Lettere

L'Associazione industriale ha fatto proposte e progetti Le Istituzioni si impegnino

da Angelo Zanibelli

Caro Direttore,

il convegno dell’Associazione Industriali ha posto un interrogativo purtroppo serio e drammatico: è un qualche cosa che va al di là della crisi, della recessione in atto, del calo dei consumi, ma si chiede in maniera strutturale e di prospettiva se questo Paese vuole avere un sistema industriale. Una volontà che deve interessare tutte le parti, quella politica, le amministrazioni locali, ma anche la società civile e la collettività, perché, come giustamente si diceva nel convegno, ci si accorge che un’azienda manca e cosa significa questo in drammi sociali, solo quando chiude o ristruttura.

La disanima è stata fatta chiara e non vale ripeterla, dalle tasse le più alte del mondo, dai costi dell’ energia, dai costi del lavoro, dalla burocrazia che è un vero freno a fare impresa, tutte cose che fanno mancare quella competitività e quella attrattività che inducono ad investire, sia per le aziende nazionali, sia per gli investitori esteri nel nostro Paese.

Certamente Monti e Passera ai fini di rilanciare lo sviluppo, non possono in poco tempo fare quello che per oltre 20 anni dei recenti governi, (gli ultimi gestiti da un imprenditore!) hanno totalmente ignorato una politica industriale. Sicuramente vanno individuati alcuni assi strategici che possono rappresentare i motori di sviluppo, ma soprattutto va deburocratizzato, va snellite le procedure, vanno incentivate chi fa ricerca, chi investe nell’impresa e non nel reddito, chi offre posti di lavoro. Non dimentichiamo che, anche se non ce ne rendiamo conto, perchè sui giornali compaiono le ristrutturazioni, le delocalizzazioni all’estero, l’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa, ed il quinto nel mondo, con un potenziale enorme che non può essere disperso.

Ma al di là dei necessari interventi statali di politica industriale, ritengo che molto si possa fare anche localmente, con una volontà politica di favorire l’attrazione per nuove imprese, in un progetto che abbia uno sbocco, un futuro e che dica, non come pannicello caldo per superare qualche momento di crisi, che Cremona con le sue eccellenze nel manifatturiero, nell’agricoltura, nei servizi, vuole mantenere una vocazione di impresa.

L’ associazione Industriali ha fatto delle proposte e dei progetti, sull’utilizzo di Tencara, che possono anche essere rivisti, integrati, meglio finalizzati, ma sui quali serve un impegno comune delle Istituzioni.

Vale in primo luogo per la Provincia, che non ha solo il problema dell’ acqua da affidare ai privati, ma anche del Comune di Cremona, che in progetto di lungo respiro, deve assumersi il ruolo di Capoluogo del territorio, uscendo dagli schemi dei confini della città:

Occorre uscire dalla dispersione di ciascuno che fa il suo piano di area industriale, perché la cosa importante è favorire la rete, mettere insieme aziende che, pur con le dovute eccellenze sono piccole e sole per affrontare una competività globlale, occorre sul territorio, con gli imprenditori, gli operatori economici, ma anche la società civile che non può altro che essere alleata a una ripresa dell’occupazione e del lavoro.

Gli strumenti non sono quelli risolutivi, ma una defiscalizzazione su chi insedia, l’abolizione di oneri di urbanizzazione, detrazioni su Irap, Imu, di competenza locale per chi assume giovani e donne, uno sportello unico che funziona veramente e facilita l’espletamento di tutte le pratiche, forme da studiare che non devono finanziare l’impresa, perchè è dell’ impresa investire, ma devono favorire l’essere nel nostro territorio anziche in Serbia o Romania.

Come Istituzioni locali, rendiamoci conto che oggi siamo soffocati, e lo saremo sempre di più dai costi sociali, in parte sicuramente dovuti agli anziani, ai non autosufficienti, alle situazioni di estrema povertà, ma quelli che stanno crescendo sono quelli dei cassaintegrati, dei senza lavoro, dei giovani che non possono neanche più fare i “bamboccioni”: l’unica soluzione per uscire da qui è dare lavoro, e su questo credo le Istituzioni non possano tirarsi indietro, guardando, ma senza agire in maniera proattiva, e soprattutto con una visione che va al di là del fine mandato.

 

Angelo Zanibelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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