Cronaca

Cremona, provincia del Punjab Cinquemila Sikh per la festa di primavera e per protestare contro la pena di morte

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Almeno cinquemila indiani sikh provenienti dalla nostra provincia e anche da quelle limitrofe (basso bresciano, Mantova e Piacenza) hanno marciato in città per la festa di primavera del “Vaisakhi”, che celebra la fondazione del sikhismo e di khalsa, cioè la comunità più ortodossa. Una festa colorata più che una processione, fatta di canti, preghiere, folclore e cibo. Il “Vaisakhi” è un giorno molto importante per la comunità. Nel Punjab cade con il primo raccolto del granoLa festa quest’anno aveva anche un tono di protesta: molti i cartelli della comunità sikh che protestavano contro la pena di morte e contro la volontà del governo indiano di sterminare i Sikh.  Una festa anche tecnologica con le telecamere della televisione sikh che ha sede in Inghilterra che hanno ripreso il corteo e i cui speaker hanno a lungo elogiato la capacità d’accoglienza dei cremonesi. D’altra parte qui conosciamo i Sikh come lavoratori delle nostre campagne, nelle stalle, nelle latterie e nell’industria. A Pessina Cremonese hanno costruito il tempio Sikh più grande d’Europa.

Il corteo è partito dal foro boario preceduto da alcune auto dei vigili urbani e della polizia. Davanti a tutti alcune auto infiorate a festa, poi la squadra dei pulitori delle strade. Infatti come segno di rispetto per il carro sul quale era posto il libro sacro dei sikh, il “Guru Granth Sahib”, la strada doveva essere perfettamente pulita e la gente camminare a piedi scalzi, in segno di ossequio verso la parola sacra. Così, dopo le auto infiorate, ecco il gruppo dei pulitori che armati di scopa, hanno pulito la carreggiata dal foro boario fino alla piazza Azzurri d’Italia. Poi le donne, scalze, a ripassare di nuovo la strada con scope e spazzoloni. Subito dietro loro l’autobotte dell’Aem che provvedeva a lavare la strada prima del passaggio del carro con il libro sacro. I sikh considerano questo libro la parola viva di dio e quindi danno ogni onore al loro libro sacro. Lo precedono i cinque khalsa (i cinque più fedeli) vestiti di fasce blu con le lunghe barbe e armati di scimitarra.

A turno, prima della partenza, gli indiani sikh s sono avvicinati al carro, gettando un fiore e facendo un’offerta in denaro per i bisogni della collettività.  Sul carro vicino al libro i vecchi saggi che hanno onorato il libro per tutto il tragitto, sventolando durante la lettura un piumino di peli animali e cantando gli inni sacri.Dietro ancora un camion con una orchestra sikh con tamburi di vario tipo e sitar, gli uomini che praticano le arti marziali e che fingono di battersi E poi tanta gente, quasi tutti scalzi: donne e bambini nei loro costumi tipici con veli coloratissimi, uomini tutti  con il turbante mentre i più giovani portano il fazzoletto bianco, il “patka.

Ma c’è un altro aspetto che ha incuriosito i cremonesi al passaggio del composto e variopinto corteo, il desiderio di coinvolgere anche i cremonesi con alcuni gesti. Infatti i sikh hanno tra i loro impegni, quello di far del bene aiutando gli altri, così alcuni addetti offrivano agli stupiti cremonesi bottigliette d’acqua, frutta di stagione (mele, banane e mandarini), succhi di mango, dolci o parte del loro cibo, tutto rigorosamente vegetariano.

Partito da via Mantova, il corteo è passato a porta Venezia, in via Tofane, via Gaspare Pedone, via Santa Maria in Betlem, via Cadore, via del Sale e quindi via Vecchia, via dei Classici e il piazzale Azzurri d’Italia. Sia durante tutto il percorso che anche al parco, i sikh hanno predisposto squadre di ragazzi che, sacchi dell’immondizia alla mano, non lasciavano traccia del passaggio.

SIKH, QUEI CALVINISTI  D’ORIENTE

La provincia di Cremona è da una decina d’anni, uno degli epicentri dell’immigrazione sikh in Italia, I sikh vengono impiegati in lavori agricoli e nella zootecnia con un buon tasso di integrazione sociale ed economica. I Sikh nella nostra provincia sono quasi cinquemila e rappresenta la culla della presenza indiana in Lombardia e in Italia. Da noi rappresentano il 20% degli stranieri. Nella nostra provincia sono presenti in ben 95 comuni su 115. Il flusso dei sikh è iniziato alla fine degli anni Ottanta e non si è mai arrestato. Molti hanno preso il posto dei “bergamini”, i vecchi mungitori. Ma i Sikh, terminata la prima fase migratoria, si sono organizzati: investono in borsa, acquistano case per affittarle poi ad altri connazionali, qualcuno ha iniziato a rilevare l’azienda dove lavora. Con una bella definizione, i sikh sono stati chiamati “i calvinisti dell’oriente” perché credono nel successo e nell’uomo che si fa da solo, Contemporaneamente sono però sono molto solidali e aiutano gli indigenti della loro comunità. Il censimento del 1990 aveva contato sedici sikh in tutta la nostra provincia. Oggi sono quasi cinquemila. L’età media è di 32 anni. Quella sikh è una emigrazione completa di famiglie, non di singoli. Nella regione del Punjab vivono ancora, nonostante le migrazioni, 19 milioni di Sikh, una minoranza se si pensa che la comunità sikh rappresenta solo il 2% della popolazione dell’India.

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