Lettere

Inquinamento Tamoil, l'uovo di Colombo della barriera idraulica

da Sergio Ravelli

E’ iniziato da circa un mese, con rito abbreviato, il processo a carico dei cinque dirigenti Tamoil imputati di gravi reati ambientali. Nell’udienza del 27 ottobre scorso si sono confrontati sulla problematica dell’inquinamento nelle aree esterne alla raffineria i periti della difesa e del pm.

Secondo le tesi della difesa, trattasi esclusivamente di un inquinamento “storico” causato dagli scarichi della raffineria (pre Tamoil) nelle vecchie lanche che potenzialmente potrebbero aver generato la contaminazione in questione. Ma gli stessi dati contenuti nella relazione tecnica del perito dimostrano che ha poco senso attardarsi sulla valutazione dell’impatto ambientale di scarichi avvenuti 40/50 anni fa. Una valutazione ben più certa e concreta è possibile farla sulle centinaia di metri cubi di prodotto puro recuperato dalla barriera idraulica (sita all’interno del sito Tamoil) dalla superficie della falda, a partire dal luglio 2007. I dati forniti sono clamorosi e sconvolgenti: soltanto dal luglio 2007 al febbraio 2009 la barriera idraulica ha consentito di emungere dalla falda 690 metri cubi di prodotto petrolifero raffinato (benzine, gasoli, kerosene). A tutt’oggi sono stati recuperati circa 1.790 metri cubi di carburanti, pari a circa 1 milione e 800 mila litri!

Questa quantità enorme di prodotti petroliferi (del valore di diverse centinaia di migliaia di euro) non sono certo frutto di uno scarico volontario (a meno che qualcuno pensi che la Tamoil si divertisse a scaricare costosissima benzina in falda) ma, ovviamente, è da attribuirsi soltanto alla perdita di serbatoi, tubazioni e impianti.

Agli atti dell’indagine della Procura ci sono documenti in cui la Tamoil, in occasione dell’autodenuncia avvenuta nel 2001, affermava che non vi erano rischi di migrazione all’esterno e che “non sussistevano i presupposti per interventi di messa in sicurezza di emergenza”. Anzi, dall’indagine medesina si evince che “l’azienda sceglieva di non dare sollecito corso alle specifiche richieste dell’Arpa (aprile 2003) e del Comune di Cremona (giugno 2003)”. Mentre poi tale migrazione di prodotti altamente inquinanti si è avverata ed è stata necessaria una barriera idraulica – purtroppo solo a partire dal 2007 – che sul confine con le società canottieri ha intercettato centinaia di migliaia di litri di benzina.

In conclusione, la barriera idraulica è un po’ come l’uovo di Colombo. E’ lì a dimostrare senza ombra di dubbio che l’inquinamento era in corso, anche dopo l’autodenuncia del 2001.

p.s.: a proposito della cosiddetta bonifica in corso presso la canottieri Bissolati, secondo lo stesso perito della difesa Tamoil l’intervento in atto “va considerato come un mero ripristino ambientale, che mira solo ad un alleggerimento degli strati superficiali dei terreni in questione”. Ovvero, un intervento finalizzato ad evitare che un’altra piena del Po possa far emergere i pericolosi gas interstiziali potenzialmente esplosivi. La bonifica, da tutti auspicata, è un’altra cosa.

Sergio Ravelli
segretario dell’associazione radicale Piero Welby

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