Cronaca

La scure di Poste Italiane Via tre uffici in provincia: Cà de' Mari (Gadesco) Casalbellotto e Crema 3

Saranno 1155 gli uffici postali sparsi in tutta Italia  che chiuderanno i battenti. Lo prevede il piano di riorganizzazione che Poste Italiane ha inviato all’Agcom, allegando la lista delle strutture “anti-economiche”. Si tratta di 1156 sportelli da chiudere, altri 638 da razionalizzare riducendo l’orario e i giorni d’apertura. Un bel guaio per alcune comunità che si troveranno senza un servizio essenziale. Tre sono gli uffici postali in provincia di Cremona che chiuderanno i battenti definitivamente e per i quali la sorte è segnata: l’ufficio postale di Cà de’ Mari (Gadesco), l’ufficio postale di Casalbellotto (Casalmaggiore) , l’ufficio postale 3 in Crema città. Altre realtà, come il mantovano o il parmense, hanno subito tagli ancora maggiori alcuni dei quali ricadranno comunque anche sul casalasco. Infatti in provincia di Mantova chiuderanno servizi postali di confine, utilizzati anche dai casalaschi: quello di Breda Cisoni (Sabbioneta), di Bellaguarda (Viadana) e di Villa Pasquali (Sabbioneta). Sono le conseguenze di una lista elaborata solo sulla base dei costi/ricavi valutati caso per caso.  “Non li vogliamo chiudere – chiarisce Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane – Quel report è una lista che siamo obbligati a inviare ogni anno all’autorità di riferimento, cioè all’Agcom. Però sono sportelli effettivamente sotto i parametri di economicità, quindi per non tagliarli stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi“. L’idea, dunque, è questa. Visto che il volume del traffico postale continua a diminuire (-10 per cento nel 2011 rispetto al 2010), gli uffici devono riciclarsi. “Per esempio offrire al comune di occuparsi della cartografia digitale – spiega Sarmi al quotidiano La Repubblica – per un piccolo ente costerebbe circa 5 mila euro. Oppure aprire al cittadino una serie di servizi a pagamento, come il rilascio di certificati anagrafici o la possibilità di saldare il ticket sanitario”.
L’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, ha ribadito la necessità che ogni chiusura o razionalizzazione avvenga “in collaborazione con gli enti interessati”, e non unilateralmente. I sindacati del settore, Slp-Cisl e Slc-Cgil, promettono battaglia, anche perché sul tavolo della trattativa ci si sono anche 1763 esuberi nel settore “Recapito”.

Venerdì vertice a Milano del sindacato Cisl per capire quale mobilitazione si possa mettere in atto per fermare lo smantellamento dei servizi che potrebbe anche non fermarsi alla lista per Agcom. Il 18 ci sarà un serrato confronto per capire il destino degli uffici postali in Lombardia. Si temono altre brutte sorprese.

CISL: “ABBANDONO DEL TERRITORIO PUR IN PRESENZA DI UTILI”

Duro l’intervento della Cisl sulla riorganizzazione delle Poste in regione. “In Lombardia – si legge nel comunicato del sindacato – chiudono definitivamente 82 Uffici Postali nelle varie province, considerati non redditizi da Poste; ne vengono razionalizzati altri 50 oltre ai circa 150 già razionalizzati nei mesi scorsi (apertura solo 3 giorni alla settimana) privando le piccole comunità, già penalizzate e disagiate per tanti altri motivi, di un importante servizio per l’intera collettività. Altri 600 saranno chiusi anche per diverse giornate nel periodo luglio/agosto. Ma oltre a questi, diverse decine di Uffici Postali vengono quotidianamente chiusi, senza nessun preavviso alla cittadinanza, per mancanza di personale o semplicemente per far frequentare corsi di formazione al poco personale presente”.
“Ormai – prosegue la nota – l’obiettivo fisso dell’Amministratore Delegato di Poste è tagliare i costi fregandosene dei servizi di cui sarà privata la collettività. Infatti insieme agli uffici postali da chiudere e/o razionalizzare, sta per cominciare la riorganizzazione dei Servizi Postali e del Recapito che produrrà ulteriori tagli di posti di lavoro a breve (circa 500 in Lombardia) e circa mille entro l’anno. Dei cittadini, dei loro bisogni e dei posti di lavoro al management di Poste non interessa nulla”.
“La più grande azienda della Lombardia (oltre 21 mila dipendenti) – prosegue la Cisl – sembra stia abbandonando il presidio del territorio e la qualità del servizio pur in presenza di importanti utili di bilancio da 9 anni (846 milioni di euro nel 2011). E’ assurdo che nella difficile fase economica, congiunturale ed occupazionale un’azienda con forti utili di bilancio e che eroga importanti servizi di pubblica utilità, da una parte (Recapito e Logistica)  riduca gli organici del personale e dall’altra chiuda uffici postali e servizi per carenza negli organici. Il sindacato contrasterà questi progetti aziendali con tutte le iniziative ed ogni forma di lotta possibile in tutta la regione”.

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