Germani di Cingia, inaugurato dal Vescovo il Centro Diurno
Mons. Dante Lafranconi ha dedicato l’intera mattinata di venerdì 24 agosto alla Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti, la struttura sanitaria che può ospitare oltre 300 persone e che offre una serie di servizi alla persona all’avanguardia. Il Vescovo è giunto poco dopo le 9 accolto dal presidente del Consiglio di amministrazione, dottor Riccardo Piccioni, dai consiglieri, dalla direttrice generale, dottoressa Marina Generali, dal presidente emerito Adelfo Mignoni, dal parroco di Cingia, don Gianpaolo Mauri, dal sindaco Claudio Soldi e dal vicario zonale don Antonio Censori. Nella cappella il presule ha celebrato l’Eucaristia nella festa liturgica di San Bartolomeo apostolo ricordando la fondatrice Elisabetta Germani nell’anniversario della morte e don Giancarlo Lazzarinetti, cappellano della struttura sanitaria dal 2006 e scomparso all’inizio di agosto per un malore improvviso.
Successivamente il presule ha benedetto i nuovi locali del Centro Diurno Integrato, accreditato per 40 posti e già operativo da una decina di anni e che ora potrà godere di spazi più luminosi e confortevoli. «Il servizio, attivo sette giorni su sette, dalle 8 alle 18 – spiega Piccioni -, raccoglie persone da ben 16 comuni della provincia: Casteldidone, Cella Dati, Casalmaggiore, Cingia de’ Botti, Cremona, Derovere, Gussola, Motta Baluffi, Pieve San Giacomo, Pieve d’Olmi, San Martino del Lago, Scandolara Ravara, Solarolo Rainerio, Sospiro, Torre de’ Picenardi, Torricella del Pizzo». «Questa inaugurazione – spiega la direttrice Generali – sta a significare che il “Germani” desidera mantenere vivo lo spirito della fondatrice che, tra l’altro, non potè vedere conclusa l’opera. Ella volle questa struttura per rispondere ai bisogni delle persone più fragili della nostra società. Le necessità, rispetto a un tempo sono mutate, ma noi cerchiamo di soddisfarle al meglio: e il Centro Diurno, particolarmente apprezzato, è una delle nostre risposte». All’inaugurazione erano presenti anche i quattro giovani profughi della Libia ospitati da circa un anno nella Fondazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA