Cento profughi dimenticati, cena multietnica alla Caritas
A pochi giorni dalla Giornata mondiale del Rifugiato, celebrata il 20 giugno scorso, la Caritas diocesana organizza per martedì 26 una cena multietnica alla Casa dell’Accoglienza di Cremona. La serata è stata organizzata per porre all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione dei 108 rifugiati ospiti della struttura caritativa, ancora in attesa, dopo oltre un anno, che lo Stato italiano riconoscano il loro status giuridico (leggi l’articolo). Si tratta di uomini, quasi tutti originari dell’Africa, fuggiti dalla Libia in fiamme, a causa della guerra che ha posto fine al regime di Gheddafi. La cena, aperta a tutti coloro che hanno cuore il destino di queste persone, avrà inizio alle 19, seguiranno poi alcuni filmati predisposti da Amnesty International – sede di Cremona – che offriranno uno spaccato della situazione dei rifugiati nel mondo. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, il 2011 sarà ricordato come l’anno della grande fuga: crisi, guerre e rivoluzioni infatti hanno fatto registrare un triste record di 800mila rifugiati, il numero più alto dal 2000.
I 108 ospiti di Caritas cremonese provengono da Nigeria, Ghana, Bangladesh, Etiopia, Niger, Sudan, Palestina, Pakistan, Togo, Liberia, Guinea Conakry, Senegal, Mali, Somalia, Mauritania, Camerum. Da diverso tempo si trovavano in Libia dove avevano trovato un impiego che gli permetteva una vita dignitosa; al momento dello scoppio della guerra civile, che ha portato alla fine del regime di Gheddafi, sono stati costretti a fuggire perchè considerati, dai miliziani ribelli, dei fiancheggiatori del rais deposto.
Appena giunti in Italia, tutti hanno fatto richiesto di asilo politico: purtroppo la maggioranza di loro ha avuto risposto negativa dallo Stato Italiano, per cui è stato promosso un ricorso e a tutt’oggi la magistratura non ha dato risposta. «Il tribunale civile di Milano – spiega don Maurizio Ghilardi, vicedirettore di Caritas cremonese – è oberato di lavoro: basti pensare che le pratiche da esaminare in Lombardia sono oltre 3.000. Per cui dopo oltre 12 mesi queste persone non sanno ancora la loro posizione di fronte alla legge».
Poiché dopo sei mesi di permanenza in Italia, una persona ha il diritto di trovarsi un lavoro, pur non avendo una posizione giuridica, i 108 rifugiati stanno cercando un impiego che li permetta di mantenersi: «Finora nessuno è riuscito a farsi assumere, così tutti continuano nella loro opera di volontariato nelle nostre strutture o presso l’Archivio di Stato. Alcuni continuano a frequentare i corsi di italiano e c’è chi, in pochi mesi, è riuscito a sostenere l’esame di terza media, ottenendo la licenza».
Attualmente i rifugiati sono ospitati presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona, presso la “Casa Don Bosco” di Casalmaggiore, nella comunità “La Zolla”, nella comunità “Santa Rosa”, nelle parrocchie di Motta Baluffi e Spino D’Adda, presso l’istituto “Germani” di Cingia de’ Botti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA