Cronaca

Evasione fiscale nell'edilizia, coinvolti diversi cremonesi

L’operazione nel settore dei lavori edili condotta dai finanzieri di Brescia denominata My Fire ha permesso di arrestare un 48enne di Rovato e di denunciare 21 persone. Tra essi, anche diversi cremonesi.

Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e contributiva posta in essere mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture false, la distruzione e l’occultamento delle scritture contabili obbligatorie ed il mancato versamento di ritenute fiscali e contributi previdenziali, in quanto compensati con crediti tributari inesistenti. L’attività investigativa si sviluppata tra le province di Brescia, Cremona e Milano nel periodo maggio 2010–settembre 2012.

Al termine degli accertamenti la guardia di finanza ha denunciato 21 persone residenti nelle province di Brescia, Milano e Cremona, arrestato V.Z., 48 anni, di Rovato, ed effettuato il sequestro preventivo di una villa a Rovato del valore di oltre  500.000 euro. Sono state poi ricostruite operazioni inesistenti intercorse tra 18 società con sede in Lombardia (7 delle quali “cartiere”, ossia imprese in realtà non operative)  per un importo complessivo di circa 24 milioni di euro, accertate ritenute fiscali non versate per quasi 2 milioni di euro e contributi previdenziali non corrisposti all’erario per più di 4,5 milioni di euro.

Agli indagati sono stati contestati anche i reati di truffa ai danni dell’Inps, falsità ideologica (per aver chiesto ed ottenuto indebitamente il Documento Unico di Regolarità Contributiva) e favoreggiamento personale (quest’ultimo reato contestato ad un commercialista che si era occupato degli adempimenti amministrativo-contabili di alcune delle imprese coinvolte, in modo da ostacolare eventuali indagini). In particolare i responsabili della frode, inserendo falsi crediti d’imposta nei modelli unificati di pagamento “F24”, ottenevano molteplici vantaggi, in quanto esponevano “a credito” somme non spettanti che andavano a compensare contributi previdenziali ed altri debiti fiscali che altrimenti avrebbero dovuto pagare; potevano così “caricarsi” dei costi previdenziali che compensavano con crediti fiscali inesistenti; “scaricavano” sulla collettività i costi previdenziali.

Le fatture per operazioni inesistenti emesse dalle imprese “cartiere” gestite da V. Z. servivano principalmente ad ottenere la provvista necessaria al pagamento di operai che prestavano la loro attività lavorativa “in nero” o, di fatto, alle dipendenze di aziende diverse rispetto a quelle presso le quali risultavano essere formalmente assunti (cosiddetta “interposizione fittizia di manodopera”). L’attività caratteristica delle suddette “cartiere” era quindi quella di retribuire i predetti operai e “sollevare” le imprese che di fatto li impiegavano da ogni obbligazione in materia retributiva e contributiva. Essendo le imprese emittenti le false fatture meri “contenitori di operai”, erano  le stesse imprese clienti a dare alle prime precise indicazioni sugli importi e sulle prestazioni da inserire nelle false fatture. In precedenza, nel corso delle indagini, i finanzieri avevano anche scoperto gravi fatti di usura, in relazione ai quali erano state eseguite altre 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti usurai, G.I., 46 anni, di origine calabrese e residente a Brescia e D.M., 52 anni, di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, e denunciate ulteriori 18 persone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...