Tempo pieno, l'assessore Alquati: "Giunta libera di decidere La sperimentazione partirà"
I sindacati disertano il tavolo delle trattative (“Prima vogliamo i dati richiesti”, scrivevano in una nota) e l’assessore fa muro contro muro. Con un lungo documento approvato all’unanimità dalla Giunta ribadisce l’autonomia decisionale e il ruolo di governo locale dell’amministrazione. “Negli incontri di trattativa del 30 maggio e dell’11 giugno 2012 – comincia Jane Alquati – la delegazione di parte pubblica presieduta dal Direttore Generale ha informato preventivamente la delegazione sindacale (composta dalla RSU interna e dai rappresentanti confederali CGIL, CISL e UIL) di voler procedere ad una rapida verifica riguardante le difficoltà di organizzazione del tempo prolungato nelle scuole per l’infanzia e gli asili nido comunali e sull’eventuale nuova organizzazione dei Centri Infanzia e Gioco situati a Palazzo Duemiglia. Le ragioni di tale riflessione avevano soprattutto origine da alcuni specifici elementi che furono presentati puntualmente dall’Assessore alle Politiche Educative e dalla Presidente della relativa Commissione consiliare nella seduta del 15 giugno 2012. In tale occasione venne chiarito quanto segue: nel 2011 il Regolamento comunale era stato già modificato dal Consiglio con delibera n. 7 del 07/02/2011 e il numero minimo di bambini per realizzare il tempo prolungato in una scuola era già stato ridotto da 15 a 10, ciò nonostante assistiamo oggi ad un calo di iscrizioni e, se non intervenissimo, rischieremmo di non raggiungere il numero minimo di 10 bambini in alcune scuole (almeno 3). Il D.L. 78/2010 ha obbligato gli Enti Locali (i Comuni in particolare) ad effettuare assunzioni a tempo determinato per una spesa pari al 50% di quelle sostenute allo stesso titolo nell’anno 2009; conseguentemente, anche se dal 2013 si ipotizzasse una deroga per il personale educativo, non esiste oggi la certezza di poter assumere tutte le insegnanti che servirebbero se decidessimo di tenere il servizio in gestione diretta utilizzando la graduatoria triennale delle insegnanti per attivare 13 sedi di tempo prolungato e due iniziative come il Centri prima infanzia e il Centro gioco. La trasformazione del servizio più vicino al concetto di “conciliazione scuola/famiglia” garantisce la possibilità di poterlo realizzare in tutte le 13 strutture (9 Materne e 4 Asili Nido), mantenendo pertanto inalterata l’offerta alle famiglie e cercando di mantenere ugualmente uno standard elevato di qualità. Sono state invitate 8 cooperative cremonesi e, sulla base delle loro eventuali manifestazioni di interesse, si è deciso di costruire un progetto sperimentale per l’anno 2012/2013 in grado di coprire la fascia oraria 16.00/18.00 (dal lunedì al venerdì), cercando di far utilizzare alle cooperative in parte anche le insegnanti della nostra graduatoria. Le famiglie potranno disporre di un servizio analogo a costi pressoché invariati nelle scuole infanzia (25,00 Euro al mese) e leggermente aumentati negli asili (lo stesso aumento del 10% già deciso dalla Giunta sulle rette “ordinarie” verrà applicato sul costo già in essere)”.
“Su specifica richiesta delle organizzazioni sindacali confederali – continua l’assessore – il 27 giugno il Sindaco, l’Assessore competente e l’Assessore al Bilancio, affiancati dal Direttore Generale e dallo staff di direzione del Settore Politiche Educative, hanno incontrato una nutrita delegazione sindacale per confrontarsi ulteriormente sulle motivazioni dell’ipotesi avanzata dall’Amministrazione, al fine di condividere nel merito le consistenti difficoltà legislative, economiche ed organizzative che di fatto stanno rendendo impossibile mantenere in gestione diretta lo svolgimento del tempo prolungato presso le 13 strutture comunali e l’organizzazione dei Centri prima infanzia e Spazio Gioco. In tale occasione venne precisato quanto segue: il tentativo era quello di raggiungere l’accollo in via sperimentale per l’anno scolastico 2012-2013 e con una procedura negoziata (procedura anomala adottata proprio per poter verificare la bontà di un simile affidamento e l’effettiva possibilità di proseguire nel tempo) che avrebbe dovuto proprio in fase di stipulazione del contratto, perfezionare tutta una serie di elementi insiti nel progetto; veniva da subito precisato che nel bilancio 2012, per il servizio di tempo prolungato e per la competenza del periodo settembre/ dicembre, era stata costituita una postazione economica pari a 42.000,00 Euro, ipotizzata sulla base di indicatori certi quali il numero delle scuole (13), le ore di prestazione giornaliera in ogni singola struttura (2) ed il costo orario contrattuale di un operatore qualificato di un’eventuale cooperativa da collocarsi in fascia 27/29 Euro all’ora; le tariffe sarebbero state di 25,00 Euro mensili per il tempo prolungato presso la scuola infanzia e di 30,00 Euro mensili presso gli asili nido; per i servizi Centro prima infanzia e Centro gioco, sempre per la competenza settembre/dicembre, venivano messi a disposizione 10.000,00 Euro con l’aggiunta per le cooperative di quote mensili incassate direttamente da loro ipotizzate in una fascia fra i 50,00 ed i 100,00 Euro”.
“Nel merito della questione – si legge – la Giunta intende ribadire in primo luogo la scelta intrapresa rispetto all’affidamento dei servizi sopra citati, confermando il nuovo modello di carattere sperimentale frutto di un’attenta e competente valutazione tecnica nonchè di una completa condivisione con la maggioranza che sostiene questa Amministrazione. Il Comune di Cremona ritiene indispensabile perseguire l’obiettivo di offrire servizi di qualità, quali il tempo prolungato, con una giusta attenzione ai costi nell’ottica di un sistema di gestione integrata fra pubblico e privato sociale, che permetta di rispondere ai nuovi bisogni delle famiglie e della società.
L’impegno di mantenere il tempo prolungato nelle scuole comunali, a prescindere dai dati quantitativi sulla frequenza, rimane un obiettivo prioritario per non colpire le fasce sociali più deboli. Abbiamo valutato l’ipotesi di attivazione del tempo lungo solo in alcuni plessi come una limitazione alla piena offerta dei servizi e al tempo stesso alla libertà di scelta delle famiglie garantita dal regolamento comunale vigente. La proposta attuale è di un affidamento esterno al privato sociale, scelta che permette da una parte di incrementare i servizi e le richieste di flessibilità rispetto ai cambiamenti sociali intervenuti, dall’altra di rispondere all’ottimizzazione delle risorse: i dati economici presentati confermano l’abbattimento dei costi nei termini del 50%. Questa scelta consente di garantire il tempo prolungato in tutte le scuole comunali portando l’attenzione al benessere dei bambini e delle loro famiglie, garantendo ad entrambi la scuola infanzia e l’asilo nido con una offerta di funzionamento dalle ore 7,30 alle ore 18,00 di ogni giorno per 42 settimane consecutive all’anno, compresa l’offerta dei centri estivi per chi ne fa richiesta”.
“Il tema della qualità pedagogica – prosegue – continuerà ad essere un dato sicuramente imprescindibile per le scuole del Comune di Cremona, anche attraverso il consueto monitoraggio annuale rivolto ad ogni famiglia. Riteniamo che la stessa qualità pedagogica sarà garantita anche da questo nuovo modello sperimentale e sarà compito del Settore vigilare sia durante l’avvio di questa sperimentazione sia in itinere, facendo da collegamento tra la struttura interna e gli operatori del terzo settore in modo che l’offerta quotidiana si integri perfettamente. Questa è l’idea di fondo che ha l’Amministrazione: che sia arrivato il momento di promuovere una gestione pienamente integrata del sistema educativo pubblico e privato, riconoscendo ad entrambi competenza pedagogica”.
E ancora: “Ci permettiamo – è nel documento – di porre alcuni elementi di riflessione in considerazione di alcuni passaggi contenuti nelle vostre note. Rispetto al tema del lavoro e del precariato segnaliamo che l’Amministrazione Comunale non intende graduare la dignità dei lavoratori, ipotizzando classifiche secondo le quali risultino maggiormente tutelabili persone appartenenti ad una categoria di lavoratori. Rispetto all’erogazione dei servizi, riteniamo che il servizio pubblico non si qualifichi esclusivamente per il soggetto che lo eroga ma per la funzione alla quale è chiamato ad adempiere e alla capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. Il perseguimento del bene comune può essere parimenti raggiunto indipendentemente dal soggetto che opera una determinata prestazione sociale sia essa di diretta emanazione pubblica sia essa di natura privatistica. Questo principio recepito dalla nostra Carta Costituzionale ha radici antiche nella storia del nostro paese e anche della nostra realtà locale che da sempre testimonia grandi esperienze di solidarietà e di sussidiarietà. Negare questa evidenza creando contrapposizioni tra i diversi soggetti erogatori di servizi non è utile alla comunità. Al contrario vogliamo riaffermare taluni principi irrinunciabili che costituiscono il DNA di questa Amministrazione in materia di servizi pubblici: qualità del servizio, economicità delle prestazioni e libertà di scelta delle famiglie. Questo è quello che ci chiedono i cittadini e la sperimentazione che partirà a settembre consentirà di valutare l’opportunità di introdurre lo stesso percorso anche per altre attività, come per altro già attuato da diverse Amministrazioni Locali, anche di diverso orientamento culturale. Riteniamo quindi che le motivazioni fornite in occasione dei diversi incontri ed oggi integrate con ulteriori elementi siano pienamente esaustive del diritto di informazione; al tempo stesso ribadiamo l’autonomia decisionale e il ruolo di governo locale di un’Amministrazione scelta dai cittadini”.
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