L'OPINIONE – Strage di ciclisti, possiamo parlarne?
E’ dimostrato che andare in bicicletta fa bene, anzi benissimo. Migliora le nostre condizioni fisiche. Una tranquilla passeggiata in bicicletta aiuta persino i cardiopatici, favorendo una migliore circolazione del sangue; è utile per mantenere un peso forma indispensabile per la salute, senza necessariamente frequentare palestre e saune; ma soprattutto migliora il tono dell’umore, e questo è certo l’aspetto più interessante in una società in cui lo stress, l’ansia e la depressione sono costantemente in agguato. L’aria sulla pelle, il vento tra i capelli, il paesaggio che si muove lento intorno a noi, la riscoperta della lentezza come filosofia di vita, la “slow life”, come dicono gli inglesi. E poi non ha costi, e con la benzina verde a quasi due euro al litro anche questo è un buon antidoto al cattivo umore.
Ma nelle ultime settimane ben 15 persone hanno perso la vita in sella ad una bicicletta, e questo è inaccettabile in una società civile.
12 luglio: Giorgia Graziano (13 anni, Padova) travolta sulle strisce pedonali mentre andava a scuola
13 luglio: Valerio Zeffin (18 anni, Lomazzo) travolto da un furgone dopo una caduta accidentale
14 luglio: Giovanni Fantola (41 anni, Cagliari)
14 luglio: Senza Nome (79 anni, Bologna) tamponato da un furgone
16 luglio: Paolo Tomasello (44 anni, Treviso)
17 luglio: Isa Veluti (55 anni, Lodi) consigliere comunale travolta sulle strisce mentre si recava al lavoro
18 luglio: Gianmatteo Gerlando (28 anni, Torino) travolto sulle strisce mentre tornava dal lavoro
18 luglio: Orlando Danieli (78 anni, Treviso)
18 luglio: Giovanna Bolsi (71 anni, Casalmaggiore) travolta da camion della nettezza urbana
20 luglio: Pasquale Pieraccini (65 anni, Forlì) travolto da camion della nettezza urbana
20 luglio: Giorgio Frigerio (47 anni, Lecco)
21 luglio: Alessandro Orlandini (52 anni, Modena) travolto da un’auto
25 luglio: Rufus Ezekie (28 anni, Busto Arsizio) travolto da un’auto mentre tornava dal lavoro
25 luglio: Senza Nome (38 anni, Avellino) carabiniere travolto da auto dopo caduta accidentale
2 agosto: Mario Zaniboni (60 anni, Castelverde) travolto da auto mentre tornava dal lavoro
E forse ce ne sono altri di cui non so. Dall’inizio dell’anno siamo quasi a 150 e, con questo passo batteremo tutti i più tristi record. Ogni anno sparisce un piccolo Comune dalla cartina dell’Italia.
Non credo che ad alcuna di queste vittime possa essere addossata la colpa di aver pedalato su di un marciapiede o di non aver rispettato le regole del Codice, ma al di là della forma degli incidenti, di per sé gravissimi, vorrei sottolineare che le notizie sono apparse sempre e soltanto con più o meno risalto solo nelle cronache di giornali locali. Fiumi di pagine sul ritorno di Berlusconi, sul presunto figlio di Balotelli o di Belen o sul massacro di Denver, sulla Pellegrini e Magnini, ma di questa piccola strage nessun editorialista si è soffermato a riflettere sui motivi che ne stanno alla base. Sempre un articolo che parla della vittima con toni di profondo rammarico, mai un articolo di denuncia della pericolosità delle nostre strade, di regole del Codice della Strada che andrebbero modificate, dell’INAIL che non riconosce l’infortunio initinere, e della “poca attenzione” con cui troppi automobilisti guidano?
In altre nazioni, già più di 30 anni fa, a fronte di numeri simili sono state adottate misure atte a ridurre gli incidenti limitando il numero e la velocità degli automezzi nelle città, investendo oltre che sull’educazione con efficaci campagne di sensibilizzazione, soprattutto sulla sicurezza di ciclisti e pedoni.
I costi sociali di questi incidenti sono spaventosamente enormi e bisogna assolutamente che tutti noi, amministratori in primis, ci si ponga la domanda se 15 e più morti morti in meno di 30 giorni sia un bilancio accettabile. A cosa o a chi è imputabile questa situazione e cosa può fare ognuno di noi per cambiarla?
Continuiamo a parlare di “disgrazie”? Vogliamo sempre dire che “è colpa dei ciclisti”? Basta con le solite stantie battute e beceri luoghi comuni. Vogliamo continuamente far passare l’assunto che siccome “il ciclista non aveva il giubbbino rifrangente obbligatorio, o il fanalino acceso” allora se l’è cercata? Bene, allora continuiamo a far violenza alle donne perchè vanno a far la spesa con la minigonna ecc. ecc.. Centinaia di migliaia di cittadini hanno scelto la bicicletta come mezzo di trasporto per il lavoro e per il tempo libero e devono poter godere degli stessi diritti di chi invece ha scelto mezzi diversi.
La bicicletta è bella come oggetto, elegante nella sua rotonda linearità, positiva come filosofia di vita, è sobria, ecologica, democratica e trasversale alle classi sociali. Quello che conta è che ognuno, inforcandola, non dimentichi che è un mezzo di locomozione che ci porta nel traffico, e che è dunque indispensabile seguire le regole del codice della strada. Tenere la destra, non zigzagare, segnalare le curve, non andare contromano…Sembra un’ovvietà ma non è così. Per andare in sicurezza pedalando è necessario anche conquistarsi la simpatia e la benevolenza degli automobilisti.
Vien da chiedersi perchè manchino amministratori desiderosi di raccogliere un facile e ampio consenso, oltre che perseguire obiettivi concreti come la diminuzione dell’inquinamento e del traffico.
Piercarlo Bertolotti
Presidente Fiab Biciclettando Cremona
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