Il terremoto Grillo e i partiti che sperano di sopravvivere
Siamo già al “si salvi chi può”. Siamo alle comiche di una Casta in fuga con le braghe in mano. Il terremoto siciliano – un crac annunciato – sta proiettando la sua ombra sul teatrino della Politica, sui talk show, sui tiggì trombettieri del Sistema, sui giornaloni dei Poteri forti. Sta suonando la campanella dell’ultimo giro e lorsignori lo sanno. Lo sanno da tempo, non da ieri: Grillo, il demolitore, sono anni ormai che piccona. Farlo passare per fenomeno dell’ultima ora è ingiusto. Nel 2005 il comico era già sul Time, presentato come un Robin Hood. L’anno dopo Rizzo & Stella hanno lanciato il loro libro sulla Casta, nel 2008 c’è stato il “Vaffa day”, poi è nato il Movimento 5 Stelle. Agli inizi di questo mese la conferma in Sicilia dove il Movimento di Grillo è diventato la prima forza politica dell’isola: 15 seggi contro i 14 del Pd, i 12 del Pdl. Che hanno fatto i partiti in questi anni? Hanno snobbato, hanno demonizzato. Non si sono sforzati di comprendere la genesi del fenomeno, il malumore dei giovani, l’allarme diffuso nel mondo del lavoro. Hanno tirato diritto, infilando scandali, gnam gnam, malaffare. Hanno fallito. Bersani, al massimo, ha cercato di arginare il Grillo Rampante con una epocale invettiva: “Fassisti! Fassisti del web. Venite qui a darmi dello zombie se avete il coraggio”. Capirai. Un assist per il comico che gli ha risposto: “Io ho girato con un camper a mie spese, per fare campagna elettorale. Senza scorta. La Finocchiaro con la scorta ci fa la spesa e Fassino il primo maggio. Chi è fassista caro Bersani?”.
I partiti anziché prendere il pallino in mano si sono fatti sostituire da Monti e dai Professori. Morale: stiamo galleggiando sulle tasse, le piccole e medie imprese sono vicine al collasso, il tessuto produttivo del Paese si sta sfaldando, le banche non concedono crediti alle aziende, i prestiti sono in continua contrazione, il Governo non paga i suoi debiti. Falliscono 35 imprese al giorno. E di traverso ci si è messa pure l’Europa con il suo braccino corto e le sue faide interne. Mentre l’indignazione cresce nella società. Perché Rigor Montis non scherza, ha tagliato financo le pensioni. I Parlamentari invece hanno mantenuto i loro vitalizi. Apperò!
I partiti oggi rappresentati in Parlamento fanno appena il 25 per cento dell’elettorato. Solo uno su quattro ce la farà, tre sono destinati a togliere il disturbo. I moribondi di Montecitorio sono nel panico. Come conferma la battaglia in corso per la nuova legge elettorale. Una legge che, a conti fatti, mantiene l’impianto del “Porcellum”, cioè il premio di maggioranza per chi vince senza badare alla percentuale di voti ricevuti. In teoria dunque si può prendere il 54% dei seggi anche con un 20-25% di voti. E siccome le elezioni siciliane hanno mostrato un elettorato molto frammentato – la coalizione di centrosinistra è arrivata prima con poco più del 30% dei voti – i moribondi si sono inventati una soglia minima di dieci punti più alta. Non vogliono mollare la tovaglia. Grillo ha parlato di golpe.
Ci aspettano settimane di caos e mal di testa. L’attuale Parlamento ha finito il suo tempo, non ha più presa, non ha più una ragion d’essere. Lorsignori ballano, strepitano, si inventano accordi, fingono di litigare; l’Idv ha perso due deputati (Donadi e Formisano) ed è diventato un “non gruppo” di 19 onorevoli. Ma per stare alla Camera ne servono 20. O no? Di sicuro Fini ci metterà una pezza. I naufraghi si aiutano nella tempesta.
Anche Berlusconi, per la prima volta in carriera, è in preda al pessimismo: sondaggi, aziende, partito non “suonano” più come una volta, quando era in sella. Ovunque regna la confusione. Ciononostante i partiti sperano di sopravvivere. Sono fuori dal mondo.
Enrico Pirondini
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