Cronaca

"Giù le mani da palazzo Grasselli" Il Comune pronto alla vendita Eredi, Italia Nostra e Soprintendenza faranno le barricate

Non è possibile ricevere un gioiello in regalo e venderlo, tradendo gli stessi vincoli del lascito testamentario, specialmente se il gratificato è un ente pubblico. Sarebbe un tradimento . Così è apparso agli eredi Grasselli, all’Associazione Italia Nostra (di cui Giulio Grasselli fu fondatore) e probabilmente  anche alla Soprintendenza ai Beni Artistici di Mantova, l’idea del Comune di piazzare sul mercato per 5 milioni di euro il Palazzo Magio Grasselli di via 20 settembre, avuto in eredità “per la cittadinanza” dal Comune di Cremona. Eppure il Palazzo, su cui è stato ultimato un intervento restaurativo sui tetti pagato dal Comune, è stato inserito nel bilancio tra i beni da vendere per far quadrare i conti. E’ vero che nella scheda allegata al bilancio si parla di “soli fini programmatori” ma che l’Amministrazione Perri non sappia che farsene dello storico immobile è un dato sicuro. Addirittura la stessa scheda indica che, una volta venduto, il Palazzo potrà ospitare residenze, terziario, attività di artigianato di servizio, commercio al  dettaglio”. “Non significa di certo che palazzo Grasselli sarà venduto ma esiste questa possibilità”, ha detto in Commissione Bilancio l’assessore Roberto Nolli.

L’idea di vendere il Palazzo Grasselli (una splendida struttura Seicentesca) frulla da tempo nella testa dei nostri amministratori. Infatti, con una determina del segretario generale, l’amministrazione ha deciso qualche mese fa di conferire un incarico al notaio Giovanni Corioni (di Cremona) per l’interpretazione del testamento di Ippolito Grasselli. Il nodo era ovviamente quello della possibilità di vendita dello storico immobile di proprietà del Comune dal 2006, data in cui la famiglia Grasselli ha lasciato la sua residenza in eredità alla città. Ecco il principale passaggio sul quale il Comune ha chiesto un’interpretazione al notaio Corioni: “Intendo però che l’immobile, cessato l’usufrutto, sia in perpetuo destinato o per gli usi attuali con l’utilizzo di redditi per gli scopi istituzionali del legatario oppure a scopi di istruzione e che, in ambo i casi, non venga alterato il carattere monumentale e il decoro dell’edificio”.

Scrive dunque il segretario generale nella determina qualche mese fa: “Si rende necessario pertanto sottoporre agli eredi dei Signori Grasselli Giulio e Giancarlo un testo interpretativo del testamento finalizzato a verificare la portata delle clausole testamentarie ai fini della più corretta di disposizione del bene”.
Ricordiamo che la Soprintendenza tenne proprio a Palazzo Grasselli un convegno nel settembre 2010 dal quale uscì un documento che esaltava la bellezza del Palazzo sottolineando il mecenatismo del donatore alla città.

In effetti il Palazzo Magio Grasselli è uno dei palazzi più belli di Cremona. Di proprietà del Comune dal 2006, data in cui la famiglia Grasselli lascia la sua residenza in eredità alla città. Da allora, nessuna delle due amministrazioni che si sono succedute ha deciso quale utilizzo farne. Così, a distanza di cinque anni, il 90% del palazzo resta vuoto e inutilizzato e non si esclude nemmeno la possibilità di metterlo in vendita. Nel frattempo, al civico 37 di via XX settembre rimangono soltanto tre nuclei familiari, già inquilini al tempo dei fratelli Grasselli.

Scale esterne ed interne, saloni di rappresentanza e stanze che erano della servitù, doppie porte e grandi finestre sul cortile. L’edificio che risale al ’400, ma negli anni ha subito numerose modifiche, è un vero e proprio labirinto su due piani, a cui si aggiungono l’ammezzato per il personale di servizio e il sottotetto. Qui – ed è un vero e proprio gioiello – una stanza con un’ampia vetrata sul Duomo e sul Torrazzo. Sotto, le ampie cantine che ospitano ancora l’impianto di riscaldamento originale. Al di là del cortile, invece, le stalle e la serra immersa nel parco.
L’edificio di Palazzo Grasselli è ben conservato e le coperture sono state messe a posto. Ma nessun lavoro può essere fatto prima che ne venga decisa la destinazione d’uso. Architettura austera che attende di sapere quale sarà il suo destino.

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