Cronaca

Scuola di Liuteria, Maramotti: "Rimanga connessa al territorio"

Prosegue il dibattito sulla liuteria cremonese. Ad intervenire è Anna Maramotti, docente universitaria di storia e teoria del restauro e presidente dell’Associazione Liutaria Italiana. La studiosa cremonese, un nome di altissimo livello nel panorama culturale italiano e internazionale, scrive facendo una riflessione sulla Scuola di Liuteria e sulle proposte circa il futuro di una delle istituzioni scolastiche cittadine più importanti.

Egregio Direttore,

due testi apparsi recentemente sui giornali locali obbligano ad una seria riflessione. La questione è presto detta: l’identità della Scuola di Liuteria. Da una parte molto opportunamente il Prof. Nicolini, dall’altra altrettanto opportunamente il Presidente del CR. Forma, Prof. Fabiano Penotti, entrano nell’agone delle proposte circa il futuro di una delle nostre istituzioni scolastiche cittadine più importanti.

Il Primo sottolinea come la Scuola sia stata frequentata ed ancora lo sia da studenti stranieri in possesso di titoli accademici. Pertanto, gioco-forza pensare che il futuro della Scuola debba essere quello di una scuola d’eccellenza paragonabile all’I.C.R. Credo che nessuno dimentichi come l’Istituto Centrale del Restauro sia stato fondato da uno dei più importanti uomini di cultura italiana dello scorso secolo: Cesare Brandi. Assimilare quindi la nostra Scuola di Liuteria ad una siffatta istituzione scolastica sarebbe certamente auspicabile.

Il Secondo, non certo contraddicendo l’ipotesi del Prof. Nicolini, ritiene opportuno individuare una “concreta” soluzione al problema, indicando nella Regione Lombardia il referente più idoneo per porre in essere un progetto di salvaguardia della nostra prestigiosa Istituzione scolastica e al contempo di riqualificazione e di rivalutazione.

Ebbene questa seconda ipotesi credo sia quella più consona alle esigenze della Scuola e del Territorio.

Premesso che la formazione professionale è di competenza delle regioni, premesso che qualsiasi disciplina teorico-scientifica da includere nell’iter scolastico della Scuola ha come primario obiettivo la capacità di “saper costruire gli strumenti” e non di essere una mera conoscenza ingegneristica o storico-culturale, premesso che a Cremona è in atto la richiesta presso l’UNESCO di riconoscimento della Liuteria come espressione di “cultura immateriale”, tutto ciò premesso è necessario che la Scuola rimanga strettamente connessa al Territorio.

La Scuola deve primariamente mantenere questo aspetto “locale” favorendo la presenza di giovani che hanno un diretto rapporto con il Territorio cremonese e con quello nazionale. Debbo ricordare (la Camera di Commercio può essere buona testimone!) come la generazione dei liutai che si sta affermando, o che già si è affermata, provenga da Cremona e da località limitrofe alla Città o da stranieri ben inseriti nella nostra cultura.  Perdere questa utenza comporta venir meno al tanto invocato riconoscimento della liuteria come segno di “cultura immateriale”. Pertanto, è necessario porre in essere un serio progetto che tenga conto di questo primario aspetto.

Voglio da subito evitare fraintendimenti. Non si tratta di escludere gli stranieri. Ho insegnato per molti anni nella Scuola di Liuteria e lo stesso Prof. Nicolini, mio collega omologo, può essere buon testimone dell’attenzione pedagogico-didattica che ho sempre riservato anche a loro. Per essere più corretta: entrambi, il Prof. Nicolini ed io, abbiamo riservato agli stranieri. Per altro già ho osservato come questi si siano lasciati coinvolgere dalla nostra realtà cittadina. Molti di loro infatti, oltre ad essere ottimi liutai, sono anche eccellenti studiosi di storia della liuteria e portano altro nel mondo il nome di Cremona.

Quanto qui voglio sostenere è la necessità di mantenere viva la Liuteria come segno e risultato di una cultura che ha le proprie radici e il proprio sviluppo in una “cremonesità” che nella distrutta chiesa di San Domenico e nell’Insula aveva il suo fulcro. Non dimentichiamo che, se grande fu Stradivari, piuttosto che Guarneri, lo si deve ad un complesso storico-culturale in cui Pescaroli e Bertesi erano referenti anche per le botteghe liutarie. Di più, la complessa storia musicale di Cremona non è certo estranea allo sviluppo della liuteria. Certo è che essa, per la sua “eccellenza” ha varcato i confini, ma nel momento in cui è approdata in terre straniere ha portato l’identità di una cultura ben radicata sul nostro territorio e di essa testimone. La crisi del XVII secolo a Cremona non ha toccato minimamente la Liuteria, anzi  quest’ultima  ne ha mantenuto alto il nome nella storia e nella cultura. Non si dimentichi inoltre che, se la liuteria cremonese è storicamente anche debitrice di tradizioni straniere, manifesta poi peculiarità proprie che la identificano e l’hanno resa famosa.

Credo che, se non si vuol smentire la candidatura della liuteria cremonese presso l’UNESCO come espressione di “cultura immateriale”, si debba avere ben presente questo inscindibile nesso fra la Città, come la storia ce l’ha consegnata, e un’arte che supera i confini nazionali.

Mi si consenta un’ulteriore chiarificazione circa la funzione degli insegnamenti scientifici nella Scuola.  L’attuale epistemologia (filosofia della scienza) è ben consapevole come alle scienze si acceda o per via di “modelli” (capaci d’individuare “leggi generali”), oppure attraverso un’osservazione dei singoli fenomeni atta ad evidenziare le caratteristiche del fenomeno stesso preso in esame. Orbene, il primo metodo tende ad omologare il prodotto, ed è figlio di una visione industriale che nega l’arte, per favorire l’uniformità del prodotto stesso; il secondo, al contrario, mette in evidenza i caratteri propri di ciascun manufatto, espressione della singola personalità.

La Scuola ha bisogno di insegnamenti che formino i giovani a saper costruire “artisticamente “ gli strumenti, non a realizzare prodotti, forse di alto livello, ma privi di personalità.

L’arte è figlia della personalità dell’artigiano-artista e della cultura in cui questa si radica. La globalizzazione (che costituisce un’indubbia opportunità per tanti settori, non lo si dimentichi!)  se viene pensata come “omologazione” dei prodotti e non come opportunità di confronto, umilia le arti che costituiscono il “patrimonio immateriale” della nostra Italia. Il confronto è necessario, ma non si arrivi mai ad una conclusione superficiale quanto totalmente disancorata dalla cultura. L’attuale panorama economico  troppe volte attesta che sul mercato vince “il più forte”. Il “più forte”, la maggior parte delle volte, non coincide col “più bravo”, tanto meno con l’eccellenza. Historia docet!

Per quanto ho sopra sinteticamente espresso, credo che vada presa in seria considerazione la seconda proposta del Prof. Fabiano Penotti.

Ritengo doveroso solo menzionare la Conferenza Generale dell’UNESCO che, nell’ottobre del 2003 nel corso della sua 32° sessione, ha approvato a Parigi la “Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale”, documento per il quale è stato possibile presentare per la liuteria la candidatura di Cremona.

Forse la Regione Lombardia dovrebbe essere la prima a farsi carico dell’identità storico-culturale della Liuteria  per permetterne salvaguardia e sviluppo ed una sua corretta diffusione a livello mondiale.

Una tale sinergia, fra Regione e Liuteria, consentirebbe di pensare seriamente al progetto “Scuola” definendo obiettivi, scopi,  metodi  e “contenuti disciplinari” che troverebbero attuazione in un insegnamento consono alla “formazione della professionalità del liutaio”, erede della Tradizione e, al contempo, capace di svilupparla.

Anna Maramotti
Presidente Associazione Liutaria Italiana

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