Cronaca

Cremona si spegne: affitti stellari per negozi chiusi, più tasse (Imu, Irpef, rincari di palestre e scuole) parcheggi carissimi e vuoti Ma c'è un futuro per la città?

La città si spegne, le serrande vengono abbassate, i negozi in questa torrida estate aprono poche ore per risparmiare su personale ed energia. L’arrivo del caldo e la fine dei giovedì d’estate sono coincisi con la chiusura di una dozzina di negozi storici in centro e prima periferia. In questi giorni – se si escludono i giorni di mercato – la città è desolante: in fuga dalle vetrine del centro, i cremonesi vanno nei centri commerciali dove trovano parcheggi gratuiti, aria condizionata e spesso prezzi più contenuti. Un’estate disastrosa  per i commercianti, per i lavoratori del commercio (al sindacato c’è grande preoccupazione per la “ripresa” di settembre) ma anche per tanti cremonesi alle prese con le stangate di Monti, le stangate di Perri (Imu, Irpef, asili, nodi, palestre, piscine, cimiteri ecc.) e una economia che non si riprende, anzi che peggiora specialmente nel metalmeccanico e nell’edilizia. Certo la crisi di Cremona parte da lontano ma basta girare un po’ per la città e il colpo d’occhio negativo è immediato. Corso Campi, un negoziante conferma l’estate disastrosa, e mostra la sua bolletta dell’affitto: 4800 euro al mese. Impossibile far tornare i conti. Una barista, in pieno centro, lamenta un affitto da 4mila euro al mese: “Dovrei fare 4mila caffè al mese solo per l’affitto, ma poi mi restano due dipendenti, il plateatico, le tasse, le insegne. Non ce la faccio più”. Sappiamo di affitti pesanti in ogni parte del centro, in alcune zone si sfiorano i 12mila euro al mese pagati da una catena dell’abbigliamento intimo, i 6mila chiesti per doppie vetrine in corso Campi. Il risultato? Corso Garibaldi (-27 negozi), corso Campi (-4), corso Mazzini (-7). In cambio arrivano le macchinette distributrici di bevande, caffè e pasti caldi. Ma la lamentela dei commercianti è continua: e si prendono di mira i permessi che i commercianti dovranno pagare per arrivare sul posto di lavoro (150 euro), le tariffe dei parcheggi (“1,30-1,50 per un’ora neanche fossimo in San Babila a Milano…”), la mancanza di iniziative di richiamo, la politica amministrativa dell’espulsione di residenti dal centro città in favore dei paesi dell’hinterland, la perdita di appeal della città del Torrazzo. Un commerciante di via Monteverdi ci prende sottobraccio e ci accompagna nel parcheggio di piazza Marconi: contiamo 20 vetture, per una spesa sostenuta dal Comune di quattordici milioni di euro. C’è un futuro per Cremona?

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