Cronaca

Dai lavoratori della Tamoil agli ex delle Poste, la situazione 'esodati' sul territorio cremonese

Ci sono per esempio i lavoratori della Tamoil in cassa integrazione che poi passeranno in mobilità secondo i vecchi requisiti pensionistici e che rischierebbero di rimanere in un limbo assurdo. Oppure gli esodati cremonesi delle Poste che hanno accettato di essere lasciati a casa con un incentivo in attesa di percepire la pensione tra un anno o due e ora (la maggior parte di loro ha circa 60 anni di età) si troverebbero a dover aspettare anche quattro o cinque anni prima di percepire l’assegno previdenziale. O ancora i cremonesi che già pagano i contributi volontari e non sanno fino a quando.
Stime territoriali dei cosiddetti esodati o dei ‘futuri esodati’ o dei lavoratori “ingabbiati” dalla riforma sulle pensioni non ci sono. L’unico dato (contestato) è quello nazionale del Ministro Fornero: 65 mila in tutto il Paese. Più del doppio, secondo i sindacati. I patronati cremonesi stanno seguendo svariati casi. «Ci sono persone – racconta Francesco Zilioli del Patronato Inca Cgil – che non arrivano a maturare i nuovi requisiti della pensione nel periodo di mobilità e dunque per loro si prospetta un’attesa anche di 4 o 5 anni prima di percepire l’assegno previdenziale. Oppure ci sono decine e decine di lavoratori che avevano già pianificato la propria fuoriuscita dal mercato del lavoro e che con la circolare dell’Inps di metà marzo contenente le prime indicazioni operative sulla riforma Monti-Fornero ricevono altre ‘picconate’».
«Impossibile dare dei numeri certi – dice Massimo Sarzi Sartori del Patronato Inas Cisl -. L’Inps viene a conoscenza dei vari casi quando questi lavoratori vanno in mobilità, dunque non sono conteggiati quelli ci andranno tra uno o due anni. Il problema non è solo immediato».
«Se un lavoratore secondo accordi sarebbe dovuto andare in pensione con 41 anni di contributi – prosegue Zilioli – e invece con la riforma ci può andare solo con 42 e un tot di mesi, come fa a vivere in quel periodo di tempo? Non ha uno stipendio, non ha ammortizzatori, non ha la pensione. Il fatto è che si sono cambiate le regole mentre ancora si giocava la partita. Occorreva una riforma graduale».
«Capita – conclude Sarzi Sartori – che aziende cremonesi propongano ai propri lavoratori di andare in mobilità e poi in pensione con le vecchie regole alla luce dei cosiddetti ‘esonerati’. Ecco, noi non sappiamo cosa consigliare loro. Ci sarà un limite agli esonerati? Quello che c’è in questo momento è una grande confusione a cui il Governo deve metter mano al più presto».
«Stiamo assistendo – è il commento finale di Francesco Zilioli – ad un accanimento particolare sulle donne, e sui lavoratori più colpiti dalla riforma, quelli cioè che sono rimasti senza lavoro e senza pensione, che attendono ancora di sapere dal governo se potranno accedere ad un diritto o dovranno partecipare ad una lotteria».

 

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