Cronaca

Tamoil, per gli scarichi in Po chiesto il processo a Piacenza

L'avvocato Carlo Melzi d'Eril

E’ arrivato davanti al giudice Francesco Sora uno dei filoni della maxi indagine gestita dalla procura di Cremona sulla raffineria Tamoil. Tre gli imputati, tutti accusati di reati ambientali. Oggi in aula gli avvocati della difesa hanno sollevato due eccezioni sulle quali il giudice si è riservato di decidere nel corso della prossima udienza, fissata per il 17 settembre. Una riguardava il libico Mohamed Abulaiha Saleh: i suoi legali si sono lamentati del fatto che l’avviso di conclusione delle indagini notificato all’imputato non è stato tradotto in lingua inglese. Un’eccezione, questa, che era già stata sollevata il 29 marzo scorso davanti al giudice Guido Salvini nel procedimento sull’avvelenamento della falda acquifera da idrocarburi. In quell’occasione il gup aveva accolto l’eccezione “per ragioni prudenziali”, sottolineando però che “l’imputato risiede stabilmente a Milano dal luglio del 2006”, che “è un soggetto acculturato ed ha inoltre firmato un atto societario redatto in lingua italiana”.

La seconda eccezione riguardava uno dei capi di imputazione, secondo cui, nel settembre del 2009, si sarebbe verificato uno scarico in Po da parte della raffineria oltre i limiti previsti dalla legge. Secondo l’accusa, dal fiume sarebbero uscite acque reflue non bonificate. Da parte sua la difesa ha collocato il punto di scarico in una porzione della riva sinistra cremonese che però sarebbe già in territorio piacentino. Per questo motivo i legali di Tamoil hanno sollevato un’eccezione di competenza territoriale chiedendo uno stralcio del punto C del capo di imputazione con il relativo invio degli atti alla procura di Piacenza.

Quattro i capi di imputazione a carico di Enrico Gilberti, 64 anni, di Robecco d’Oglio, residente a Cremona, gestore della Tamoil, di Livio Ernesto Tregattini, 50 anni, di Cremona, delegato del settore ambiente e sicurezza, e del libico Mohamed Abulaiha Saleh, 61 anni, residente a Cremona, legale rappresentante della Tamoil raffinazione. Gilberti e Abulaiha Saleh sono difesi dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, del foro di Milano, mentre Tregattini è assistito dall’avvocato Isabella Cantalupo. La procura contesta l’illecita gestione di rifiuti, reati in materia edilizia, lo sversamento nel fiume Po di acque reflue industriali tossiche e pericolose e il getto pericoloso di cose.

Per quanto riguarda l’illecita gestione di rifiuti, il 26 novembre e il 4 dicembre del 2009 “stoccavano e depositavano in modo incontrollato, in più zone dell’azienda (area 1, deposito temporaneo di Tamoil, area 2, attigua al bacino di contenimento del serbatoio E29, area 3, nelle immediate vicinanze e all’interno del deposito ex Foster Wheeler ad ovest del serbatoio E29, area 4, a nord ovest del serbatoio E29, area 5, tubo di scarico al suolo presente sulla strada E209), rifiuti pericolosi e non pericolosi derivanti dalle attività di raffinazione (zolfo camino nove, percolato lavaggio lato vasche, lavaggi, ferro contaminato), sversando al suolo, privo di pavimentazione e di un idoneo sistema di convogliamento delle acque, i liquidi frammisti ad idrocarburi e sostanze altamente inquinanti percolanti dai grossi contenitori”.

I tre imputati dovranno anche rispondere di reati in materia edilizia, in quanto, così come riportato dal capo di imputazione, nel dicembre del 2009, “realizzavano senza permessi, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, in quanto ricadente nella fascia di rispetto del colatore Morbasco, 12 edifici che utilizzavano per lo stoccaggio dei rifiuti, per il deposito di attrezzature e quali veri e propri luoghi di lavoro”.

Ai tre è contestato anche l’episodio dell’ 8 settembre del 2009, quando, per l’accusa, “sversavano nel fiume Po acque reflue industriali tossiche e pericolose per la presenza, visiva e olfattiva, di idrocarburi liquidi e di sostanze derivate dalla lavorazione del petrolio”.

Infine, il reato di getto pericoloso di cose, “mediante emissione in atmosfera di gas idrocarburici provenienti dalla zona delle vasche di lavaggio degli scambiatori”, recando “molestia agli studenti e al personale dell’istituto Stanga che il 24 e il 26 novembre del 2009 si vedevano le aule invase da gas, tanto che tre dipendenti della scuola si sentivano male”.

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