Mantova non ci sta a finire con Cremona Si mobilitano tutti (politici, categorie, enti) 'Assurda realtà di 5mila km quadrati'
Mantova non ci sta a finire nella maxiprovincia del Po con Cremona e Lodi. I parlamentari mantovani sono pronti a dar battaglia, si ipotizza un referendum e ricorsi ai tribunali. Tutti vanno all’attacco. Il primo è il nuovo presidente della Provincia Pastacci (Pd), eletto da qualche mese, che aveva sperato in una deroga. Così dichiara alla Gazzetta di Mantova: «Quando vedo Verona con Rovigo nonostante avesse i parametri e Mantova con Lodi in una provincia lunga 200 chilometri mi domando che cartina abbia guardato il governo – attacca – noi andremmo in una realtà da 5mila chilometri quadrati, più di Brescia e il doppio di Ferrara. Le deroghe sono state concesse, basti pensare a Sondrio o a Monza in area metropolitana. Si stanno disegregando territori che si sentono una cosa sola come se nulla fosse senza garantire risparmi, se è vero che lo stesso ministro dice che non conosce i benefici di cassa. Del resto la settimana scorsa, quando l’ho incontrato, nemmeno sapeva che la Provincia cura la manutenzione di scuole superiori e strade». Pastacci guarda però con fiducia al Parlamento per le eventuali modifiche «Mi auguro che il governo si ricordi che siamo una repubblica parlamentare e lasci spazio al dibattito – continua Pastacci – e speriamo che il Parlamento si risvegli, perché da tempo ha abdicato alla sua funzione legislativa badando solo a evitare di tagliare le sue spese». Durissimo anche il sindaco di Mantova Nicola Sodano: parla apertamente di «presa in giro da parte del governo che trascura i pareri degli enti locali» e guarda alla Corte Costituzionale: «Continuo a pensare che il decreto sia illegittimo – commenta – il Comune va avanti con il ricorso al fianco della Regione. Su questo sono molto fiducioso». Va giù duro anche il presidente del consiglio comunale, Giuliano Longfils che sempre alla Gazzetta di Mantova dichiara: «È un decreto folle, stupido e rozzo. Il governo si presenta con la mappa come se avesse fatto la riforma del secolo ma non tiene conto dei territori: cosa c’entra Mantova con Lodi? Le deroghe ci sono, come dimostra Sondrio. E lo scioglimento delle giunte è una forzatura che creerà problemi di governabilità». Mantova mette in campo anche le differenze tra l’economia mantovana e quella cremonese e se unione di deve essere, sottolinea il presidente della Camera di Commercio Carlo Zanetti, il capoluogo deve stare a Mantova. Zanetti trova assurdo che l’unico parametro valido per definire il capoluogo sia la popolazione cittadina e aggiunge: perché non i residenti in provincia, il Pil, il numero delle imprese, delle scuole? E lancia l’idea del referendum . Il leghista Gianni Fava, che chiama ancora i deputati mantovani della maggioranza al voto in dissenso con il loro partito: «In Aula vedremo chi vuole bene a Mantova. Con una maggioranza sempre meno forte, se in ogni provincia soppressa si muovono 4-5 parlamentari la partita si può giocare eccome. Ma serve coraggio. In altri territori ci sono deputati che ce l’hanno, a Mantova ho qualche dubbio. Io voterò ancora no».
Ma i mal di pancia ci sono anche a Lodi, visto che la mattina prima della conferenza stampa del ministro Patroni Griffi era stata fatta arrivare ai giornali una mappa che prevedeva che Lodi andasse con Pavia. “Una decisione presa in modo affrettato, arrogante e immorale”. Il presidente della Provincia di Lodi Foroni (Pd), commenta così sul quotidiano lodigiano “il Cittadino” la decisione del governo di unire la Provincia di Lodi a quelle di Cremona e Mantova. Secondo Foroni fino alla sera prima l’ipotesi era di una fusione con Pavia e solo durante la notte, per motivi non noti, c’è stato il cambio di rotta. Insomma, un doppio schiaffo per il lodigiano. «Il chiaro segno di scolorina che cancella uno dei confini della Provincia di Lodi sulla cartina con cui hanno avuto il cattivo gusto di presentarsi in conferenza stampa il ministro Patroni Griffi e il ministro Cancellieri dimostra che la decisione sul nostro futuro è stata presa in maniera affrettata – spiega Foroni – all’ultimo momento e probabilmente per rispondere alle pressioni di qualcuno. Rispetto a ieri sera, quando si parlava di un eventuale accorpamento con Pavia e quando una cartina con altri confini era stata fatta filtrare ai giornali nazionali, qualcosa è sicuramente cambiato nella notte o nella prima mattina di oggi. Fregandosene della dignità di questo territorio e dei suoi cittadini hanno fatto una scelta con un colpo di scolorina e uno di pennarello, quello che è servito a rifare il confine per ubbidire all’idea di chissà chi, come dimostra lo scarabocchio a mano libera tra Pavia e Lodi che compare sulla carta».
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