Cronaca

Violenza sessuale: in aula Giampaolo Leani si difende dalle accuse

“Mi sono trovato spiazzato. Tutto pensavo, ma non di trovarmi in quella situazione, non avendo fatto niente a nessuno”. Queste le prime parole della difesa di Giampaolo Leani, opinionista di  un’emittente televisiva cremonese, a processo per  violenza sessuale. L’uomo, difeso dall’avvocato Isabella Cantalupo, è accusato di aver abusato delle condizioni di inferiorità psichica di Marisa, 60 anni, mantovana, parte civile nel processo attraverso gli avvocati Antonio Veropalumbo e Gabriele Fornasari.

Il reato si sarebbe consumato il 20 ottobre del 2006 all’interno dell’appartamento dell’imputato. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe “approfittato dello stato di necessità della 60enne, la quale, insieme all’attuale compagno, si era rivolta all’emittente televisiva per chiedere aiuto, essendo entrambi senza casa, né attività lavorativa. Nella sua abitazione, Leani l’avrebbe convinta a sedersi al suo fianco sul letto e a guardare immagini di un film pornografico. Poi, dopo aver tentato inutilmente di baciarla sulla bocca e di farsi massaggiare il collo e le spalle, le avrebbe afferrato la mano sinistra e, vincendo con la forza la resistenza della donna, l’avrebbe costretta a toccarlo nelle parti intime”. “Mi trovavo in uno stato emotivo tale da rendere difficile qualsiasi reazione”, aveva spiegato la 60enne, che poi era scappata dalla casa in stato confusionale.

Oggi, davanti al collegio composto dal presidente Guido Salvini e dai giudici a latere Francesco Sora e Andrea Milesi, Leani ha esposto la sua versione dei fatti, consegnando però una verità, come emerso dal controesame del pm Fabio Saponara, nella quale sono affiorate alcune contraddizioni. “Non nego che quel servizio mi aveva stupito”, ha precisato Leani, riferendosi al servizio giornalistico realizzato da una collega. In aula l’imputato ha spiegato di aver già conosciuto Cipriano, il compagno di Marisa, per il quale lei aveva lasciato marito e figli. “Avevano già spiegato tutto nell’intervista”, ha dichiarato Leani, “quindi non capivo perché Cipriano avesse chiesto di me. Quando ho visto il servizio sono stato colpito dalla stranezza delle loro dichiarazioni. Ho preso informazioni, c’erano tante inesattezze e cose non vere”. “Lui”, ha aggiunto Leani, riferendosi a Cipriano, “voleva sollevare uno scandalo con il comune di Casalmaggiore e voleva che io lo aiutassi a trovare chi gli poteva dare dei soldi“. “Era sempre in cerca di denaro”, ha detto l’imputato. “Quando mi sono permesso di consigliare alla signora di tornare dalla sua famiglia, Cipriano ha avuto una reazione pesante”. Leani ha poi spiegato di aver chiamato Casa di Nostra Signora affinchè ospitasse Marisa per qualche giorno, offrendosi di darle un passaggio. Prima, però, avevano fatto tappa in casa dell’imputato. “Riconosco che è stato un gravissimo errore”, ha ammesso Leani, “ma la signora era spaesata e in stato confusionale”. L’imputato ha dichiarato che tutte le mattine passava da casa per controllare la posta e per fare alcune telefonate. “Mio padre era morto da due mesi (il padre di Leani, Achille, era un noto astronomo cremonese, n.d.r.), e sapevo che volevano dare il suo nome ad un pianetino. Lo dico con orgoglio. Aspettavo la comunicazione”. “In casa”, ha continuato Leani, “la signora era agitata, era un pianto continuo. Era lei che tendeva ad abbracciarmi. Poi continuava a guardare l’orologio. Voleva andarsene, e così le ho mostrato la strada dalla terrazza e lei è uscita. Io sono tornato negli studi dell’emittente e il giorno dopo mi sono trovato la sorpresa di essere convocato negli uffici della squadra mobile”.

“Non ho fatto nulla a nessuno”, ha ribadito. “Forse pensavano fossi uno dei proprietari della televisione, forse pensavano fossi un bancomat”. Al collegio, Leani ha raccontato di aver incontrato la coppia dopo i fatti, dicendo di aver visto Cipriano sghignazzare e fargli un gesto con la mano come ad indicare che voleva denaro. “Alcuni dipendenti dell’emittente, poi, mi hanno riferito che quando non c’ero si era presentato un energumeno che mi cercava. Urlava e pronunciava contro di me frasi minacciose”.

“Conosco le cose del mio passato” (nel 1995 l’imputato era stato condannato a due anni di reclusione per aver molestato sessualmente le inservienti della casa di riposo Opera Pia di Trigolo, n.d.r.). “Per questo ho sempre cercato di stare alla larga da questi problemi. Davanti ad un’accusa del genere ero teso e preoccupato. Ho vissuto una situazione psico fisica pesante”.

Durante il controesame del pm, però, sono emerse alcune contraddizioni nelle dichiarazioni di Leani. Innanzitutto su chi avesse proposto di fermarsi a casa sua. “Mi aveva chiesto di poter andare in bagno perché in televisione non aveva potuto”, ha dichiarato l’imputato, che poi, davanti alle contestazioni del pm, ha ammesso di essere stato lui a proporle di salire in casa “per rinfrescarsi un po’”. “Mi sembra un po’ eccessivo, procuratore”, è stato il commento di Leani, messo alle strette dal pm, che chiedeva come mai non fossero andati direttamente a Casa di Nostra Signora. “Il mio è stato un atto di gentilezza nei confronti di una persona agitata, tesa e confusa”. “In quel momento mi sembrava la cosa più logica da fare”.

Su contestazione del pm, e a differenza di quanto dichiarato in precedenza, Leani ha poi confermato la presenza di cassette pornografiche in casa. “Quasi sicuramente c’era una cassetta”, ha ammesso. Circa i discorsi di autoerotismo che l’imputato avrebbe fatto alla signora, Leani ha precisato: “più che una battuta non posso aver fatto”.

La sentenza è stata fissata al 18 dicembre.

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