Cure per influenza, ma era leucemia "Così ho rischiato di morire" Cinque medici finiscono a processo
Nel processo sui cinque medici di Casalmaggiore accusati di non aver diagnosticato una leucemia ha parlato il paziente, Vincenzo Funaro, 39 anni, napoletano residente a Casalmaggiore, che nel procedimento si è costituito parte civile.
IL RACCONTO DEL PAZIENTE: “MI HANNO CONSIGLIATO UN CONSULTO PSICHIATRICO PERCHE’ SECONDO LORO SOMATIZZAVO I SINTOMI”
“Il 17 dicembre del 2008 sono andato all’ospedale Oglio Po per un semplice controllo di routine, anche perché non stavo bene. Sentivo una stanchezza strana per un ex atleta come me”. L’uomo ha raccontato di aver fatto dei prelievi e di aver portato l’esito, che parlava di “cellule attivate”, a Luigia Faita, suo medico di base. “Mi ha detto che poteva essere un inizio di infezione, e di rifare gli esami più avanti”. Tra il 17 e il 23 dicembre, però, Funaro si era sentito male e il giorno dopo, vigilia di Natale, si era presentato al pronto soccorso con sintomi di “nausea e stanchezza”. “Gli esami hanno evidenziato un calo evidente di piastrine”, ha raccontato, “ma sono stato rassicurato e mandato a casa”. Il 39enne ha riferito di aver passato il Natale “come un cane” e a gennaio di essersi presentato dalla Faita per effettuare esami più completi. “Ero confuso, avevo formicolii e tremori alle gambe”. Il ritiro degli esami ematici e dell’emocromo, effettuati il 16 gennaio, avrebbero dovuto essere ritirati il 19. Nel frattempo Funaro stava sempre peggio. “Avevo petecchie lungo il collo. C’era un quadro di leucemia acuta in atto”. “Il 19 gennaio il risultato degli esami parlava della presenza di un 85% di cellule tumorali”, ha continuato, “e della necessità di una consulenza ematologica urgente”. L’uomo ha riferito di aver parlato con una dottoressa che gli aveva detto di aver avvertito il suo medico di base. “La Faita, però, non mi ha detto niente”, ha precisato in aula, raccontando di essere andato nel suo studio senza appuntamento e di aver aspettato tre ore e mezza per sentirsi dire che “la dottoressa non aveva ritenuto la questione urgente. Dopo aver letto gli esami mi ha detto che non era nulla di grave e su mia insistenza mi ha prescritto una consulenza ematologica, esame prenotato per il 23 gennaio”. Il 39enne ha anche riferito di essersi recato il 19 gennaio al pronto soccorso dell’Oglio Po e di essere stato visitato da Mantovani ed Outman. “Mi hanno diagnosticato una nevralgia post traumatica, consigliandomi un consulto psichiatrico perché secondo loro somatizzavo i sintomi”. Il 22 gennaio era stato di nuovo male ed era tornato in ospedale, questa volta visitato da Casanova, Mantovani (l’avevano visto entrambi a causa del cambio del turno) e dall’internista Bettinelli. “Mi hanno mandato a casa con una diagnosi di sindrome influenzale in corso”. Il 23 gennaio Funaro era stato sottoposto alla consulenza ematologica all’ospedale di Cremona. “Non era influenza, ma leucemia grave”, ha raccontato il paziente, che stava anche per diventare papà. “Sono stato ricoverato il 26 gennaio del 2009 per un primo ciclo di chemioterapie. Ne ho fatte 54. Ero distrutto da un punto di vista psicofisico”. A domanda dei difensori se Outman, nella visita del 19 gennaio, gli avesse consigliato di effettuare una necessaria indagine ematologica, Funaro ha risposto che l’aveva scritto, ma non gliene aveva parlato. Sempre su domanda delle difese, la parte civile ha confermato che i medici che lo avevano visitato il 22 erano a conoscenza del fatto che il giorno dopo si sarebbe dovuto sottoporre alla visita ematologica già programmata.
I MEDICI A PROCESSO E LE ACCUSE
Cinque i medici che sono finiti a processo davanti al giudice Francesco Sora con l’accusa di lesioni personali colpose nei confronti di un paziente affetto da leucemia acuta. Alla sbarra ci sono il medico di base Luigia Faita, di Casalmaggiore, assistita dagli avvocati Piergiuseppe Storti e Maria Delmiglio, e i medici dell’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore Mimo Mantovani, nato a Borgoforte e residente a Bozzolo, difeso dall’avvocato Gian Pietro Gennari, Pierluigi Bettinelli, di Rivarolo Mantovano, assistito dagli avvocati Valeria Bartoli e Agostino Magnani, e Federico Casanova, di Parma, difeso dall’avvocato Mario L’Insalata. La posizione di un altro medico dell’Oglio Po, Mahamat Outman, difeso dagli avvocati Dionigi e Beatrice Biancardi, è stata stralciata nel corso dell’udienza del 18 gennaio scorso. Secondo la procura, i medici, “in cooperazione colposa tra loro”, avrebbero cagionato al paziente, “affetto da leucemia mieloide, lesioni personali consistite nella protrazione della sua malattia per almeno un ulteriore mese, non diagnosticandola e non adottando terapie idonee”.
LE CURE PER INFLUENZA E L’INSORGENZA ACUTA DELLA VERA MALATTIA
In particolare la Faita è accusata di aver sottovalutato i sintomi che le erano stati segnalati dal paziente, “nonché gli esiti degli esami ematochimici che attestavano la presenza di blasti nel sangue”. In seguito all’”omissione diagnostico terapeutica faceva seguito quella degli altri imputati, tutti medici in servizio presso l’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore”, ospedale presso il quale il paziente si era recato più volte tra il dicembre del 2008 e il 22 gennaio del 2009, “periodo di insorgenza acuta della malattia”. Il paziente, Vincenzo Funaro, si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Maria Teresa Cavalca. All’uomo, in ospedale, avevano parlato di semplice sindrome influenzale in corso. Il giudice Francesco Sora, durante le questioni preliminari, ha dichiarato inammissibile la lista dei testi di parte civile perché troppo generica, ed ha già annunciato che disporrà una perizia medica. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 7 novembre.
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