Cronaca

Pavel Kolesnikov, da Casalmaggiore a vincitore dell'Honens

Pavel Kolesnikov, il 23enne pianista russo ben noto da tempo a Casalmaggiore quale ospite del Festival musicale realizzato nel mese di luglio, ha vinto il prestigiosissimo Honens International Piano Competition 2012 di Calgary (Canada). La notizia è volata di bocca in bocca tra i casalaschi, piacevolmente soddisfatti e onorati di aver conosciuto e apprezzato tra i primi le straordinarie doti di un artista cresciuto e maturato negli spazi cittadini. Pavel è giunto in finale affiancato da altre quattro promesse della tastiera: l’italiano Lorenzo Cossi, la russa Maria Mazo, il sudcoreano Jong-Hai Park e l’americano Eric Zuber. L’esecuzione che ha decretato vincitore Kolesnikov era imperniata sul 1° concerto per pianoforte e orchestra di Ciaikovsky, un colosso nella letteratura strumentale di tutti i tempi, in grado di far tremare i polsi a grandi interpreti e riproposta da pochi mesi a Casalmaggiore da Roberto Cappello nell’ambito della rassegna musicale ideata dagli «Amici del Casalmaggiore International Festival». Pavel, oltre alla somma di 100mila dollari a lui destinata, potrà usufruire di ulteriori 500mila dollari finalizzati alla sua carriera professionale, il maggior premio dedicato allo scopo in analoghi concorsi.

Riproponiamo un’intervista esclusiva concessa a Casalmaggiore dal giovane artista nel luglio del 2011. Anche allora Pavel era presente tra gli allievi dei corsi pianistici, ma le sue performances facevano già intravedere quella luminosa carriera che presto si sarebbe schiusa davanti a lui.

Tra i musicisti di talento che in questi giorni animano gli spazi dell’ex complesso monastico di Santa Chiara dove è in corso il «Casalmaggiore International Festival», spicca indubbiamente Pavel Kolesnikov, pianista russo nato a Novosibirsk il 25 febbraio 1989. Non è la prima volta che vediamo presente questo giovane in città per intervenire alla prestigiosa manifestazione nata nel 1997 per iniziativa dell’Amministrazione retta da Massimo Araldi e ora portata avanti dall’Associazione «Amici del Casalmaggiore International Festival» grazie ai contributi della Fondazione Cariplo. Già nel 2005, infatti, percorrendo le vie cittadine, era facile imbattersi in tale insospettabile artista, la cui figura, peraltro, passava quasi inosservata; e Pavel, ancor oggi, si mostra appunto come tanti ragazzi della sua età: biondo, magro, sguardo dolce, abbigliamento casual, libri sottobraccio; nulla di particolare insomma da far presagire quelle straordinarie qualità che sanno destare emozioni indimenticabili anche nell’ascoltatore più distratto. Pavel ha iniziato ad accostarsi alla musica sin dall’infanzia per poi essere seguito, mano a mano, da grandi docenti quali Mary Lebenzon, Sergei Dorensky, Andrei Pisarev, Pavel Nersessian e Nikolai Lugansky. Attualmente frequenta il Conservatorio Statale di Mosca, la prestigiosissima istituzione fondata nel 1866 da Nikolai Rubinstein

Il nostro incontro si svolge in un’aula dell’esclusivo complesso cinquecentesco di Santa Chiara che ospita il Festival.

Pavel, quando hai iniziato ad accorgerti che la musica avrebbe assunto un ruolo importante nella tua vita?

“Nel mio paese la musica costituisce un elemento sempre presente nella vita dei giovani e pure io, come tanti, sin da piccolissimo ho iniziato lo studio del violino. Avevo sei anni quando, per mio desiderio, sono stato affidato alle cure di un maestro che mi impartiva regolari lezioni perché già allora avvertivo una spiccata propensione per il mondo dei suoni. In seguito mi sono accostato pure al pianoforte e per otto anni ho portato avanti lo studio contemporaneo dei due strumenti”

I tuoi genitori ti hanno incoraggiato in queste scelte?

“Certo, naturalmente. Mia madre è biologa, mio padre fisico, ma entrambi suonano il pianoforte e amano la musica classica”

Hai dei precedenti di musicisti professionisti in famiglia?

“No, ma la musica è sempre stata presente in casa mia, anche se non a livello professionale. So che mio nonno dava lezioni di fisarmonica, ma di lui ho solo un labile ricordo perché, quando è morto, io ero ancora molto giovane”

Cosa ricordi del tuo primo approccio con la musica?

“Non ricordo alcun momento della mia vita privo di musica e non saprei cosa rispondere”

Come si svolge la tua giornata-tipo presso il Conservatorio di Mosca dove porti avanti tuttora i tuoi studi?

“Frequento il quinto anno di Conservatorio e, a differenza di quanto avveniva in passato, sono ora nelle condizioni di gestire la mia giornata in maniera abbastanza libera. Inizialmente dovevo invece seguire, oltre a quotidiane lezioni individuali, lezioni di musica da camera e di accompagnamento dei cantanti, discipline quali diritto, economia, filosofia. La mia scuola infatti costituisce una sorta di Università che propone insegnamenti collaterali a quelli specificamente musicali, non solo utili, ma indispensabili per allargare gli orizzonti degli allievi”.

Ti rimane del tempo da dedicare allo sport?

“Anche lo sport costituisce una disciplina d’insegnamento e per tre anni ho praticato il tennis. So che in Italia questo sport viene sconsigliato ai pianisti per via del polso che rischia di perdere elasticità. In Russia non si è tanto rigidi e vorrei ricordare che, un pianista e direttore d’orchestra che ammiro particolarmente, Mikhail Pletnev, è noto per essere un ottimo giocatore di tennis, oltre che un incredibile artista”

Quale è stata la tua prima grande vittoria ad un concorso e cosa ricordi dello stesso?

“Avevo 11 anni quando ho vinto il prestigioso Concorso Internazionale Shostakovic di Mosca. Si è trattato di un’affermazione professionalmente assai importante in quanto la sezione nella quale ero inserito comprendeva ragazzi sino ai 18 anni ed io ero il più giovane di tutti. Comunque il ricordo di quei giorni che conservo in maniera maggiormente viva non è tanto l’esperienza musicale, quanto la grandiosità di Mosca che vedevo allora per la prima volta; provenivo da una città molto vasta, Novosibirsk, ma non tanto quanto Mosca che, per la sua imponenza, ha saputo destare in me forti emozioni”

Una volta tornato a casa, dopo una vittoria tanto prestigiosa, la tua vita è cambiata?

“No, per fortuna non è cambiato nulla; credo infatti che questi concorsi costituiscano un certo rischio per gli studenti per i quali sarebbe meglio non vincere, ma soltanto piazzarsi in una buona posizione. L’arrivare primo può a volte far venir meno lo stimolo a porsi ulteriori mete e, quindi, a crescere. D’altro lato mi sembra che al giorno d’oggi vengano proposti troppi concorsi, anche di mediocre qualità; e ciò non è un bene né per chi studia, né per la stessa musica”

Preferisci studiare solo o svolgere musica da camera accanto ad altri strumentisti?

“Si tratta di due esperienze diverse che amo indistintamente in quanto trovo qualcosa di accattivante in ognuna di esse. La musica da camera offre comunque il vantaggio aggiuntivo del confronto con gli altri che abitua l’allievo ad essere flessibile e a mettersi costantemente in discussione”

Qual è l’autore che prediligi?

“Ho amato diversi autori, a seconda dei diversi momenti della mia vita. In passato nutrivo una particolare predilezione per Beethoven e Schubert; adesso adoro Bach”

Quale pianista attira maggiormente la tua attenzione?

“Anche queste mie predilezioni sono legate ai diversi momenti della mia vita. Tra i pianisti del passato, amo Glenn Gould, Arturo Benedetti Michelangeli ed Emil Giles. Mi sembra comunque che, al giorno d’oggi, il livello artistico medio si sia abbassato di molto e solo pochi pianisti viventi sanno destare la mia ammirazione: tra questi Mikhail Pletnev, Grigory Sokolov e Martha Argerich. Maurizio Pollini mi piace sì, ma soltanto quando interpreta un certo tipo di musica”

Qual è il tuo rapporto con la musica contemporanea?

“Si tratta di musica che amo poco perché molti compositori dei giorni nostri sono spesso soltanto degli abili manipolatori del pubblico. Il gusto e la classe possono tuttavia fare la differenza e di tali doti penso sia in possesso Arvo Pärt che scrive musica di facile ascolto, ma in grado di destare profonde emozioni”

Cosa ne pensi del pianista-compositore Giovanni Allevi, molto noto in Italia, e che, recentemente, ha avuto modo di essere invitato a suonare anche nel Teatro di Casalmaggiore?

“Giovanni Allevi? Mai sentito nominare”

Nel corso di questi anni a Casalmaggiore, sei riuscito a intrecciare relazioni con artisti locali?

“Certo, soprattutto con Andrea Merlo che, peraltro, si sta perfezionando presso il Conservatorio di Mosca. Ma non è tanto con gli artisti locali che sono riuscito ad intrecciare relazioni nel corso di questi anni, quanto con i vari gestori dei negozi cittadini. Ogni volta che torno a Casalmaggiore vengo riconosciuto in gelateria, nelle botteghe e ciò costituisce per me un piacere indescrivibile”

Una volta terminato il Festival, tieni i contatti con i musicisti che hai frequentato qui in città?

“Sì, certo, in particolare con Sedmara Rutstein ed Anne Shih. Quest’ultima, peraltro, mi ha pure invitato diverse volte a Magonza dove insegna”

Cosa apprezzi maggiormente della nostra città?

“Rilevo uno spirito del tutto particolare nella gente comune e ritrovo sempre immutata negli anni tale caratteristica. Tra i luoghi che amo maggiormente vi sono invece la piazza, il Duomo e il viale che porta alla Stazione. Sì quella strada alberata mi è particolarmente cara e sa destare in me un fascino del tutto particolare”

Pavel, hai preso parte certamente a tanti master e corsi di perfezionamento. Cosa differenzia questa esperienza musicale casalasca rispetto ad altre?

“La differenza è costituita dalla straordinaria atmosfera del luogo e delle persone che lo animano. Non ho mai trovato nulla di simile nelle tante masterclasses che frequento in tutto il mondo. Nessuna esperienza risulta per me tanto significativa ed emozionante quanto quella che vivo in questa splendida città. Qui mi sento del tutto rilassato e riesco a stringere rapporti amichevoli, mai competitivi, con gli altri studenti; e tale spirito risulta strettamente legato agli esiti artistici”

Quali consigli ci dai riguardo agli auspicabili Festival di Casalmaggiore dei prossimi anni?

“Spero di poter sempre trovare questo pathos, nient’altro. Consiglierei comunque gli amministratori di spostare altrove lo splendido pianoforte Fazioli che ora si trova in teatro; lì corre infatti il rischio di rovinarsi. Si tratta di un vero gioiello che, in quella sala priva di un giro d’aria, va incontro ad un inevitabile deterioramento. Inoltre l’acustica del luogo non è in grado di valorizzare al meglio lo strumento”

Cosa ti aspetti dal futuro?

“Vorrei essere libero di trovare la mia strada senza influenze esterne e condizionamenti di sorta; e anche per questo sono davvero grato alla città di Casalmaggiore”.

Paola Cirani

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