Cronaca

Tagli delle province, con chi unirsi? Presidenti si ribellano: sfrattiamo lo Stato Mantovani e lodigiani ci 'snobbano'

Sopra, Salini

La provincia di Cremona verrà cancellata. Lo ha stabilito il governo Monti. Da giorni è cominciato il balletto degli accorpamenti che vede il nostro territorio affiancato a Mantova, Lodi o addirittura a Piacenza. Gli abitanti delle varie province, specialmente sulla rete, stanno esprimendo il loro parere. Curioso il titolo della Gazzetta di Mantova: “Il popolo del web boccia l’ipotesi di alleanza con Cremona”. “Cosa c’entra Mantova con Cremona – scrive Cristina sul quotidiano on-line mantovano- non c’è nemmeno l’autostrada. Sono un’ex mantovana ma con il cuore a Mantova, e se fossi lì mi darei da fare per indire un referendum popolare di annessione al Veneto o all’Emilia”. “Da suzzarese doc – scrive Enrico – non posso immaginare di dover dire nato a Suzzara, provincia di Cremona”. “Inaudito – scrive invece Alessandro – Mantova resta Mantova e Cremona resta Cremona”. “Preferisco non avere più la Provincia che unirmi ai cremonesi”, dice Emanuele . “Per me è sufficiente che non finiamo sotto Verona”, replica Grazia.
A Piacenza, in discussione c’è un referendum per staccarsi dall’Emilia e andare in Lombardia, o con Cremona o con Lodi. A confronto in questi giorni, la posizione della parlamentare democratica piacentina Paola De Micheli che ha dichiarato “la proposta di referendum per il cambio di Regione appare assolutamente stucchevole e sbagliata”, lanciando la Provincia del Gusto con Parma e Reggio Emilia, e la posizione dell’onorevole del Pdl Tommaso Foti che esclude Cremona e lancia l’accorpamento con Lodi, previo referendum.
Il responsabile di palazzo San Cristoforo ha quindi riconfermato la pista che predilige: «Considerato che per ragioni legislative, Lodi non potrà andare con Milano e tenendo conto che l’unione con Pavia sarebbe poco opportuna visto che quello è un territorio troppo grande e diverso dal nostro, allora si tratta di ragionare di una ricomposizione tra le Province di Lodi, Cremona e Mantova – dice Foroni -. Il tema sarà oggetto di una discussione del consiglio delle autonomie locali, dove il territorio è rappresentato da me e dal sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini».
A Lodi, infine, si pensa che la cosa migliore possa essere un’unione con la parte cremasca della provincia cremonese (Spino d’Adda, Rivolta, Dovera, Pandino, poi tutti i paesi più piccoli vicino a Crema, tra cui Bagnolo, Chieve, Trescore, Vailate, senza considerare Soncino), anche se così facendo si rispetterebbero i criteri di popolazione e numero di comuni, ma non quello di estensione. Il responsabile di palazzo San Cristoforo, dunque, ha riconfermato la pista che predilige: “Considerato che per ragioni legislative, Lodi non potrà andare con Milano e tenendo conto che l’unione con Pavia sarebbe poco opportuna visto che quello è un territorio troppo grande e diverso dal nostro, allora si tratta di ragionare di una ricomposizione tra le Province di Lodi, Cremona e Mantova – dice Foroni -. Il tema sarà oggetto di una discussione del consiglio delle autonomie locali, dove il territorio è rappresentato da me e dal sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini”.

AGGIORNAMENTO – VERTICE DEI PRESIDENTI DI PROVINCIA DEL NORD: “SFRATTIAMO LO STATO”

Mentre si inseguono le ipotesi di unioni per la Provincia di Cremona e il presidente Massimiliano Salini ha iniziato un confronto con i colleghi di Lodi (soprattutto) e Mantova, a Verona si è tenuto un incontro  tra i rappresentanti delle Province di Lombardia, Veneto e Piemonte. Presente ovviamente anche lo stesso Salini. Tema: le sforbiciate del Governo. Risultato: una “ribellione” contro la spending review e gli accorpamenti delle Province.

“Abbiamo deciso che i nostri interlocutori, d’ora in avanti, non saranno più né il Governo né il Parlamento, che purtroppo non ci ascoltano, ma soltanto i cittadini. Sono loro, infatti, le vittime sacrificali di questa riforma pasticciata e paradossale che vedranno presto venir meno servizi fondamentali, come trasporto locale, raccolta di rifiuti e manutenzione di scuole e strade”. Ad annunciarlo è il Presidente dell’Unione Province Lombarde, Massimo Sertori, a margine del vertice che si è svolto a Verona e che ha visto riunite per la prima volta tutte le Province di Lombardia, Piemonte e Veneto. “L’ha certificato anche lo stesso Centro Studi del Senato – sottolinea il numero uno dell’UPL -: la spending review non è assolutamente un’operazione anticasta, ma un modo per togliere rappresentanza democratica ai territori in favore di enti più costosi governati da nominati che non avranno mai alcun interesse ad ascoltare davvero la gente”.

Sertori, quindi, lancia una vera e propria offensiva: “Lo sfratto delle amministrazioni dello Stato che occupano immobili provinciali è una conseguenza ovvia, naturale, del fatto che non ci verranno più pagati gli affitti, in base alle normative della spending review”. Questo, infatti, è previsto dall’art. 3 comma 2 del decreto legge, che stabilisce che le regioni e gli enti locali debbano concedere alle amministrazioni dello Stato, per le finalità istituzionali di queste ultime, l’uso gratuito di immobili di loro proprietà. “Un provvedimento grave – sottolinea Sertori -, perché si aggiunge ai tagli pesanti e indiscriminati che colpiscono maggiormente chi è più virtuoso e ha già risparmiato, rispetto a chi spreca ed è inefficiente”. Dei 500 milioni di tagli previsti nel 2012 per le Province, infatti, le stime parlano di 158 milioni solo per Lombardia, Veneto e Piemonte, quasi un terzo del totale; anche per questo i territori provinciali del Nord hanno scelto di mobilitatarsi incontrandosi oggi e approvando all’unanimità un documento che verrà sottoposto all’attenzione dell’UPI. “Siamo preda di una vera e propria deriva centralista – conclude Sertori – ma il Nord non intende certo restare con le mani in mano: l’incontro di oggi è un chiaro segno di questa volontà ed è solo l’inizio di un’intensa collaborazione futura: il riordino dei nostri territori non può essere calato dall’alto in base a rigidi criteri ma deve venire dal basso, tenendo conto del numero dei comuni e della necessità di un ente che, come la Provincia, sappia fare sintesi e riesca a farsi ascoltare dalla Regione e dallo Stato”. Per le Province lombarde erano presenti: Ettore Pirovano (Bergamo); Daniele Molgora (Brescia); Massimo Salini (Cremona); Leonardo Carioni (coomissario Como);  Pietro Foroni (Lodi); Alessandro Pastacci (Mantova); Dario Allevi (Monza e Brianza); Massimo Sertori (Sondrio e Presidente UPL); Dario Galli (Varese).

IL DOCUMENTO INTEGRALE APPROVATO NEL VERTICE: CLICCA QUI

 

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