Aeroporto Migliaro, vizio di forma Salta l'assegnazione alla IFA di Milano
Sopra, un momento dell’esame dell’offerta
Non c’è stata nessuna assegnazione della gestione dell’aeroporto del Migliaro di via Bergamo. Nella mattina di venerdì 22 giugno all’apertura delle buste, in Provincia si è verificata la presenza di un vizio di forma nell’unica offerta pervenuta da parte della IFA srl di Milano per cui il responsabile del procedimento, l’ingegner Rossano Ghizzoni, e la dottoressa Belotti, segretario generale, hanno deciso di sospendere l’assegnazione. Lunedì la situazione verrà esaminata da una apposita commissione e si potrebbe procedere ad un nuovo bando di gara, probabilmente con gli stessi vincoli del precedente.
Che ci fosse qualche problema è stato chiaro fin da subito, quando nel bel mezzo dell’esame della documentazione i dirigenti dell’amministrazione provinciale hanno lasciato la sala. Ci è voluta più di mezz’ora di riunione a porte chiuse per venirne a capo, ma alla fine il responso è stato chiaro: “L‘offerta pervenuta non è ammissibile”. Parola dell’ing. Rossano Ghizzoni, dirigente del settore patrimonio e responsabile del procedimento di assegnazione della concessione aeroportuale del Migliaro. L’offerta in questione è quella di I.F.A. S.r.l. l’unica pervenuta entro il termine previsto. “I documenti presentano difetti formali e sono da considerarsi non aderenti a quanto richiesto dal bando – ha continuato la dott.ssa Rinalda Bellotti, dirigente del settore appalti – e la gara è quindi da considerarsi deserta.” Poiché la documentazione non è stata diffusa non è dato sapere quali siano i vizi di forma lamentati. Tuttavia i dirigenti hanno assicurato che l’amministrazione provinciale prenderà nuovi provvedimenti nei prossimi giorni. Plausibile la costituzione di un’apposita commissione visto che fino ad oggi, come conferma l’ing. Ghizzoni, “non esiste un organo preposto per la questione. Una volta accertata l‘aderenza della documentazione ai requisiti del bando, spetta a me decidere in base all‘offerta economica più alta”. Stiamo parlando però di una base d’asta di 417.000 euro per sei anni, rinnovabile dall’aggiudicatario per altrettanti: potenzialmente oltre 834.000 euro.
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