Cronaca

Celebrate le esequie di don Lazzarinetti a Borgo Loreto

Sono stati celebrate nella mattinata di martedì 7 agosto, nella chiesa parrocchiale di Borgo Loreto, le solenni esequie di don Giancarlo Lazzarinetti, deceduto improvvisamente per arresto cardiaco nella notte tra sabato 4 e domenica 5 agosto a Villa Flaminia, la casa del clero di via Miradori a Cremona dove risiedeva dal 2006. A presiedere il sacro rito il vescovo Lafranconi, affiancato dal vicario generale mons. Mario Marchesi, dal parroco don Giuseppe Ghisolfi e da una cinquantina di sacerdoti. Stipata l’aula eucaristica da parrocchiani, membri del cammino neocatecumenale di cui don Lazzarinetti faceva parte, malati e personale della casa di cura Germani di Cingia de’ Botti dove era apprezzato cappellano. Molti poi gli amici conosciuti nei tanti pellegrinaggi che egli amava compiere, tra di essi anche il dottor Giovanni Sesana, presidente di Brevivet cui è associata l’agenzia viaggi diocesana Profilotours. Prima dell’inizio dell’Eucaristia, il nipote di don Lazzarinetti, Adriano, ha letto il testamento spirituale del sacerdote, scritto il 7 ottobre 2007. La salma è stata tumulata nel cimitero di Cremona, accanto agli amati genitori Dino ed Elsa.

Sulla bara sono stati posti i segni di tutta una vita: il calice che usava durante le celebrazioni eucaristiche, la cotta che indossava per amministrare i sacramenti, la palma che gli era stata consegnata al termine della “redditio”, uno dei passaggi che scandiscono il percorso di riscoperta del battesimo nel cammino neocatecumanale. C’era perfino una borsa, quella che lo accompagnava nei tanti pellegrinaggi compiuti, sia diocesani e sia con “La Nostra Famiglia”, l’associazione che raccoglie famiglie con bambini disabili conosciuta nel lontano 1979.

Il testamento spirituale

Un’esistenza vissuta nella gratitudine e nello stupore quella di don Giancarlo Lazzarinetti, così come traspare dal suo testamento spirituale letto dal nipote Adriano, prima dell’inizio delle esequie. Una vera e propria ricapitolazione della propria vita a partire dalla memoria della sua famiglia e dei preti che hanno contribuito alla sua formazione: i suoi parroci don Tullio Baldocchi e don Renzo Gardani e i superiori del seminario mons. Dondeo, mons. Grazioli, mons. Brioni. Poi un accenno ai vescovi: mons. Bolognini che lo ordinò prete nonostante non fosse «una cima a scuola e uno stinco di santo», mons. Amari che preferiva stare con i preti giovani, mons. Tagliaferri che gli volle bene «oltremisura», mons. Assi dal quale imparò molto per il suo sacerdozio ormai maturo, mons. Nicolini di «grande cultura e pietà» e infine mons. Lafranconi, che oltre ad essergli stato padre gli fu amico e dal quale ha fatto grande tesoro «delle sue omelie e relazioni e della sua spiritualità».

Don Lazzarinetti ringrazia poi i sacerdoti e le comunità che ha servito, rassicurando di aver fatto tutto con amore. Passa in rassegna prima S. Agata dove ha svolto il ministero di vicario e poi Borgo Loreto dove oltre ad essere stato vicario è stato parroco: «gioie e delusioni – scrive – mi hanno accompagnato, però non mi sono mai disarmato». Accenna quindi a San Sigismondo dove rimase solo sette anni e dove si introdusse non senza fatica nella comunità. Cita i ragazzi e le ragazze delle scuole medie e superiori ai quali insegnò religione per 35 anni, i frequentatori della mensa cittadina ODA-POA situata nella parrocchia di Sant’Agata, i giovani dei soggiorni estivi che gestì con gioia e passione, le ragazze dell’istituto “Buon Pastore” che contribuì a recuperare alla vita buona e onesta.

Di seguito don Lazzarinetti ringrazia le religiose delle varie case situate in città e l’associazione “Nostra Famiglia” che raccoglie famiglie con bambini disabili: «per me – conclude – è stata una grazia partecipare ogni anno, dal 1979, al pellegrinaggio a Lourdes. I bambini ammalati, ma oranti, gli accompagnatori commossi, le “piccole Apostole” come angeli custodi: tutti mi aiutavano a percepire facilmente la fede, la carità e la presenza del Soprannaturale».

Infine un commosso e suggestivo atto di abbandona alla Santissima Trinità da cui sgorga la capacità di amare tutte le persone e soprattutto di perdonare quanti «hanno causato dolore nel cuore».

L’omelia di mons. Lafranconi

Nell’omelia mons. Lafranconi ha ricordato di aver incontrato don Giancarlo per l’ultima volta alla fine di giugno, durante l’annuale incontro dei sacerdoti ordinati nel 1964: «Egli amava questo momento di forte spiritualità e fraternità e non lesinava di macinare tanti chilometri per poter essere presente». Era quello il momento per rinnovare la propria fedeltà al ministero, di ribadire l’impegno adi essere «Testimone di Cristo tra la gente», così come scrisse sull’immaginetta della prima Messa e così come ha ripetuto nel suo testamento spirituale. «Un impegno – ha ricordato il Vescovo – continuamente rinnovato nell’adorazione eucaristica che don Giancarlo amava fare quotidianamente, nella certezza che solo nel tu per tu con Dio si può trovare la forza di compiere il proprio dovere di sacerdoti».

Mons. Lafranconi ha poi elogiato il sacerdote defunto per lo stile del suo testamento spirituale: «Egli ha riletto la propria storia alla luce della grazia facendo del proprio passato una seria e metodica preparazione al futuro. Egli, anzitutto, ricorda quello che Dio ha compiuto per lui e confessa di aver fatto tutto con amore. Ciò non vuol dire che abbia fatto tutto giusto, ma certamente ciò che ha compiuto l’ha fatto con retta intenzione. Fare tutto con amore dovrebbe essere l’aspirazione prima di ogni prete e di ogni cristiano».

Il presule ha poi affidato don Giancarlo alla benevolenza di Dio: «Il brano del libro delle Lamentazioni che abbiamo appena ascoltato ci ricorda che la misericordia di Dio è inesauribile. Rammentiamolo nella nostra esperienza di fede, soprattutto nei momenti di crisi. Fare esperienza del perdono di Dio è liberante e ci spinge inevitabilmente a perdonare che ci ha fatto del male».

Infine un accenno personale: «Nel suo testamento spirituale – conclude Lafranconi – don Giancarlo scrive di avermi voluto bene anche perché, probabilmente, sarei stato l’ultimo Vescovo della sua vita. Le sue parole mi hanno commosso e ci ricordano l’importanza di mantenere un rapporto di amicizia, di affetto e anche di obbedienza con il proprio Vescovo. A don Giancarlo chiedo due favori: di aiutare il Vescovo e il presbiterio a crescere in una vera fraternità e a far emergere anche nella coscienza della Chiesa la bellezza del dono della vocazione sacerdotale».

È seguita la liturgia eucaristia e i riti di commiato con l’aspersione con l’acqua benedetta e l’incensazione della salma. Quindi il presule, insieme agli oltre cinquanta sacerdoti, ha accompagnato don Giancarlo all’esterno della chiesa di Borgo Loreto dove ad attenderlo c’era il carro funebre. Un’ultima benedizione e poi via, verso l’ultima meta terrena, con quella borsa che ha segnato tanti suoi pellegrinaggi e che ora lo accompagna all’incontro con Cristo.

Biografia di don Lazzarinetti

Don Giancarlo Lazzarinetti era nato a Vescovato il 7 novembre 1935 ed era stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1964 mentre risiedeva a Pieve San Giacomo. È stato vicario nella comunità Beata Vergine Lauretana e San Genesio in Cremona (Borgo Loreto) dal 1964 al 1967, poi ancora vicario a Sant’Agata dal 1967 al 1981. Il 24 ottobre 1981 la promozione a parroco della Beata Vergine Lauretana e San Genesio in Cremona (Borgo Loreto) dove è rimasto fino al 2000 quando mons. Nicolini lo volle parroco di San Sigismondo Re e Martire in città. Qui don Lazzarinetti è rimasto fino al 2006 quando la parrocchia fu soppressa per accogliere la comunità monastica femminile domenicana proveniente da Fontanellato (Parma). Attualmente ricopriva l’incarcio di cappellano dell’ospedale “Germani” di Cingia de’ Botti e dal 1996 era consulente ecclesiastico del Patronato “Pro Mutis”.

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