’incubo è lo stesso. Il feldmaresciallo ce le ha suonate a Custoza, poi ha messo sotto schiaffo il Lombardo Veneto; la cancelliera della Germania invece ce le suona oggi. Comanda lei. Ha popolarità e carisma. E’ la nuova “lady di ferro”. Vuole addirittura votare per noi. Ha detto la panzer-miciona:”Sostengo Monti”. E poi: ”Sono convinta che gli elettori italiani sceglieranno in modo tale da garantire che l’Italia resti sul cammino giusto”. Cioè, come ha spiegato sere fa Tremonti da Sant’oro, di continuare a farle da bancomat.
Ci siamo rimasti male. Questo zampino tedesco negli affari nostri non ci è piaciuto. E meno ancora ci è piaciuta la remissività dei nostri governanti. A cominciare dal pio Riccardi che sveltamente ha messo le mani avanti ai microfoni di Radio anch’io: “Non lasciamoci andare ai toni anti-tedeschi perché il rapporto tra l’Italia e la Germania è un rapporto decisivo e i tedeschi, con i francesi, sono i nostri principali partner, questo non va dimenticato”. Un discorso accettabile da un albergatore di Rimini o Riccione abituato ad ospitare i bavaresi in pensione, non da un ministro di uno Stato sovrano.
Per carità, lo sappiamo da tempo: Roma chiacchiera e Bruxelles decide. Noi anneghiamo nei talk show, loro vanno avanti. Il Partito popolare europeo ha candidato Mario Monti alla guida del futuro governo italiano ed il bocconiano è rientrato dal congresso di Bruxelles con la sua bella investitura politica.
Che c’è sotto?
Di certo i nostri partner europei non si occupano di noi perchè siamo simpatici, per altruismo e nemmeno per imperialismo. Si occupano di noi, come ha scritto Antonio Polito sul Corriere, “per autodifesa”. Dunque li sentiremo anche in campagna elettorale, si infileranno nelle tv amiche, invieranno messaggi attraverso i giornaloni, scriveranno pizzini, daranno suggerimenti. Guai se non vince un loro raccomandato. Si profila un esame al giorno. Il britannico Economist ha già cominciato: “Corri Mario,corri”. D’Alema non è d’accordo. Baffino sostiene perfino di averglielo detto in faccia:”Professore, preservi se stesso, sia utile al Paese, non si faccia coinvolgere negli spasmi di una crisi politica sempre più convulsa e sconcertante per i cittadini”. Cioè, resta in cattedra ma lascia fare a noi. Sottinteso. E a me in particolare visto che sono in sella dal 1963, quando quattordicenne mi sono iscritto alla Federazione giovanile comunista italiana ed ero il pupillo di Berlinguer. E se sono ancora qui un motivo ci sarà. O no?
Intanto gli italiani si impoveriscono. Il debito pubblico è ormai fuori controllo, il rosso italiano è salito alle stelle. Lo Stato ha trovato i soldi per pagare – in anticipo – la rata del fondo salva-Grecia, ma lascia morire le imprese. Questa crisi ci ha riportato indietro di vent’anni. Uno studio di Bankitalia ha certificato che la metà dei patrimoni si concentra nelle mani del 10% delle famiglie mentre si assottiglia il valore della casa e dei risparmi di una vita. Aggiunge l’Istat: un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale. Si tratta di un dato che porta l’Italia per la prima volta al di sotto della media europea.
E lorsignori che fanno? “Artiglio” Befera sta preparando un nuovo redditometro per il 2013, Corrado Passera – con tutti i problemi che abbiamo – pensa di rifilarci l’ultima tassa: le gomme da neve. Siamo tassati e tartassati. Fino a quando?
Enrico Pirondini
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