Processo Tamoil: sì al giudizio abbreviato, sarà guerra di perizie
E’ ripreso oggi il processo dell’indagine “madre” della Tamoil sull’avvelenamento della falda acquifera da idrocarburi, causato, per l’accusa, dalla raffineria cremonese. Al termine dell’udienza, il gup Guido Salvini ha accolto la richiesta di giudizio abbreviato presentata dagli avvocati della difesa. Un rito condizionato all’esame di due consulenti tecnici e all’acquisizione delle rispettive perizie, che, secondo il giudice, contengono “osservazioni sicuramente pertinenti e di rilievo per la ricostruzione della situazione di ‘inquinamento’ dei luoghi e la sua collocazione nel tempo, le misure di sicurezza adottate, e la valutazione del rischio di ‘esplosività’ delle perdite di idrocarburi che si sono verificate e relative ai possibili effetti avversi per la salute pubblica”. In contraddittorio con i due consulenti della difesa saranno sentiti anche i due esperti del pm Fabio Saponara e altri due tecnici proposti dalla parte civile che il pm ha fatto propri. Infine il giudice Salvini ha ammesso “la produzione delle fatture delle spese effettuate da Tamoil negli anni per la bonifica dei luoghi, trattandosi di dati documentali di interesse anche per l’esame della contestazione del reato”.
Cinque gli imputati dell’inchiesta. Si tratta di Mohamed Saleh Abulaiha, libico, direttore generale della Tamoil Raffinazione dal 2007, Ness Yammine, libanese, amministratore delegato dal 2006 della Tamoil Raffinazione e amministratore delegato e direttore generale della Tamoil Italia (le loro posizioni sono state stralciate per un vizio di notifica), Giuliano Guerrino Billi, di Cremona, amministratore delegato della Tamoil Raffinazione dal 1999 al 2001 e della Tamoil Italia dal 1999 al 2004, Enrico Gilberti, di Robecco d’Oglio, amministratore delegato dal 2001 al 2004 della Tamoil Raffinazione e di preposto dal 1999 al 2006 e dal 2007 in poi, e Pierluigi Colombo, di Abbiategrasso, direttore generale della Tamoil Raffinazione nel periodo 2006/2007. Abulaiha, Billi, Gilberti e Colombo sono assistiti dall’avvocato Carlo Melzi D’Eril, del foro di Milano, mentre Yammine dai legali Giacomo Lunghini e Alessandro Della Cha, entrambi di Milano.
Nel processo si sono costituiti parte civile tre soci della canottieri Flora e uno della Bissolati, tutti rappresentati dall’avvocato Vito Castelli, il Dopolavoro ferroviario (1.800 soci effettivi), rappresentato dall’avvocato Annalisa Beretta, altri 26 soci della canottieri Bissolati, tra cui anche i radicali Sergio Ravelli ed Ermanno De Rosa, tutti assistiti dagli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari, Claudio Tampelli e Vito Castelli, e Legambiente, attraverso l’avvocato di Milano Ilaria Ramoni. Parte civile è anche il cittadino cremonese Gino Ruggeri, tesoriere dell’Associazione Piero Welby, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Rossodivita (oggi sostituito dall’avvocato Alessio Romanelli), che, in base a quanto recita l’articolo 9 del testo unico degli enti locali, intende difendere gli interessi della collettività, vista la rinuncia del Comune di Cremona a costituirsi parte civile nel procedimento. Nessun’altra comunicazione, dopo l’interesse iniziale a costituirsi parte civile, è arrivata dal Ministero dell’Ambiente.
Le altre udienze sono state fissate il 19 e il 28 novembre e il 10 dicembre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA