Cronaca

"Difendiamo la Fondazione Stradivari, il centro della liuteria sono le botteghe" Mondomusica, interviene Anna Maramotti

Prende slancio il dibattito sul futuro della nostra liuteria. Dopo l’intervento di Paolo Bodini su Mondomuscia a New York, le prese di posizione dell’Anlai, dei liutai della Cna, di altri maestri come Pistoni che hanno affidato al nostro sito le loro opinioni, ci scrive un intervento di grande spessore la professoressa Anna Maramotti, docente universitaria di storia e teoria del restauro e presidente dell’Associazione Liutaria Italiana. La studiosa cremonese, un nome di altissimo livello nel panorama culturale italiano e internazionale, scrive difendendo il ruolo della Fondazione Stradivari. Ecco il testo integrale.

Egregio Direttore,

non entro in merito alla diatriba che oppone Bodini a Piva: in questi giorni non è certo il caso di mettere legna sul fuoco!,  ma come Presidente dell’A.L.I.  non posso sottrarmi ad alcune considerazioni. Tenuto fermo che nessuno mette in discussione il ruolo di Mondomusica, volutamente non voglio parlarne. A ben vedere si tratta di una manifestazione che ha prevalentemente carattere commerciale e personalmente non ho competenze in merito. Lascio quindi ai liutai discuterne.

Anna Maramotti

Credo però valga la pena spostare l’attenzione sulla Fondazione Antonio Stradivari. Parlare del Concorso Triennale, soprattutto in questo periodo, è certamente doveroso. Procediamo comunque con ordine. Il Concorso coinvolge “direttamente” i liutai cremonesi. L’evento pone la Città come centro internazionale della liuteria. Ciò accade non solo nei giorni in cui si svolge, ma rimane motivo costante nella considerazione nella comunità liutaria. Cremona, attraverso il Concorso, si è riaffermata come luogo “storico”,  ma anche come luogo “vivo”. Su Cremona, lo si voglia o no, tutto il mondo liutario  si trova a convergere. La Città diviene non solo un temporaneo catalizzatore, ma per tre anni afferma i caratteri della liuteria contemporanea consegnandola al futuro. Senza il Concorso la liuteria avrebbe vita spontanea, ma non avrebbe una consistenza storico-culturale tracciabile che ne definisca tendenze e sviluppo.
Mi piace ricordare come “i nostri liutai siano gnomi sulle spalle di giganti”. Ebbene, in questa posizione che permette  una prospettiva più ampia, i liutai divengono i protagonisti di un “certamen” . E’ in questo confronto, a volte discusso, persino a volte fortemente contrastato, che i nostri liutai possono rendersi conto di quale sia il futuro della loro arte, di quali siano i cambiamenti  posti in essere dalle altre “liuterie” e  quale rapporto si venga ad istaurare con il mondo della musica, non meno che della cultura come tale.
Il luogo della liuteria è “una Cremona sede di quest’arte” in quanto  espressione di  “cultura immateriale”. Non esiste un centro della liuteria cremonese, il centro è la realtà diffusa delle botteghe. E’ la loro presenza “prepotente” in Città  a testimoniarne la “tradizione viva”. Tutto fa riferimento a questa realtà che si coniuga con i monumenti e con la stessa struttura urbana, persino con il territorio. In  quest’ottica la Fondazione Antonio Stradivari assolve il compito di  riaffermare e di promuovere un “fatto” che si qualifica in prima istanza come “espressione di cultura”, appunto di “cultura immateriale”. Questo compito, cresciuto nel tempo all’interno della Fondazione, consente, come già si è detto, lo sviluppo potenziale della liuteria. Qui necessariamente quanto detto andrebbe argomentato ripercorrendo la storia della Fondazione.

Onde non tediare il lettore mi limito a due riferimenti che ritengo fondamentali. In prima istanza, corre l’obbligo di ricordare l’iniziativa de The Friends of Stradivari. Non si tratta solo di portare a Cremona strumenti appartenenti a collezioni preziose, come se si trattasse di una mostra permanente, ma la funzione fondamentale della presenza di questi strumenti consiste nella possibilità di poterli studiare. Nel caso della liuteria lo studio non è mera curiosità, ma ha come riscontro la “conoscenza” che si traduce in un  “saper fare”.

Il secondo esempio parte da un recente avvenimento:  la mostra “Cremona, 500 Jahre Metropole des Geigenbaus” (“Cremona, cinque secoli di liuteria”). Riprendo quanto affermato dal Borgomastro Paul Jacob durante la cerimonia di apertura: “La storia comune della liuteria  unisce le nostre città e così è nato in brevissimo tempo un vivo sodalizio. L’anno scorso il Museo di Cremona ha ospitato la collezione di liuti e quest’anno possiamo ammirare le massime creazioni della liuteria storica – violini di Andrea Amati, Antonio Stradivari, Giuseppe Guarneri “del Gesù”, Francesco Ruggeri ed Enrico Ceruti – nel Museum der Stadt”. Ebbene due considerazioni: la prima prende le mosse dalla necessità di un confronto attivo che consenta di ripensare alla storia degli strumenti, non dimenticando che la liuteria non è solo “il violino”;  la seconda è la riscoperta di un aspetto della cultura “europea” che ci permetta  di condividere con Füssen la nostra appartenenza all’Europa. Da una parte il confronto costituisce spunto per il potenziale sviluppo. Non si può infatti dimenticare che oggi la musica richiede strumenti che nel tempo sono divenuti obsoleti. Analogamente, è presente una domanda di nuovi strumenti. Questi  possono nascere solo dalla conoscenza di quanto chi ci ha preceduto ha realizzato. Oggi sono questi stessi strumenti a suggerire “nuovi” timbri e forme.  Al contempo, attraverso la musica si possono riscoprire “radici comuni”, che ci fanno dire come l’Europa non  sia una realtà solo economica, ma abbia ben più complesse origini.

Come Presidente dell’A.L.I. era mio preciso compito riconoscere, se pure in modo molto sommario, il ruolo di un’Istituzione che ha supportato e supporta la liuteria nel mondo e che ne ha consentito e  ne consente lo sviluppo attraverso  lo studio, la ricerca e la divulgazione.  Sono consapevole di non avere detto nulla di nuovo, ma forse, qualche volta ricordare  è doveroso.  Nessuna istituzione si sviluppa spontaneamente. E’ quindi altrettanto doveroso ricordare che un tale risultato è stato reso possibile per l’impegno e le capacità di chi lo presiede e lo dirige: il Prof. Bodini e la Dr.ssa Villa.

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