Canile: minacce a dipendenti e volontari, si indebolisce l'accusa
Nella foto, da sinistra, Federica Aroldi e il suo avvocato Michele Tolomini e Rosetta Facciolo
Si è aperto oggi il processo contro Federica Aroldi e Linda Lucarini, rispettivamente presidente e vice presidente dell’Associazione Zoofili cremonesi, accusate da tre ex dipendenti ed altrettanti ex volontari, tutti costituitisi parte civile attraverso l’avvocato Francesco Cogrossi, di minacce e tentata violenza privata. I fatti contestati vanno dal marzo al settembre del 2009, quando il canile di via Casello, di proprietà comunale, era gestito dalla nuova gestione dell’Associazione Zoofili, subentrata a quella precedente, coinvolta nell’inchiesta sui presunti maltrattamenti e uccisioni di animali. Alla Aroldi e alla Lucarini si contestano atti intimidatori e ritorsivi nei confronti dei dipendenti Maria Grazia Cassanelli, Rita Brunelli e Pompilica Soitaru, licenziati l’11 settembre del 2009, e analoghe condotte anche nei confronti delle volontarie Luigina Bruni, Daniela Boccali ed Emanuela Adami, poi allontanati. Se non avessero smesso di collaborare con il Nas e di avere contatti con la Lega nazionale per la difesa del cane, avrebbero subito gravi conseguenze, tra cui il mancato rinnovo del contratto di lavoro. Per conservare il posto, avrebbero dovuto smentire, firmando una dichiarazione, il contenuto dell’esposto inoltrato al Comune di Cremona da Rosetta Facciolo, della Lega nazionale per la difesa del cane, nel quale la stessa citava i nomi dei tre dipendenti e dei tre volontari che le avrebbero confidato che al canile non era garantito il benessere degli animali. Dichiarazioni che oggi due degli ex dipendenti hanno confermato di aver fatto, facendo sobbalzare il legale della difesa, l’avvocato Michele Tolomini, che ha ricordato come gli stessi, in sede di ricorso per il licenziamento, avessero sostenuto di non aver mai parlato con la Facciolo della situazione del canile. “Io non ho mai detto niente direttamente alla Facciolo”, ha detto una delle volontarie, “ma ciò che ha affermato sulle condizioni del canile era la verità”. “Ci hanno detto di non parlare con il Nas”, ha riferito un’altra volontaria, “e ci facevano pressioni affinchè denunciassimo la Facciolo”. Tutto ciò, secondo i dipendenti e i volontari, sarebbe emerso in una riunione con i vertici dell’Associazione tenutasi il 29 luglio del 2009. “Non mi è mai capitato di assistere a minacce”, ha detto a sua volta il veterinario dell’Associazione Giovanni Bravi. Sulle condizioni del rifugio dopo la bufera dell’inchiesta giudiziaria, il teste ha detto che ora il canile è un “canile modello”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 29 ottobre.
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