Cronaca

Circonvenzione di incapace, il prof condannato ad un anno e sei mesi

Condannato ad un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, e ad una multa di 300 euro. Questa la sentenza pronunciata dal giudice Pierpaolo Beluzzi nei confronti di Franco Guarneri, 54 anni, professore di educazione fisica accusato di circonvenzione di incapace per aver abusato dello stato di infermità psichica di una cremonese di 46 anni sofferente di un disturbo della personalità, inducendola a consegnargli una somma di denaro attraverso assegni per un totale di 16.778 euro. Tutto questo, avvalendosi dell’arte della seduzione. L’imputato è stato invece assolto “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di aver cercato di farsi nominare erede e beneficiario della polizza assicurativa (in questo caso il reato contestato era di tentata circonvenzione di incapace). Per Guarneri, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto una pena di due anni, un mese e 600 euro di multa. Il giudice ha anche condannato il professore al risarcimento dei danni, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 20.000 euro. La motivazione della sentenza saranno rese note entro 90 giorni.

Nella sua requisitoria, il pm ha parlato dello stato di infermità mentale della vittima, “una situazione riconoscibile anche da parte di terzi”. “L’imputato”, ha ricordato il pm, “ha detto che non se n’era accorto perché era innamorato, ma nello stesso periodo frequentava più donne. Una di queste ha riferito di essere succube di lui”. Manfredi ha sottolineato il fatto che Guarneri ha conosciuto “quelle donne su un sito di incontri quando loro erano in un momento particolare della loro vita”. “Il suo”, ha continuato l’accusa, “era un modus operandi”. Per quanto riguarda il discorso degli assegni, il pm ha fatto notare che l’imputato ha detto di averli presi fino a quando ha saputo, nell’ottobre del 2009, che la donna era seguita dall’amministratore di sostegno. “Ma si è contraddetto”, ha continuato il pm: “il conto corrente cointestato era del mese successivo, del novembre del 2009”.

L’avvocato di parte civile Giovanni Benedini l’ha definita una causa “brutale”, “brutale nelle modalità di esecuzione della condotta” e “brutale per la vischiosità melmosa per il pervertimento”. “Detto questo”, ha commentato il legale, “la causa non ha storia”. Nella sua arringa Benedini ha anche parlato dell’“offuscamento mentale” della vittima che aveva addirittura fatto passare per morta la madre, episodio che proprio quest’ultima aveva ricordato in aula “con tristezza e mortificazione”. “Un infernale escamotage”, lo ha chiamato Benedini, riferendosi alla fotografia della madre al cimitero, una bugia “che non poteva stare in piedi, visto che il cimitero di Stagno Lombardo non è il  Père-Lachaise” (cimitero di Parigi, n.d.r.). Per Benedini, insomma, era chiara la “sudditanza” della parte offesa nei confronti dell’imputato.

Contro la sentenza di condanna, l’avvocato difensore Ilaria Ceriali ha fatto sapere che ricorrerà in appello. “Il mio cliente era innamorato”, ha detto il legale nella sua arringa. “E’ stata lei a portarlo all’esasperazione. Lui non sapeva delle condizioni della sua compagna perché la madre gli aveva detto che stava bene e che non era in cura”. “Dov’è la certezza”, si è chiesta l’avvocato Ceriali, “che le regalie potevano ritenersi, in ordine al notevole patrimonio della donna, riconducibili al reato?”. “Quando poi il mio cliente ha saputo che lei era sotto amministratore di sostegno”, ha concluso il legale, “ha cercato di restituire le somme di denaro”.

Sara Pizzorni

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