Cronaca

Stent alla carotide, processo a due medici: "Paziente più che informato"

Altra udienza del processo nei confronti di Vittorio Baratta, responsabile della divisione di chirurgia vascolare dell’ospedale di Cremona, e del radiologo Mario Crispino. I due medici, accusati di lesioni colpose, non avrebbero informato un pensionato di 60 anni sulle conseguenze derivanti dal posizionamento dello stent carotideo. Per l’accusa era un’operazione terapeutica non indicata, visto il quadro clinico del paziente, “portatore di trombosi della carotide sinistra”, già in precarie condizioni di salute, con alle spalle un infarto e un’ischemia. Il 5 marzo del 2007 l’uomo era stato sottoposto ad un intervento di posizionamento dello stent carotideo e poi dimesso, per l’accusa, “senza un adeguato monitoraggio post operatorio”. Nella notte era sopraggiunta una emorragia cerebrale “dalla quale conseguiva una grave compromissione delle funzioni vitali”. Il 60enne, rimasto paralizzato, era stato ricoverato in una casa di riposo per un anno prima di morire. Ai due medici la procura contesta la “mancata informazione al paziente sulle conseguenze derivanti dall’intervento”. Per la difesa, invece, gli imputati hanno agito correttamente, seguendo tutti i protocolli del caso ed informando degli eventuali rischi sia il paziente stesso che i suoi familiari. L’ictus non poteva essere prevedibile. “Il paziente sapeva della necessità di fare l’intervento  e sapeva in caso contrario quali fossero i rischi”, ha spiegato il dottor Baratta. “Il 3 marzo il paziente è stato ulteriormente sottoposto ad una visita cardiologica. Non c’era alcuna controindicazione alla procedura che si doveva fare”. “Il paziente”, ha sottolineato l’imputato, “è stato più che informato”. “L’emorragia cerebrale è una complicanza estremamente rara. Non c’era urgenza nell’immediato, ma l’intervento doveva essere fatto”.  I familiari, la vedova, le due figlie e la nipote sono parte civile attraverso l’avvocato Michela Soldi, mentre i due medici sono difesi dall’avvocato Diego Munafò.  La sentenza è prevista per il prossimo 3 dicembre.

Sara Pizzorni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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