Lettere

Rimborsi elettorali, che sia la volta buona per buttare a mare questi pagliacci?

da Gualtiero Nicolini

Caro direttore,
nei giorni scorsi dopo aver letto che alcuni amministratori dei grandi partiti politici avevano dichiarato di non poter rinunciare ai “rimborsi” elettorali perché altrimenti avrebbero “dovuto chiudere bottega” e che avevano già speso in anticipo quei soldi scrivevo sulla mia pagina Fb  “Ho sempre pensato che votare fosse non solo un diritto ma anche un dovere civico. Ora grazie a questa “gentaglia” ho deciso che non andrò più a votare.

Ho ricevuto moltissime adesioni anche da sconosciuti e l’interessante consiglio di ritirare la scheda farla vidimare e poi dichiarare che non avrei votato per evitare il rimborso ai partiti pretendendo che la mia dichiarazione  fosse messa a verbale. Ci penserò perché potrebbe essere una soluzione alternativa ma per la verità sono anche tentato…di votare Grillo e…non da oggi.

Mi ricordo di una lettera che inviai a “Cronaca” tre anni fa e forse più e che fu pubblicata in prima pagina; parlavo di un fatto vero accaduto alla stazione di Pisa da dove doveva partire la Freccia della Versilia, il treno “veloce” che raggiunge Cremona. Poiché eravamo in grosso ritardo mi rivolsi al macchinista e a un controllore visto che io ero sul primo vagone e loro erano sul marciapiede che chiacchieravano per chiedere gentilmente i motivi di quel ritardo. Mi risposero candidamente che erano bloccati perché c’era un passaggio a livello che doveva stare aperto in attesa di un ministro che doveva passare e che quindi non si poteva partire.

Riferii sconcertato la motivazione della sosta prolungata agli altri compagni di viaggio (alcuni dei quali stavano perdendo coincidenze e qualcuno addirittura l’aereo) commentando “Ci vorrebbe davvero Grillo“. Ebbene rimasi ancora più  sconcertato del fatto che nel giro di pochissimo la notizia non solo si diffuse su tutto il treno ma che qualcuno si mise a gridare “Grillo Grillo Grillo!!!” seguito subito da tanti altri su tutto il treno molti affacciati al finestrino e anche molto arrabbiati cui seguirono l’esempio anche altri sulle banchine vicine. Chissà perché dopo pochi minuti il semaforo diventò improvvisamente verde?

“Fosse che fosse” come diceva qualcuno che anche in questo caso sia “la vorta bbona”  e  la soluzione per buttare a mare questi pagliacci che non intendono assolutamente cambiare?

 

Gualtiero Nicolini

 

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