Cronaca

Catastrofe del commercio in città Altri negozi hanno abbassato le serrande Serve politica di rilancio Si salvano distributori, sale gioco e 'compro oro'

Continua l’abbandono del commercio in città. Accanto a pochi interventi coraggiosi come quello della famiglia Zeliani con Swarovski in via Solferino, si assiste al degrado di intere zone con l’abbandono di negozi anche di grandi dimensioni. Basta guardare il lato di piazza Roma verso la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, in pieno centro, dove si sono susseguite le chiusure: i mobili di Stile (mai rimpiazzato), lo splendido negozio di lampade e arredi su via Filodrammatici, i negozi chiusi sotto il palazzo Carulli, Extyn all’imbocco di corso Mazzini. Ed ancora il Blockbuster di largo Paolo Sarpi, le chiusure a raffica su via Manzoni (sei negozi sfitti) e poi il corso Vittorio Emanuele con sette vetrine spente tra le quali quelle del supermercato di fronte a via Ruggero Manna. E poi piazza Marconi, corso Pietro Vacchelli, via Buoso da Dovara. E’ la crisi? E’ il prezzo eccessivo degli affitti? E’ il centro di Cremona che non attira più? Tante domande tutte senza risposte. Manca sicuramente una politica seria di rilancio del centro città da parte dell’Amministrazione comunale. I negozi sfitti sono lasciati in maniera oscena, spesso vengono abbandonati arredi, scritte, il disordine in questi spazi è totale. Perché il Comune non interviene, ad esempio, ricorrendo al regolamento comunale che prevede il mantenimento del decoro in centro magari obbligando i proprietari a pulire e sistemare anche i negozi sfitti? Perchè non si ricorre all'”affitto sociale” per il rilancio dei piccoli negozi come già hanno fatto alcune amministrazioni locali? Il disastro delle chiusure, con tutte le conseguenze che abbiamo visto, è ormai palpabile in tutta la città e non ha eguali nelle città vicine: Piacenza, Parma, Brescia, Mantova o Pavia, pur vivendo la stessa crisi, non hanno situazioni simili. Nessuna città ha un disastro come in corso Garibaldi: 23 i negozi chiusi tra le chiese di S.Luca e S.Agata. E’ evidente l’agonia di questo tratto di strada centrale della città. Le uniche alternative sembrano essere i negozi di kebab, le “Camere caffè ” con distribuzione di bevande calde,  fresche e merendine (ormai sono quattro in pieno centro, probabilmente le uniche che riescono a pagare affitti stratosferici per una piccola città), le sale gioco, i “compro oro”. Ogni vetrina che si spegne è un pezzo di città che muore, lo si è detto tante volte. Per Cremona siamo all’emergenza. Chi se ne preoccupa?

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