Gli antifascisti all'evento per Coppetti sono cascati male
La “performance” degli “antifascisti”, da tempo impegnati, con grave nocumento dell’ordine pubblico e della tranquillità dei cittadini e delle attività terziarie, nel duello con i parigrado della apparentemente opposta sponda, nulla toglie al significato dell’iniziativa con cui il Lions Campus Club Universitas Nova ha voluto, con una pluralità di adesioni plebiscitaria, festeggiare il ragguardevole traguardo (di tappa s’intende) esistenziale del Prof. Coppetti. Tutt’al più, come ha mostrato la reazione del foltissimo pubblico, ha attenuato il carattere festoso dell’evento, in cui, si può azzardare, si è riconosciuta l’intera città nei confronti di una lunga esistenza dedicata alle virtù civili della coerenza etico-morale, politica ed artistica. Ed ha posto angosciosi interrogativi nelle decine di cittadini che mostrano di apprezzare, all’interna di questa coerenza, il lato più rilevante per questi tribolati tempi: l’adesione indefettibile ai valori della solidarietà e della giustizia sociale nei confronti degli ultimi e del ripudio di qualsiasi idea e di qualsiasi regime non ancorato saldamente alla libertà ed alla democrazia. Preferiamo pensare, nel desiderio di evitare di circoscrivere le motivazioni in un caso di imbecillità, che la dozzina di giovani oltraggianti il festeggiato, i festeggianti, i rappresentanti delle istituzioni sia incappata in un caso di eterogenesi dei fini o del linguaggio.
Uscendo dalla perifrasi, sono letteralmente cascati male!
Il padre di Coppetti, ferroviere socialista, avendo rifiutato la “tessera” (fascista, s’intende) perse il posto di lavoro. La madre, durante l’espatrio del figlio in Francia, fu “controllata” e vessata dalla polizia fascista. Dell’esilio in Francia del giovane scultore, del suo rientro in patria per aderire all’organizzazione politica e militare antifascista, prima e resistenziale, poi, si sa tutto. Quanti loro nonni possono vantare un siffatto curriculum antifascista? Sotto questo profilo, il manipolo di “anarchici” dovrebbe sottoporsi non ad un’autocritica ma ad una ammissione di stupidità. Per di più Coppetti, a Parigi negli anni trenta, aderì al movimento di Giustizia e Libertà, il cui massimo esponente Rosselli, comandante politico e militare del fronte repubblicano nella guerra civile spagnola, aveva fortemente stigmatizzato la repressione nei confronti di delle formazioni anarchiche operata dal “fuoco amico” stalinista.
Se la versione autentica dell’irruzione, al di là della gravità di un gesto che, disturbando una civile e democratica adunanza pubblica, lede fortemente le prerogative liberali, fosse la contestazione nei confronti dei vertici istituzionali, rei agli occhi dei contestatori di non proibire a sufficienza le iniziative dei neofascisti, allora l’episodio sarebbe ancora più grave. La provocazione è avvenuta, anche simbolicamente, nel cuore civile della comunità. I contestati (più che altro oltraggiati) sono stati il Prefetto, rappresentante del Governo e massima autorità per l’ordine pubblico, ed il Sindaco, espressione elettiva della Città. A nessuno piace che la Costituzione venga disattesa anche nella parte che sanziona il divieto a qualsiasi forma di ripristino del fascismo.
Ma a nessuno piace che da mesi la città, al pari di altre in Lombardia, venga tenuta sotto scacco da una guerriglia (sfociata sabato in una accettabile aggressione al Municipio) che vede contrapposti neofascisti ed “antifascisti” che professano il loro antifascismo con modalità molto simili a quelle nemiche. D’altro lato, è assolutamente inaccettabile l’idea, vagheggiata a margine della riunione di sabato pomeriggio, che qualsiasi adunanza dovrebbe essere protetta da tutele d’ordine pubblico. Rappresenterebbe una resa della democrazia alle logiche di minoranze eversive. L’episodio consegna alla riflessione comunitaria e, soprattutto, all’agire degli organi istituzionali preposti elementi inquietanti, che rimandano alla verifica della saldezza istituzionale e, soprattutto, sconsigliano, al punto cui si è giunti, la solita cinica scrollata di spalle. L’approccio è sicuramente il dialogo con tutti coloro che professano l’antifascismo. Ma, se si ritiene che quella stigmatizzata non sia, per modalità, una testimonianza in linea con i valori dell’antifascismo, occorre fare di più per garantire la vita democratica.
Associazione Emilio Zanoni
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