Privati nell'acqua, "Cremona fuori dal mondo" Il Comitato scrive ai sindaci E a Solarolo il Comune dice 'no'
‘Non ci fermeremo’. Lo avevano promesso il 22 ottobre sotto palazzo comunale dopo che il consiglio aveva respinto l’ordine del giorno di Pd, Italia dei Valori e Cremona per la Libertà che prevedeva un passo indietro rispetto alla scelta del Cda dell’Ato a favore della società mista. E infatti, il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Provinciale ha scritto in mattinata una lettera ai sindaci della provincia in merito ai processi di ripubblicizzazione del servizio idrico in Italia e in Lombardia. A corredo del documento la delibera del Comune di Solarolo Rainerio che indica la gestione pubblica come scelta. “Il consiglio comunale – si legge nella delibera di Solarolo Rainerio – ritiene un sopruso inaccettabile l’approvazione della delibera Cda dell’Ato dell’11 ottobre 2012 …, non ne condivide i contenuti, non ne concorda le modalità di approvazione, prive di qualsiasi forma di trasparenza e condivisione, che generano molti dubbi in merito alla legittimità della delibera stessa e la certezza che il consiglio ai amministrazione dell’Ato non abbia agito nella volontà e nell’interesse generale. Ritiene che l’acqua e deve rimanere un bene pubblico” (leggi la delibera). E il primo consiglio a seguire l’esempio di Solarolo Rainerio e a portare in votazione una mozione nella quale si impegna il Sindaco “ad esprimere nelle idonee sedi il proprio dissenso alla privatizzazione del servizio idrico, anche tramite la predisposizione di strategie condivise con altre amministrazioni locali del territorio”, sarà quello di Crema. Nella conferenza dei capigruppo è stata decisa l’integrazione dell’ordine del giorno del consiglio di domani, 14 novembre, con l’inserimento della mozione relativa alla partita della costituzione di un’unica società provinciale del servizio idrico integrato, cioè dell’acqua. Ecco la lettera del Comitato.
Stimato signor sindaco,
le scriviamo oggi per sfatare un mito. Si dice da molte parti che il futuro della gestione dei servizi idrici in Italia e nel mondo, nonostante i risultati inequivocabili dei referendum del giugno 2011 che indicano a chiare lettere la preferenza della maggioranza assoluta degli elettori italiani per le gestioni pubbliche, è e sarà il privato. La realtà è ben diversa: come lei ben sa infatti la maggioranza di gestioni idriche in Italia è tuttora affidata a mani pubbliche e se si parla di “trend” i fatti dicono che sempre più amministrazioni locali (di ogni colore politico) si vanno orientando decisamente verso il pubblico, sia in Italia che in particolare in Lombardia, nonostante le difficoltà economiche (più o meno indotte, a seconda dei pareri e delle analisi) che tutti — e in particolare gli enti locali — stiamo attraversando.
Ci è sembrato importante e giusto sottoporre alla sua attenzione a titolo di esempio solo alcune delle numerose novità che in questo senso si sono verificate in Italia negli ultimi mesi sperando che possano aiutarla a prendere la decisione migliore. Teniamo a sottolineare come alla base di ognuna di queste strade che si sono aperte non c’è esclusivamente una considerazione di carattere tecnico o finanziario, c’è invece una decisione politica: quella che riconosce l’idrico come un servizio fondamentale per la qualità della vita delle persone e come lo strumento di cui le collettività si dotano per provvedere alla gestione di un bene comune essenziale a tutti gli esseri viventi. Sempre più italiani si stanno convincendo che specialmente in periodi di crisi i beni comuni sono quelli per i quali occorre avere un occhio di particolare riguardo. Una volta presa la decisione fondamentale, che è quella di gestire i beni comuni con gli strumenti che permettono la massima trasparenza e il miglior controllo pubblico e partecipato su tali beni (una gestione esclusivamente pubblica) si inizia il percorso di traduzione della realtà locale in quel linguaggio. Prima quindi si prendono le decisioni in base a un obiettivo, poi sulla base di quelle decisioni si creano con pazienza, con la collaborazione tra istituzioni e con il lavoro quotidiano di amministratori gli strumenti teorici e pratici per ottenere e inverare quell’obiettivo.
La situazione di Cremona è paradossale: quella cremonese è una gestione in cui il privato è storicamente stato da sempre residuale ed è addirittura stato completamente eliminato dal riacquisto delle quote private avvenuto pochi giorni fa; è una gestione sana (pur nelle ristrettezze del periodo) e in grado di produrre un buon (spesso ottimo) servizio ai cittadini, con aziende (per ora) ancora a misura di territorio e non lontane dagli utenti. Tutto questo viene messo fortemente a rischio ora da una sconsiderata e ingiustificabile decisione di due soli sindaci che non solo, come si vede, vanno in controtendenza rispetto al resto d’Italia e agli altri territori lombardi, ma ritengono evidentemente preferibile affidare un buon (e lucroso) servizio ai privati piuttosto che continuare a lasciarlo nelle mani delle aziende storiche locali. Crediamo che questo sia tutt’altro che buona e saggia amministrazione.
Eccole alcuni esempi di come si sta muovendo l’Italia dell’idrico:
In Italia
Pescara: l’AATO provinciale delibera l’avvio del percorso di creazione dell’azienda speciale unica
Genova: il consiglio comunale vota a larga maggioranza l’eliminazione della remunerazione del capitale dalla tariffa
Imperia: l’AATO provinciale dopo avere eliminato dalla tariffa la remunerazione del capitale investito (giugno) nega (luglio) alle aziende privatizzate esistenti nel territorio la clausola di salvaguardia, estromettendo il privato (IREN) ed avviando di fatto la ripubblicizzazione piena del servizio idrico, verso una azienda consortile
Belluno: l’assemblea dei sindaci dell’AATO vota l’eliminazione della remunerazione del capitale dalla tariffa.
In Lombardia:
Varese: vota a stragrande maggioranza la scelta della gestione pubblica
Milano-AATO provinciale (distinto da quello della metropoli, che da sempre ha un’ottima gestione esclusivamente pubblica): la Provincia di Milano presenta il progetto per la riunificazione delle 5 patrimoniali in CAP holding e per l’affidamento del servizio in–house a Amiacque
Lecco: la conferenza dei sindaci proroga al 31.12.2013 l’affidamento in–house alla società Idrolario.
In provincia di Cremona
Ci sembra un’ottima iniziativa quella adottata dal comune di Solarolo Rainerio, che ha appena approvato una delibera consigliare che indica con nettezza e senza la minima ambiguità una scelta, quella della gestione pubblica, supportandola con valide argomentazioni di merito. Pensiamo che sarebbe importante che molte altre amministrazioni comunali del territorio facessero lo stesso: sarebbe un bellissimo messaggio per le nostre collettività, angosciate e indignate dalla indegna decisione presa dall’Ufficio d’Ambito. Come sempre siamo a disposizione, se ritenuto utile, per organizzare momenti di approfondimento pubblico nel suo comune.
Chiudiamo con una nota di attualità internazionale. Nei giorni scorsi ogni organo di informazione ha giustamente dato ampio spazio ai risultati delle elezioni statunitensi. Bene, vale la pena di sottolineare che negli Usa, culla indiscussa del liberismo e del mercato, il servizio idrico è tuttora gestito per oltre il 90 per cento da aziende pubbliche. E nessuno dei due candidati si è neppure sognato di proporre soluzioni privatistiche.
Cremona è dunque sempre più fuori dal mondo. Ci aiuti a riportarla tra i territori civilizzati
per il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese
Giampiero Carotti
Leggi la delibera del comune di Solarolo Rainerio
© RIPRODUZIONE RISERVATA