Tutti contro l'acqua ai privati, anche i sindacati si schierano E' polemica dopo il colpo di mano
Nella foto, un cartello presente ad una delle manifestazioni a favore dell’acqua pubblica
Anche i sindacati compatti contro il colpo di mano del Consiglio di amministrazione dell’Ato, che nelle scorse ore ha portato all’inaspettata e improvvisa approvazione della società mista (con l’ingresso dei privati) per la gestione dell’acqua (il tutto, dopo l’inserimento dell’argomento nell’ordine del giorno all’ultimo momento). Dopo i moltissimi interventi critici (vedi link in basso) pure Cgil, Cisl e Uil hanno preso posizione, parlando di “fortissima perplessità e stupore”.
“NON TENUTO CONTO DEL REFERENDUM E IGNORATI I SINDACI”
“Quanto accaduto – si legge in una nota ufficiale dei sindacati – è al limite dell’incredibile”; si tratta di una scelta “piuttosto ‘bizzarra’ nonché di estrema gravità per le prospettive del travagliato percorso che riguarda la gestione del bene acqua”. Una decisione che “non tiene conto dell’esito indiscutibile del referendum” e “pesantemente grave sia nei contenuti che per i modi, soprattutto per aver ignorato un atto democratico sancito dalla bocciatura del piano dalla maggioranza dei sindaci”.
L’INTERVENTO COMPLETO DEI SINDACATI
CGIL-CISL-UIL PROVINCIALI congiuntamente alle Federazioni di Categoria competenti per rappresentanza diretta dei Lavoratori coinvolti, esprimono una fortissima perplessità e stupore rispetto alla decisione assunta ieri sera dal Consiglio di Amministrazione dell’ATO.
Ritengono quanto accaduto al limite dell’incredibile, reputando questa scelta piuttosto “bizzarra” nonché di estrema gravità per le prospettive del travagliato percorso che riguarda la gestione del bene, acqua.
Manifestano estremo stupore per la singolare opzione che stravolge e non tiene assolutamente conto dell’esito indiscutibile del referendum per la difesa dell’acqua pubblica.
Pur considerando la legittimità dei vari livelli Istituzionali ritengono la decisione di riproporre da parte dell’Ato l’adozione del nuovo piano d’ambito del Servizio idrico della Provincia di Cremona, pesantemente grave sia nei contenuti che per i modi, sopratutto per aver ignorato un atto democratico sancito dalla bocciatura del piano dalla maggioranza dei Sindaci.
Evidenziando che già in precedenza, CGIL-CISL-UIL hanno chiesto il rispetto dell’esito referendario, giudicano l’atteggiamento del Consiglio di amministrazione dell’Ato, non utile al governo regolato del delicato argomento in questione, disapprovando decisamente la risoluzione assunta.
IL PRIMO CITTADINO DI CASALMAGGIORE: “INCOMPRENSIBILE FORZATURA”
“Il cda ha scritto una brutta pagina”, questo il commento del sindaco di Casalmaggiore Claudio Silla dopo il sì del Cda dell’Ato alla creazione di una società mista per il servizio idrico. Così, alla contrarietà del primo cittadino di Crema Stefania Bonaldi che in una lettera invitava il Cda a non votare il Piano d’Ambito, si aggiunge anche il sindaco casalasco: “Un’incomprensibile forzatura – dice – soprattutto per come sono andate le assemblee dei sindaci che non hanno mai approvato la privatizzazione dell’acqua. Mi chiedo soprattutto come mai il Comune di Cremona abbia cambiato idea“.
“Anche mettendosi nei panni di chi sostiene la società mista – continua Silla – è una scelta incomprensibile: prima si deve mettere a regime la società unica, perché finché non c’è chi garantisce che la privatizzazione sia fatta alle migliori condizioni. E’ incomprensibile, forse si ha paura del processo di creazione della società? L’iter è partito con una contrapposizione dura, poi le parti si sono unite nella scelta di creare un unico soggetto, la scelta del Cda ci ha portati tutti indietro alle posizioni iniziali, rischiando di compromettere tutto ciò che è stato fatto fino ad ora”.
“La proposta del sindaco di Crema Stefania Bonaldi di sospendere la votazione – conclude il sindaco – era sensata, ma non è stata accolta. Sinceramente credo che la decisione del Cda non porterà da nessuna parte. Adesso è necessario convocare l’assemblea dei sindaci”.
AGGIORNAMENTO – ANCHE L’ARCI SULLA QUESTIONE: “UN INSULTO ALLA NOSTRA DEMOCRAZIA”
Altra presa di posizione tra quelle arrivate a Cremonaoggi (vedi link in basso) è quella dell’Arci cremonese. Queste le parole del presidente Maurizio Mele: “La decisione del CdA dell’AATO, che ha approvato un Piano d’Ambito, di cui è stata chiesta la revoca da 103 sindaci della provincia di Cremona quasi un anno fa, è una decisione inaccettabile ed incomprensibile, irrispettosa della volontà popolare e della dignità dei cittadini e dei Sindaci, un insulto alla democrazia“.
“Non recepire la richiesta dei Sindaci di revocare il Piano d’Ambito, il non voler riconoscere e rispettare la loro volontà, significa – prosegue – ignorare la volontà di un intero territorio provinciale, ma soprattutto di un intero Paese, che civilmente e con regole democratiche, ha chiaramente espresso la sua contrarietà alla privatizzazione dell’acqua. Quelle stesse regole che hanno eletto quegli amministratori che ieri con un atto d’imperio hanno scelto di privatizzare un bene pubblico da salvaguardare che non può essere assoggettato alle logiche della concorrenza e del profitto“.
“Chiediamo ancora una volta – conclude – il rispetto della volontà popolare democraticamente espressa con il referendum, ed un confronto corretto e trasparente con i cittadini e con i sindaci. L’acqua non è una merce, è un diritto umano di tutti i cittadini, i servizi idrici sono servizi fondamentali che devono restare pubblici perché sono imprescindibili per la vita. L’acqua è un bene prezioso, un bene comune, limpido e trasperente, come vorremmo fosse la democrazia in questo Paese”.
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