CasaPound: "No a svendita del centro"
Striscione di CasaPound appeso nella notte sul cavalcavia di via Eridano contro la “svendita del centro storico”. “Il centro storico non si svende”, questa la frase comparsa a poca distanza da un centro commerciale e a qualche centinaio di metri dall’area ex Scac, dove un piano di riqualificazione prevede la realizzazione di un altro, grande, insediamento. “Creare l’ennesima area commerciale di diecimila metri quadrati sarebbe un ulteriore colpo al commercio del centro storico – afferma Gianluca Galli, responsabile provinciale di CasaPound Italia – settore già pesantemente afflitto dalle nuove aliquote fiscali introdotte dal governo dei banchieri. I danni provocati alle piccole attività commerciali si estenderebbero anche alla socialità, ‘favorendo’ lo spostamento dei luoghi di aggregazione verso la periferia consumistica”.
“Stiamo sviluppando una proposta di legge che ha come principio ispiratore la volontà di armonizzare lo sviluppo del commercio, soddisfando le esigenze dei cittadini e tutelando il lavoro e le competenze dei negozianti. Proprio per tutelare il commercio nelle zone centrali – prosegue Galli – il rilascio delle autorizzazioni dovrà essere valutato sulla base di criteri quantitativi dal rapporto tra metri quadrati e popolazione (un’area commerciale di 10.000 m/q ogni 25.000 abitanti). Inoltre vogliamo creare un ‘sistema di controllo’, dando una maggiore possibilità di intervento (e di veto) alle associazioni rappresentative del commercio e dei comitati cittadini, che, in una visione inclusiva della cittadinanza ed essendo le ‘categorie’ coinvolte maggiormente nelle scelte da intraprendere, sono i soggetti più indicati ad esprimersi in materia, al fine di evitare eventuali abusi, permettendo, in aggiunta, di limitare l’espansione degli insediamenti commerciali già esistenti nel nostro territorio”.
“Non ci basta che il Comune reinvesta gli oneri di urbanizzazione ricavati dalla vendita dell’area periferica – conclude il responsabile provinciale di Cpi – per mettere delle ‘pezze’ nelle logore arterie principali del commercio cittadino. Ripavimentare marciapiedi, creare parcheggi a pagamento, migliorare la segnaletica e l’illuminazione, non forniscono un aiuto concreto ai commercianti in difficoltà. Questo ‘lifting urbano’ sarebbe un contentino inutile, soprattutto se il nostro centro storico (e la rete di attività commerciali legata ad esso) migrasse nelle periferie urbane. Per questo ci metteremo in contatto al più presto con le associazioni di categoria al fine di illustrare la nostra proposta di Legge. Per la tutela della nostra città ed il commercio che dà vita ad essa”.
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